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Ospedale, Pompignoli (Lega): "Smantellato il servizio infermieristico di anestesia"

"La nuova organizzazione - spiega il consigliere - dovrebbe, al contrario, prevedere un'articolazione del Servizio anestesia in diversi gruppi"

“L’attività trentennale che ha portato il Servizio anestesia dell’ex Ausl di Cesena a essere un fiore all’occhiello della sanità romagnola sembra sia messa a rischio dall’attuazione di un nuovo modello organizzativo che non terrebbe conto della lunga esperienza maturata sia nell’ambito delle competenze anestesiologiche e rianimatorie, sia nell’ambito dell’assistenza e, in particolare, della sicurezza dei pazienti in sala operatoria e nelle sale diagnostiche". Lo afferma il consigliere regionale della Lega Nord Massimiliano Pompignoli in un’interrogazione rivolta alla Giunta regionale, facendo riferimento “al personale infermieristico specializzato per questo tipo di attività, la cui formazione rappresenta un indispensabile impegno per la sanità pubblica”.

Il consigliere sottolinea che "la creazione di questo gruppo di professionisti in grado di intervenire in diverse aree critiche e di collaborare con i medici anestesisti nei casi di maggiore complessità rappresenta un indispensabile bagaglio di know-how per l’ospedale Bufalini”, dove negli anni si sarebbe formato “un servizio di anestesia con caratteristiche di trasversalità che, oltre a produrre professionisti preparati nei diversi blocchi chirurgici, rappresentava anche l’unico gruppo di personale infermieristico in grado di spostarsi da un Blocco operatorio all’altro o nelle sale diagnostiche in caso di urgenze contemporanee”, non programmate, “come spesso accade nel nosocomio cesenate”, dove “sono indirizzati i traumi maggiori, in quanto Trauma center”.

“La nuova organizzazione - spiega il consigliere - dovrebbe, al contrario, prevedere un’articolazione del Servizio anestesia in diversi gruppi, con una ovvia perdita di capacità di adattarsi a funzioni di trasversalità e quindi minor adattabilità a intervenire in caso di situazioni di emergenza/urgenza non programmabili e una minore possibilità di formazione continua, soprattutto nell’ambito degli interventi a più ampia complessità.  Pare evidente- aggiunge- che se il personale infermieristico sarà formato nei diversi blocchi operatori, come sembra prevedere il nuovo modello organizzativo, interrompendo quel sistema operativo e organizzativo che voleva questi indispensabili professionisti capaci di attivarsi in attività polispecialistiche e trasversali, potrebbero crearsi situazioni di crisi e di grandi difficoltà, anche motivazionali, oltre che maggiori costi al contrario di quello che il nuovo progetto, sulla carta, si prefigge”.

Pompignoli chiede "i motivi che stanno a monte della decisione di smantellare l’organizzazione del Servizio di anestesia” e vuole sapere "se corrisponda al vero che il progetto di riorganizzazione, presentato con l’obiettivo del risparmio, necessiterà al contrario di maggiori risorse umane e quindi di maggiori esborsi". Il consigliere domanda quindi "quali siano i veri obiettivi del progetto di riorganizzazione e se sia vero che un’organizzazione non adeguata alle esigenze di professionalità e flessibilità del personale e che non rispetta adeguati periodi di riposo per mancanza di personale alternativo possa determinare pesanti ricadute sulla sicurezza dei pazienti".

L’esponente della Lega vuole inoltre sapere "se corrisponda al vero, secondo segnalazioni giunte da più parti, che in tempi recenti, all’ospedale Bufalini, sarebbero ‘saltate’ diverse sedute operatorie, in particolare nel Blocco della neurochirurgia, per la mancanza di personale infermieristico adeguato e che comunque sarebbe in atto una riduzione programmata dell’attività chirurgica". Di qui, l’invito del consigliere "a valutare il mantenimento di un’organizzazione già sperimentata positivamente, visto che potrebbe esserci il rischio di destabilizzare e demotivare il personale e quindi di mettere in moto un turn over molto accelerato di personale infermieristico già formato, con la conseguenza di una cronica carenza di infermieri con questa alta professionalità e di un sovraccarico di lavoro del personale che rimane in servizio”.

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