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Fusione Savignano-San Mauro, via libera dell'Assemblea legislativa al referendum

Via libera della Regione al referendum consultativo per la fusione dei Comuni di Savignano sul Rubicone e San Mauro Pascoli. "Le fusioni rappresentano una speranza per le nostre comunità martoriate dalla crisi, sono una chance per dare risposte ai cittadini", sottolinea Simonetta Saliera

Via libera della Regione al referendum consultativo per la fusione dei Comuni di Savignano sul Rubicone e San Mauro Pascoli. “Le fusioni rappresentano una speranza per le nostre comunità martoriate dalla crisi, sono una chance per dare risposte ai cittadini - sottolinea Simonetta Saliera, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna - che chiedono investimenti, lavoro e servizi: è la via per rafforzare le nostre comunità, avere una seria alternativa al declino e poter fare di più con meno risorse”.

Il nuovo Comune unico del Rubicone conterebbe quasi 30 mila abitanti e nei primi 15 anni di vita riceverebbe contributi straordinari statali e regionali pari a 15 milioni di euro. I benefici di cui potrebbe godere riguardano, inoltre, l’esenzione dai vincoli del patto di stabilità per i primi due anni di vita, un maggiore risparmio nei costi di gestione e, in sostanza, un’aumentata attrattività del territorio per gli investimenti privati.

"Il nuovo comune potrà nascere il primo gennaio 2014 e potrà contare su finanziamenti statali per circa una decina di milioni di euro, oltre a quelli regionali - afferma il consigliere regionale, Thomas Casadei -. 450 mila euro all'anno per il primo decennio e 135 mila per ulteriori 5 anni. La legge approvata prevede inoltre un contributo straordinario regionale di 150 mila euro all'anno per i primi tre anni. La fusione farà quindi arrivare al nuovo comune un totale di 15 milioni di euro in 15 anni: i primi anni i finanziamenti saranno più corposi, e poi decresceranno via via".

"Prima dell'approvazione regionale del nuovo comune verrà indetto un referendum consultivo tra le popolazioni dei comuni interessati. Auspico fortemente che il risultato del referendum sia positivo e che l'ampia maggioranza dei cittadini si esprima per il si alla fusione - aggiunge l'esponente del Pd -. Si tratterebbe di un importante segnale, che sarebbe da esempio per altri territori e darebbe ulteriore impulso anche agli altri processi di fusione che stanno maturando nella nostra regione". 

IL DIBATTITO IN AULA

La fusione fra Savignano e San Mauro Pascoli è un’idea calata dall’alto, e stimolata con cospicui finanziamenti statali e regionali: ha definito così l’oggetto in discussione Mauro Manfredini (Lega nord), e la prima preoccupazione del suo gruppo è che non si intenda rispettare la volontà popolare, se questa non confermasse le intenzioni politiche. Occorre, invece, prevedere la mancata fusione se la maggioranza degli elettori di un Comune si esprimerà per il "no".

Per Luca Bartolini (Popolo della libertà), le fusioni fra Comuni dovrebbero avvenire con l’obiettivo del taglio dei costi, ma se fra qualche anno si verificasse che l’obiettivo non viene raggiunto, non si potrebbe tornare indietro. Dopo la vicenda della Valsamoggia, appare evidente che la legge regionale 24/1996 non offre garanzie sull’interpretazione del voto popolare; dunque, occorre cautela: non si possono coinvolgere nelle fusioni quei Comuni in cui a maggioranza i cittadini dicono di no. Quelle non sono altro che annessioni del Comune più grande sul Comune più piccolo.

A favore del referendum, definito come una scelta doverosa, e della proposta di fusione, si è espressa Monica Donini (Federazione della Sinistra). Assurdo accusare questa Regione di centralismo, ha sottolineato: nel territorio del Rubicone è da più di quindici anni che si pone il tema della fusione fra i Comuni, ed è semmai deludente che Gatteo Mare si sia sottratto a questa prospettiva. Tutti dicono di voler migliorare l’organizzazione delle autonomie locali, e garantire i servizi sociali. Quello del Rubicone è un territorio omogeneo e già molto integrato. E la fusione appare molto più democratica rispetto all’Unione dei Comuni, per come si è finora sperimentata.

