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Regionali, la Lega ai Popolari per Cesena: "Non hanno carte in regola per criticare"

"Soprattutto a fronte delle loro giravolte politiche da una coalizione alla coalizione opposta, che hanno lasciato un segno indelebile"

“I Popolari per Cesena non hanno le carte in regola per bacchettare chicchessia". Lo affermano in una nota i consiglieri del gruppo della Lega in Consiglio comunale, replicando al portavoce dei Popolari per Cesena.

"Soprattutto - proseguono - a fronte delle loro giravolte politiche da una coalizione alla coalizione opposta, che hanno lasciato un segno indelebile. Ci sono, infatti, temi molto sentiti dai cattolici o, almeno, da una gran parte di essi su cui i Popolari hanno prudentemente steso un velo di imbarazzante silenzio per conformarsi alle politiche dei loro alleati PD. Uno per tutti l’irrisolta questione delle interruzioni volontarie di gravidanza e della legge 194, mai applicata in coerenza con i suoi principi. C’è infatti la piaga della ‘pillola del giorno dopo’ gratuita, considerata dai giovani come un’aspirina, mentre, al contrario, procura un aborto inconsapevolmente indotto (vedi pronuncia dell’Istituto superiore di sanità). C’è poi quella sorta di discriminazione strisciante per i medici obiettori considerati alla stregua di fondamentalisti. Questa è la cultura che passa il convento PD, ma non abbiamo udito alcuna protesta da parte dei Popolari. Eppure anche la Chiesa continua giustamente a tuonare contro l’aborto, che non può essere rappresentato come un diritto. Esattamente l’opposto di quello che pensano i cosiddetti progressisti. E parliamo di famiglia".

"Al centro delle politiche dem - spiegano i leghisti - non c’è un sostegno a 360 gradi alla famiglia tradizionale, quella presente in Costituzione e che noi consideriamo il nucleo fondante della società. Quella famiglia che dem e progressisti ritengono istituzione da medioevo, come ebbero a farneticare in occasione del Congresso mondiale delle Famiglie di Verona. Né c’è sostegno vero alla natalità. Le iniziative rivolte ai nidi e agli asili, usate strumentalmente in campagna elettorale, non servono a promuovere nascite e famiglia, puntano semmai a privare i genitori della libera scelta nell’educazione dei figli. C’è dunque un modello culturale, e non solo la crisi economica, che deprime la formazione di nuove famiglie e le nascite. Ed è lo stesso modello culturale che promuove le teorie gender nelle scuole, che vuol mettere il bavaglio alla libertà di espressione con la legge regionale sulla ‘omotransnegatività’. Non ci sembra che i Popolari abbiano fatto le barricate su questi temi, come chi si professa cattolico avrebbe dovuto fare. Con che diritto, quindi, Francesco Biguzzi oggi critica chi non si è piegato a questa deriva? Che ne sa delle politiche della Lega e delle capacità amministrative della candidata Lucia Borgonzoni, quando a parlare è il pregiudizio ideologico? Sembra infatti che i Popolari pro Bonaccini non abbiano idee molto chiare sulla situazione della regione. Ripetono come un disco rotto la propaganda PD. Da buoni cattolici dovrebbero invece usare il libero arbitrio, uno dei lasciti più importanti della civiltà giudaico-cristiana. L’Emilia-Romagna sta reggendo grazie soprattutto alla sua classe imprenditoriale, alla laboriosità dei suoi abitanti e ai residui lasciti delle amministrazioni del passato. Ma sta facendo anche grandi passi indietro".

"Altri cinque anni di impasse, - proseguono i consiglieri - come i precedenti a guida Bonaccini, risulterebbero fatali. Dal lavoro alla sicurezza, dalle infrastrutture all’agricoltura, dalla burocrazia all’ambiente, dalla montagna al welfare e alla sanità: i segnali di crisi sono generalizzati. Non volerli vedere è irresponsabile, sottostimarli colpevole. E se nei cinque anni passati non è stato fatto nulla per invertire questa tendenza, crediamo che molto difficilmente la classe politica Dem e i portatori d’acqua alleati potranno rimediare. Quindi ben venga il cambiamento. L’alternanza è il sale della democrazia. Non capirlo non è certamente un merito”.

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