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Cliciak, Di Placido: "E' solo l’ultimo esempio della crisi della cultura"

"L’ingresso della Cineteca di Bologna nel centro cinema della nostra città (che, oltretutto, costa 65.000 euro ai cesenati), ha prodotto come primi risultati concreti lo smembramento della struttura organizzativa", attacca Di Placido

"La vicenda Cliciak sta assumendo un valore che va oltre la sua pur evidente gravità. La decisione di cambiare nome all’evento, giunto alla sua ventesima edizione, è inspiegabile, e ancora peggio sono stati i tentativi per giustificarla: dalla necessità di rinnovarne l’immagine, alle dimenticanze negli atti burocratici. Tranne qualche triste difesa d’ufficio, le critiche sono state praticamente unanimi, e non poteva essere diversamente". E' quanto afferma Luigi Di Placido (Liberaldemocratici per Cesena).

"L’ingresso della Cineteca di Bologna nel centro cinema della nostra città (che, oltretutto, costa 65.000 euro ai cesenati), ha prodotto come primi risultati concreti lo smembramento della struttura organizzativa, l’ulteriore sistematico smantellamento del San Biagio e lo spostamento del momento decisionale a Bologna (che ha subito voluto mettere in chiaro chi comanda) - afferma -. Ebbene, per noi questa è una storia vecchia, e da anni la denunciamo anche per quanto riguarda la gestione del nostro Teatro Bonci da parte di ERT: la cultura cesenate delegata ad altri, senza neanche che questa scelta porti apprezzabili risultati. I casi sono due: o la città è incapace di dare vita ad una politica culturale degna di tale nome, e quindi chiede aiuto all’esterno, oppure chiedere aiuto all’esterno è una precisa strategia per accontentare appetiti e decisioni altrui, magari con la speranza di potersi assicurare un futuro politico. Un pò come sta accadendo per le politiche sanitarie, ad esempio. Non è per nulla un problema di campanilismo, sia chiaro. E neanche di rifiuto di politiche integrate, anzi. E’ che non possiamo continuare ad assistere a questo progressivo scadimento delle politiche culturali della nostra città, ormai sotto gli occhi di tutti con evidenti e numerosi esempi".

"Oltre ai già citati Centro Cinema e Teatro Bonci, pensiamo ai problemi della Biblioteca Malatestiana, alle incertezze della Rocca Malatestiana, alla incoerenza del progetto riguardante Casa Bufalini, all’incomprensibile ipotizzato spostamento dell’Archivio di Stato, ad un sistema museale solo di nome, ad un’idea di Museo della Città sulla quale non si dimostra il minimo coraggio, ad una serie di pinacoteche che aspettano di conoscere una prospettiva di gestione unitaria, ad una nuova disponibilità di spazi, ad una rete che valorizzi adeguatamente le tante realtà presenti - continua -. E c’è tanto altro di cui parlare, a partire dalla necessità che la nostra città diventi protagonista della creazione di un’offerta culturale romagnola in un unico grande cartellone, della quale può essere motore e riferimento solo a condizione che possa mettere sul piatto credibilità e buoni esempi. Le “colonizzazioni” in salsa bolognese non vogliono che questa prospettiva si realizzi, e non perdono occasione per dimostrarlo. Un'offerta culturale costante e di qualità è necessaria perché siamo convinti che con essa si possa elevare il livello complessivo della città, oltre a portare nuovo lavoro e nuova ricchezza.  Altrimenti continueremo sempre a mangiare lo spiedino nello stand gastronomico e poco più. Non è quello che vogliamo, e non è quello che vogliono i cesenati. Per questo bisogna cominciare in fretta a discutere molto seriamente sul futuro della nostra cultura. Su questo faremo la nostra parte".

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