Lega e Pdl sfuggono dalle loro responsabilità, non vogliono esprimersi sulla sfida al cambiamento lanciata da queste due comunità: l’ha detto Damiano Zoffoli (Partito democratico), invitando le opposizioni a dire chiaramente se condividono o meno la fusione fra i due Comuni. Certo non si tratta di una scelta improvvisata, semmai tardiva, se ne discute da tanti anni e in futuro andrà recuperato anche Gatteo Mare. La fusione è la strada giusta, senza alternative, per avviare un salto di qualità nello sviluppo di quelle comunità.

Il riordino istituzionale e le unioni dei Comuni fanno parte del programma di governo del centro-sinistra di questa Regione, ha affermato Marco Monari (Pd), e ogni volta l’Assemblea legislativa ne discute dopo il pronunciamento dei Consigli comunali. C’è una generale crisi della rappresentanza, non solo di quella politica e istituzionale, perciò vanno sostenuti processi di coinvolgimento diretto dei cittadini; a questo scopo, occorre usare anche la legge regionale sulla partecipazione. Non si può parlare di macro-regione del Nord e tentare speculazioni politiciste per impedire la fusione di Comuni. Questa Assemblea, ha concluso, non deve decidere per altri, ma aiutare l’autodeterminazione dei territori.

Lo sforzo di tutti noi – ha sottolineato Silvia Noè (Udc) - deve essere quello di evitare che quello intrapreso diventi un percorso irreversibile e che la volontà di un singolo Comune possa non pesare nell’esito referendario. L’auspicio è quindi quello di cercare una formula che sia più rispettosa della singola volontà dei Comuni e dei cittadini coinvolti e che, di conseguenza, la consultazione referendaria possa avvenire, come consente la normativa, prima del passaggio della deliberazione in Consiglio comunale. In caso contrario - ha ribadito - ci potremmo trovare di fronte non a un processo di fusione, ma, di fatto, a una annessione mascherata da fusione.

Dubbi sulla “perfettibilità” del pacchetto legislativo sul riordino territoriale, che governa i processi di fusione sono stati espressi da Galeazzo Bignami (Pdl), che ha ribadito come il meccanismo referendario sia tale per cui ci sarebbe un elevato rischio di passare da un processo di fusione a uno di annessione. E’ poi opportuno ponderare meglio il peso elettorale dei Comuni, così come non può essere il solo contenimento della spesa la “stella polare” degli studi di fattibilità, a cui manca, al contrario, la disamina puntuale dei reali benefici dell’eventuale fusione. No, quindi, di Bignami a fusioni “al buio”, con risparmi economici solo teorici ed il rischio concreto di future dilatazioni della spesa pubblica.

Il Pdl, ha ribadito Marco Lombardi, non è contrario aprioristicamente ai processi di fusione, ma non può sorvolare sul fatto che si tratta di processi difficili, che trovano resistenze a livello locale, dove spesso passa la notizia che è la Regione a volere le fusioni, quasi come si trattasse di un’imposizione. Bisogna invece chiarire - ha aggiunto - che questi processi sono potestà esclusiva delle popolazioni coinvolte, a cui bisogna anche dimostrare con i fatti che le fusioni producono vantaggi, chiarendo, per esempio, come verranno distribuiti i fondi promessi.

Per Roberto Montanari (Pd) le scelte ‘storiche’ sono difficili e devono essere assunte responsabilmente, governandole e coinvolgendo i cittadini, senza farle diventare atti di imperio. La legge consente di approcciare in vari modi questo tema, i Consigli comunali si devono assumere le proprie responsabilità e i cittadini devono potersi esprimere in modo consapevole e informato, soprattutto - ha evidenziato - sul fatto che solo se riescono a diventare una massa critica forte, non perderanno in qualità dei servizi.

