Il prossimo 12 ottobre si porterà a compimento il primo passaggio dell'ennesima pseudo-riforma italiana che annulla le rappresentanze politiche e territoriali. E' il mantra con cui si promette l'uscita dalla crisi. A mio modo di vedere è invece l'esatto contrario: l'abbassamento dei livelli di democrazia e quindi di livelli di discussione e elaborazione riusciranno solamente a consolidare i limiti congeniti che nel nostro paese hanno aggravato gli effetti della crisi internazionale.

Nel caso delle provincie in particolare le assurdità della legge mostrano con tutta evidenza il distacco abissale tra la rappresentanza popolare e i livelli decisionali. Nella nostra provincia ad esempio si andrà a votare (liste compilate nelle Segreterie dei Partiti) un consiglio con un meccanismo che prevede addirittura il voto ponderato, ovvero più pesante per i sindaci e i consiglieri dei comuni più grandi. La naturale conseguenza di ciò è che un cittadino di un comune piccolo conta meno di un cittadino di Forlì per esempio. Il nuovo consiglio inoltre avrà ancora tutte le competenze e poteri in termini di pianificazione e programmazione di quelli che storicamente in oltre 60 anni di storia democratica delle provincie erano stati eletti direttamente dai cittadini; un consiglio che difficilmente potrà rispondere ai cittadini per le proprie scelte e che soprattutto non avrà il contrappeso delle funzioni di controllo esercitato storicamente dalle opposizioni.

E' stata colta l'occasione per togliere uno dei pochi diritti dei cittadini: il voto. Per questi motivi non parteciperò al simulacro di queste elezioni.

Giovanni Rodero, Forza Italia Savigfnano