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Esondazione del Savio, Lelli (Pri): "Risposta della città rapida". Valletta: "Serve manutenzione continua"

Il segretario del Partito repubblicano: "Và intensificata la manutenzione ordinaria del territorio che ha l’obiettivo di contrastare il degrado dei suoli e l’abbandono delle aree rurali"

"Premesso che la risposta della città alla esondazione del Savio è stata rapida e puntuale, sia per gli interventi fatti nel corso degli anni dai vari enti competenti, sia per l’impegno e la rapidità di risposta degli uomini e delle strutture allertate per l’emergenza, una volta superata la fase acuta è opportuno un ragionamento  complessivo, che se vuol essere serio non deve essere condizionato dalle prossime elezioni". La riflessione è di Renato Lelli, segretario regionale del Pri e candidato alle prossime elezioni.

"L’Italia è un paese a elevato rischio idrogeologico. Le frane e le alluvioni sono le calamità naturali che si ripetono con maggior frequenza e causano, dopo i terremoti, il maggiore numero di vittime e di danni. Non è un caso che di fronte ad un evento eccezionale qui il tutto si stia risolvendo nel migliore dei modi. Come in altri settori la nuova amministrazione si trova ad affrontare scenari completamente nuovi rispetto al passato che implicano risposte diverse. Oggi  tutti affrontano il tema dell’emergenza idrogeologica, dovuta in primo luogo a fenomeni più intensi rispetto al passato recente che obbliga ad una sempre più attenta ed accurata prevenzione. Le variazioni climatiche degli ultimi anni hanno infatti aumentato la frequenza e la gravità degli eventi estremi, inondazioni e siccità, per affrontare i quali occorre una politica di difesa del suolo e di salvaguardia delle risorse idriche, in termini di adattamento ai cambiamenti climatici, che protegga in modo più efficace le popolazioni e il territorio. Tutti devono fare la propria parte, sia il pubblico che il privato".

"Le attività agricole e forestali - prosegue Lelli - sono state, nei secoli scorsi, il principale agente di controllo e modifica del territorio italiano, andando anche a incidere su aree spesso di per sé predisposte a fenomeni di degrado dei suoli e di dissesto geomorfologico-idraulico. Questi fenomeni sono stati contrastati nel passato dalle stesse pratiche agricole e silvicole e da una capillare rete di opere di regimazione delle acque e di stabilizzazione dei versanti, conseguente alle attività dell’uomo sui suoli. Le trasformazioni dell’Italia nel dopoguerra hanno portato ad una forte espansione dei centri urbani e delle aree artigianali ed industriali, determinando al contempo un abbandono delle attività agro-silvo-pastorali nel territorio montano-collinare che ha significato una progressiva riduzione del presidio e della manutenzione delle opere di protezione. Oltre a questo la meccanizzazione delle lavorazioni del suolo, che a partire dagli anni ’50 ha visto l’impiego di trattori di potenza crescente, con arature portate a profondità maggiori, livellamenti e sbancamenti dei terreni morfologicamente mossi per facilitare l’utilizzo degli stessi, hanno contribuito a generare ed amplificare fenomeni di dissesto e degrado (come frane superficiali ed erosione)".

Dettaglia il segretario del Pri: "La risposta non può che essere esercitata a livelli diversi e con la compartecipazione di più attori. Attenzione a questi aspetti significa anche aumento delle risorse destinate a questo settore. Innanzitutto và intensificata la manutenzione ordinaria del territorio che ha l’obiettivo di contrastare il degrado dei suoli e l’abbandono delle aree rurali e montane e di contenere i fenomeni di dissesto, quali erosione e frane superficiali, e i costi ad essi associati, che sono di gran lunga superiori quanto si interviene a disastro compiuto. Inoltre queste misure possono essere associate ad altri effetti benefici, come sviluppo socio-economico e turistico, con innesto di produzioni di qualità, produzioni di piante utili ad alimentare le centrali a biomasse (fonti energetiche rinnovabili), garantendo al contempo la protezione delle acque dall’inquinamento e l’incremento della capacità di assorbimento della anidride carbonica".

"La vegetazione esercita un’efficace azione di protezione nei confronti dell’erosione del suolo, dei deflussi delle acque superficiali e dei fenomeni di instabilità dei versanti. Le piantumazioni sui versanti garantiscono una protezione antierosiva dalle acque dilavanti unitamente alla stabilizzazione dello strato superiore del suolo a opera delle radici. Lungo un versante con copertura vegetale densa, la velocità di deflusso delle acque è circa 1/4 di quella che si avrebbe, a parità di pioggia, su suoli privi di vegetazione. Questo permette di ritardare i tempo di scarico delle acque a valle, riducendo il picco di piena".

"Ovviamente - conclude -  tutto ciò significa sensibilizzare i cittadini e destinare risorse. Noi crediamo sia importante".

Valletta (Cesena Siamo Noi): "Senza difesa del territorio, città a rischio"

L'emergenza legata alla piena del Fiume Savio è rientrata. Cesena Simao Noi si dichiara "sollevata per il fatto che non ci siano state vittime, anche se la conta dei danni a persone, infrastrutture, aziende agricole e territorio è solo all’inizio".  
“Sono molto preoccupato per i danni al comparto dell'ortofrutta – dichiara Vittorio Valletta-  i coltivatori diretti soffrono ogni anno sempre di più dei danni dovuti agli eventi estremi (siccità e piogge concentrate) e questi eventi dannosi sono in forte aumento anche nel Comune di Cesena a causa dei cambiamenti climatici”

"L'impatto della piena sul tessuto cittadino ha portato ulteriormente in primo piano la questione ambientale e l'importanza di una sua attenta gestione a livello amministrativo. Emerge per il territorio la necessità  di manutenzione continua e di una pianificazione organica degli interventi, per non vanificare ogni intervento e sprecare danaro pubblico: ad esempio nel tratto a monte, tra Borello e Bora, i cittadini si sono attivati da anni per sollecitare gli enti e i comuni competenti per la pulitura dell’alveo, ancora purtroppo non effettuata. L'insufficienza delle risorse destinate alla difesa idrogeologica era già emersa in numerosi occasioni anche in consiglio comunale: già nel dicembre 2018, Cesena Siamo Noi aveva presentato un emendamento al bilancio di previsione in cui veniva chiesto di destinare risorse alla difesa idrogeologica. In quel contesto, il nostro emendamento venne bocciato dall'attuale amministrazione e i fondi - 250.000 euro - rimasero assegnati al faraonico progetto di telecamere Man".

"Fondamentale - prosegue Valletta - poi rimane una pianificazione della città con una maggiore sostenibilità ambientale, dove il consumo di suolo sia realmente a livello zero senza deroghe. A Martorano abbiamo sollevato il problema del mantenimento dell'area di trasformazione adiacente alla scuola vicino al fiume Savio: interventi di cementificazione che continuano ad essere pianificati in deroga e che hanno contribuito a impermeabilizzare il terreno diminuendo la sua capacità di assorbimento".

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