Giuseppe Paruolo (Pd) ha detto di non comprendere certe perplessità emerse nel centro-destra: se non siamo in grado di decidere - ha detto - allora la nostra funzione è inutile. Gli sembra, insomma, che ci sia un atteggiamento che si paralizza di fronte a ogni processo che comporti una “dose di sacrificio”. Ma questi “sacrifici” porteranno, in futuro, vantaggi. Di qui la sollecitazione a non frenare questi processi per ottenere consensi facili, perché temporeggiare su questi temi potrebbe significare dover subire in seguito “tagli draconiani”.

Non è per legge, a parere di Paola Marani (Pd), che si può determinare un criterio che di fatto vincoli qualcuno a scelte obbligate, ma la convinzione di questo percorso è il frutto di esperienze maturate in anni di collaborazione fra i Comuni, anni che hanno fidelizzato i cittadini al fatto che esiste un soggetto, al di sopra delle varie municipalità, che assolve al meglio e con condizioni eque i servizi a loro diretti. Dobbiamo quindi essere rassicuranti e capaci di accompagnare questi processi, chiarendo che questa è l’unica via per avere realtà locali con una massa critica sufficiente per essere interlocutori di peso rispetto ai nuovi soggetti istituzionali e alla Regione.

Il progetto di fusione viene presentato dai sostenitori come la scelta ottimale per rilanciare le politiche di governo e il welfare locale, ma la procedura può far sì che poi si scopra che le popolazioni interessate non la pensano come i rispettivi Consigli comunali: è quanto ha detto Gianguido Naldi (Sel-Verdi), ricordando i limiti riscontrati in quel territorio nell’esperienza dell’Unione dei Comuni. Il consigliere ha aggiunto che in questi casi andrebbe praticata la Legge regionale sulla partecipazione, ed è il caso di chiedersi perché la Regione non sia riuscita finora a sollecitare le fusioni dove sarebbero più necessarie (i Comuni più piccoli).

In dichiarazioni di voto, il relatore Antonio Mumolo ha fatto appello a tutte i gruppi consiliari per un voto a favore dell’indizione del referendum affinché si possa svolgere la consultazione popolare. Sandro Mandini dell’Idv ha annunciato voto favorevole e così pure Monica Donini (Fds). Facendo seguito all’appello di Mumolo, anche Manfredini (Lega nord) ha dichiarato il sì del suo gruppo per l’indizione del referendum. Dello stesso avviso anche Silvia Noè (Udc), mentre Galeazzo Bignami ha ribadito il voto contrario del Pdl.

Nelle conclusioni della vicepresidente della Giunta, Simonetta Saliera, tutto l’appoggio ai processi di fusione che si stanno prospettando in diverse realtà della regione: “Là dove nasce un seme verso la fusione - ha detto - questo va fatto crescere e, se ci si crede, la pianta si annaffia e si continua a farla crescere in termini di fiducia. La Regione non forza alcun processo - ha chiarito - ma lo accompagna là dove i territori ne esprimono la volontà, come in questo caso. Saliera ha ricordato in proposito come siano già molte le realtà in diverse province che si stanno decidendo ad affrontare la fusione per mantenere l’autonomia decisionale e il rapporto diretto con i cittadini. Una scelta che a suo avviso ha a che fare con “la responsabilità politica, di crescita e di speranza per il futuro” rispetto alla sempre più impellente necessità dei territori di salvaguardare il livello e la qualità di servizi. Servizi – ha chiuso -  che non si riescono più a mantenere data la mancanza di risorse e il contemporaneo blocco della spesa dovuto al patto di stabilità. La Regione dunque accompagnerà le diverse situazioni “con passione ed entusiasmo”, al fianco di chi prova ad innovare e a dare risposte di speranza per il futuro.

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