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Cambiamo: "Il Comune si attrezzi per garantire a settembre la didattica a distanza per tutti"

La lista civica Cambiamo dedica un focus approfondito al mondo della didattica a distanza, presentando all'amministrazione comunale anche un elenco di proposte concrete e, soprattutto, economicamente sostenibili

"Pensiamo anche ai bambini". La lista civica Cambiamo dedica un focus approfondito al mondo della didattica a distanza, presentando all'amministrazione comunale anche un elenco di proposte concrete e, soprattutto, economicamente sostenibili. "Quello dell'apprendimento a distanza - spiega Cambiamo - è problema che sarà particolarmente sentito da bambini e ragazzi in genere, specie per quei primi 850 classificati come poveri, che la crisi non ha fatto certo diminuire, anzi non possono che essere aumentati. L’accesso ad internet e la disponibilità di computer costituiranno discrimine nei confronti di chi ne sarà sprovvisto, a volte non essendo solo questione di carattere economico, vista la scarsa copertura di banda larga nel territorio. Sono pochi - prosegue la nota - i mesi davanti prima della riapertura delle scuole, serve muoversi con urgenza, per cercare di mettere in campo tutte le azioni possibili per fornire garanzie di integrazione sociale, partendo dai più svantaggiati, per permettere il prosieguo del loro percorso di istruzione. Non servono attese di soluzioni dall’alto, soldi che potranno arrivare, occorre agire subito mettendo in campo quanto il territorio tutto potrà fornire. Per intenderci, affidarsi alla cura omeopatica, anche se ottima ed encomiabile, di Trashware per dare soluzione è semplice eufemismo. Di più, se occorre investire anche come ente locale questo è il momento e il settore". 

A condurre un'analisi approfondita dei digital-device applicati alla didattica multimediale è stato, per conto della Lista Civica Cambiamo, Franco Pedrelli, secondo cui "La Romagna non è certo la California, ma l’esempio che porta non è meno valido". "Anche Oltreoceano - spiega Pedrelli - hanno il medesimo problema, per questo Alphabet/Google si è mossa al riguardo su più progetti, tra cui uno in partenariato col Governatore dello Stato e il gigante delle telecomunicazioni T-Mobile per fornire punti di accesso Wi-Fi e computer Chromebook alle comunità e ai distretti scolastici che sono sottoserviti. Il ragionamento è che senza inclusione sociale, fasce non indifferenti di cittadini rimangono esclusi dalla società, ad iniziare dal bene più prezioso che una società piò avere, i suoi futuri cittadini. Analogamente, Cesena e il suo territorio cosa può fare in tempi brevi?". 

"Primo, la verifica della stesura della rete in fibra ottica di Open Fiber, per comprendere se vi siano le condizioni per attivare quanto prima gli operatori di telecomunicazioni, sollecitare il completamento della rete, avere date certe di attivazione. Secondo, prendere in esame la rete MAN cittadina, col supporto di Lepida, per individuare l’installazione di nuovi hot spot Wi-Fi funzionali a ridurre il digital divide. Eventuali problemi di banda possono essere risolti seduta stante nell’ambito del contratto con la stessa Lepida. Terzo, siccome la rete MAN ha dimensione al più urbana, sempre assieme a Lepida occorrerà verificare le eventuali zone scoperte del territorio per individuare soluzioni emergenziali di copertura di internet. Si ricorda che Lepida ha competenze e modelli di intervento che possono dare soluzione nel volgere di poche settimane al problema, come le storie di successo insegnano".

Da ultimo i computer. Secondo Pedrelli "troppo oneroso ipotizzare di fornirne un migliaio circa nuovi, ma se il lavoro sporadico di riciclaggio portato avanti da Trashware partisse dalla consapevolezza sociale del territorio, potremmo giungere a numeri non molto lontani. Occorrerebbe coinvolgere le imprese del territorio, ad iniziare dalle medio-grandi, per portare avanti l’opera massiva di sostituzione di parte del loro parco computer, mettendo a disposizione quelli dismessi per chi ne ha bisogno". Per la lista civica Cambiamo "anche in periodo di crisi si fanno gli investimenti, per questo rinnovare il parco tecnologico può essere di sprone per i propri dipendenti, ma l’investimento è anche il migliore sul futuro di quei giovani che domani potranno essere ottimi dipendenti delle medesime aiziende. L’obiezione potrebbe essere che Trashware non è in grado di far fronte al surplus di lavoro: anche questo può essere un falso problema se verrà chiesto di estendere ai settori informatici delle stesse imprese la predisposizione dei computer, basta dar loro le giuste indicazioni su quel che occorre installare. Una Trashware moltiplicata più volte". Insomma, un progetto di comunità, da portare avanti come tutti i progetti seri, con trasparenza, competenza e volontà: "Non provarci - conclude Cambiamo - significa condannare a priori alla sconfitta tutti quei bambini e giovani".

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