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Salute

Ausl, Chirurgia da sveglio: la nuova frontiera della Neurochirurgia del Bufalini

Con l’introduzione di questa nuova tecnica chirurgica l’Unità Operativa di Neurochirurgia segna un ulteriore traguardo nel trattamento e nella cura dei tumorali cerebrali

Operazioni al cervello a paziente sveglio. Dopo aver concluso un 2017 da record per numero di interventi effettuati (1.435 all’Ospedale di Cesena e 150 all’Ospedale di Cattolica), l’Unità Operativa di Neurochirurgia del Bufalini, diretta dal dottor Luigino Tosatto, ha recentemente introdotto una importante novità: la neurochirurgia con paziente sveglio (Awake Surgery). E’ la tecnica più avanzata per intervenire sui tumori cerebrali in aree eloquenti, in quanto consente di asportare il massimo possibile di lesione, salvaguardando al contempo alcune aree specifiche del cervello che regolano il linguaggio, il movimento e altre funzioni cognitive superiori.

“La chirurgia a paziente sveglio, in uso in pochi centri in Italia – spiega il dottor Tosatto – è una tecnica indicata soprattutto per interventi chirurgici di asportazione di gliomi di bassa e media gravità e viene utilizzata per rimuovere i tumori localizzati vicino alle aree del linguaggio.  E’ una modalità operativa di alta  complessità,  in quanto richiede una stretta collaborazione e una forte integrazione multidisciplinare tra diversi professionisti di elevata competenza, oltre a una lunga formazione sul campo. Sia prima che durante l’intervento vengono coinvolti neurochirurghi, neuropsicologi, anestesisti, neurofisiologi neuroradiologi, neurologi, anatomo patologi, personale infermieristico e tecnico”.

Nel corso dell’intervento il paziente è vigile e risponde a una serie di test prestabiliti che gli vengono posti  dal neuropsicologo per monitorare che durante l'asportazione del tumore restino intatte le capacità di linguaggio e di movimento. “ Il paziente – precisa il dottor Tosatto - aiuta a guidare la mano del neurochirurgo che, supportato anche da sistemi di neuronavigazione, può localizzare e asportare nel modo più completo e preciso possibile la massa neoplastica, senza danneggiare le zone del cervello che regolano le funzioni del linguaggio. La difficoltà maggiore consiste nell’arrivare al massimo dell’asportazione della lesione pur conservando il più possibile le funzioni. Ciò impatta notevolmente  sulla qualità della vita del paziente e sul decorso della malattia. Non tutti i pazienti tuttavia possono essere sottoposti a questo tipo di intervento, non solo per la tipologia di tumore di cui sono affetti, ma anche per i tempi piuttosto lunghi di preparazione all’intervento, anche per accertare  che il paziente sia in grado di gestire lo stato di ansia e paura durante la procedura”.

Con l’introduzione di questa nuova tecnica chirurgica l’Unità Operativa di Neurochirurgia  segna un ulteriore traguardo nel trattamento e nella cura dei tumorali cerebrali. Nell’anno 2017 il reparto cesenate ha raggiunto un record di  interventi chirurgici, registrando un aumento dell’attività chirurgica, soprattutto per quanto riguarda il trattamento delle patologie neuroncologiche, con indicatori di esito, riportati nel Piano Nazionale Esiti (Pne) tra i migliori sul territorio Nazionale.

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