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Questione cardiologia h24: le considerazioni di CesenaSiamoNoi

"Dove sarebbe il confronto e quella stessa dialettica che ancora una volta il sindaco di Cesena, vorrebbe accampare, tentando di far credere che la nostra città sia il regno della partecipazione democratica?"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di CesenaToday

"Il comportamento è quello tipico: ogniqualvolta  da parte delle  forze di opposizione vengono evidenziate le manchevolezze ed inadeguatezze del nostro sistema dei Servizi, nella fattispecie Sanitari, sulla base di  un evento concreto e drammatico e quindi di un dato di realtà,  ecco che dai vertici del partito al governo della città di Cesena , è tutto un coro di accuse. La più scontata è quella della strumentalizzazione politica. Come se battersi per  il benessere della propria comunità fosse un vizio capitale, quasi un delitto parlarne, soprattutto a mezzo stampa, per il fastidio  che da', evidentemente, viste le reazioni.

"Non si deve" è il monito fintamente pacato del Sindaco" mescolare la sanità alla politica" come se la propaganda che ci viene ammannita costantemente, da anni, sull'eccelsa qualità dei nostri servizi, senza mai evidenziarne i problemi, non fosse politica e  per giunta della peggior scuola. Smettiamola con le ipocrisie! La realtà è che da molto tempo, la sanità è mescolata, per non dire assoggettata, alla politica, di stretta emanazione regionale. Una politica unidirezionale che non ammette repliche e che vorrebbe imporsi sulle stesse autonomie professionali, dettandone le scelte. Di quel genere di politica che si scaglia contro chi osa prendere la parola, anche a fronte di una tragedia umana, discostandosi dal pensiero unico, teso a dimostrare tutte le piacevolezze ed i privilegi del nostro vivere quotidiano.

Ed allora dove sarebbe il confronto e quella stessa dialettica che ancora una volta il sindaco di Cesena, vorrebbe accampare, tentando di far credere che la nostra città sia il regno della partecipazione democratica? Forse nei quartieri, sui cui ormai si può solo stendere un velo pietoso, pur nel rispetto di chi ci lavora con dedizione? O nelle citate Commissioni Consiliari, dove al massimo livello si manifestano gli intenti persuasivi, quando non l'arrogante messa a tacere di ogni idea contraria? Proprio nell'ultima seduta della Quarta Commissione sulla Sanità, nell'affrontare il nodo della cardiologia a Cesena, si era già avuto il polso dell'inutilità delle argomentazioni, portate a supporto della necessita di una cardiologia H24, nel nostro territorio, prontamente confermata con le ultime dichiarazioni ufficiali.

La risposta molto ferma del direttore sanitario, senza per altro nessuna obiezione da parte dell'assessore alla sanità Benedetti,  era stata anche in quell'occasione "A Cesena l'H24 non si può fare perchè mancano i numeri". A dimostrazione di quella che è la Sanità oggi: un'amministrazione contabile, neanche delle più efficienti, tesa a contenere i costi più che a garantire l'effettività delle prestazioni. Sbandierati gli intenti con la più che legittima lotta agli sprechi ed alla corruzione, in realtà il nostro Servizio Sanitario, già traballante di suo è stato utilizzato dai vari governi come un salvadanaio a cui attingere per esigenze di finanza pubblica. Ma, mentre a fronte dei tagli imposti dal governo Berlusconi, i nostri governanti  locali si sono stracciati le vesti, gridando all'operazione di macelleria sociale, ora gli stessi tagli imposti dal premier-segretario, con i suoi decreti  passati con la fiducia, supinamente accettati dalle regioni, vengono presentati  farisaicamente come "riorganizzazione".

Nulla vale la considerazione che la nostra spesa sanitaria sia tra le più basse d'Europa e che secondo i dati dell'Osce  "Il livello delle prestazioni sanitarie in Italia è sensibilmente inferiore alla quasi totalità degli altri paesi". Come se niente fosse ora tutti i nostri pubblici decisori sono impegnati ad adottare misure di ulteriore contenimento dei costi, ed a tradurli in decision , che comunque, con tutto l'impegno ci si possa mettere per salvaguardare il diritto alla salute, rappresentano  delle rinunce e dei sacrifici a carico dei più deboli. Tanto più questo vale  per l'assistenza ospedaliera, oggetto di continue rivisitazioni, mentre   l'assistenza territoriale, che avrebbe dovuto affiancarvisi,  è rimasta ben poco consistente e nebulosa. Come si fa allora a sbandierare ancora l'eccellenza del nostro Servizio Sanitario Pubblico, quando la popolazione è costretta a ricorrere in buona parte alla sanità privata? Se la Regione Emilia Romagna è al secondo posto in Italia, dopo la Lombardia come spesa pro-capite per spesa sanitaria privata, ed il nostro bacino non fa eccezione, (ma nessuno lo dice), ci sarà ben un motivo.                                        
 

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