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Ausl unica, Angeli (Pli): "Chi dice no, non indica una alternativa"

Il dibattito sulla possibilità di riunificare le Ausl romagnole in un’unica azienda sanitaria si è riacceso tra le forze politiche in questi ultimi giorni.

Il dibattito sulla possibilità di riunificare le Ausl romagnole in un’unica azienda sanitaria si è riacceso tra le forze politiche in questi ultimi giorni. "Notiamo che chi oggi dice no al progetto di Ausl unica non riesce però a formulare una proposta alternativa. L’unica cosa certa infatti è che l’attuale assetto della sanità locale ormai non è più in grado di reggere e le aziende Usl, chi più chi meno, sono ormai in grave sofferenza sul versante dei bilanci e rischiano di non riuscire più a garantire il livello dei servizi alla popolazione" dice Stefano Angeli, segretario provinciale del PLI.

"La crisi del sistema sanitario, legata strettamente alla situazione debitoria dello Stato, non è affatto nuova dato che il sottoscritto cominciò a denunciare le problematiche dei bilanci delle aziende sanitarie locali almeno dal lontano 2004. Anche allora non era difficile capire come il sistema sanitario fosse in crisi, bastava leggere i bilanci delle Ausl e le relazioni dei collegi dei revisori dei conti, purtroppo allora ci veniva risposto da una parte che il sistema emiliano romagnolo era il migliore del mondo, dall’altra parte c’era invece chi sosteneva che quello perfetto fosse quello lombardo. Entrambi i sistemi ci pare si siano dimostrati tutt’altro che perfetti e le difficoltà di allora si sono addirittura accentuate".

"Il Partito Liberale Italiano - dice il segretario Angeli - ha già dato più volte una propria valutazione riguardo alla situazione romagnola. In molti settori, dalle fiere alla gestione degli aeroporti, abbiamo sempre sollecitato che si realizzassero società di gestione uniche a livello romagnolo, per ridurre i costi, aumentare l’efficienza e la competitività, quindi dal punto di vista strettamente amministrativo siamo favorevoli ad una unificazione della gestione della sanità in Romagna. Un conto però è l’amministrazione e la gestione ed un altro è l’erogazione dei servizi e la distribuzione dei reparti e delle strutture sul territorio".

"Qui riteniamo si debba andare assai più cauti perché sappiamo che l’esistenza di eccellenze in sanità non è indifferente dal luogo e dalle persone che quelle eccellenze hanno costruito negli anni. Né è indifferente per il cittadino doversi spostare in un luogo piuttosto che in un altro per ottenere servizi che non trova più nella sua città. Unificazione da subito quindi dell’amministrazione e della gestione burocratica delle aziende, ma cautela nel modificare l’assetto dei servizi sul territorio. Anzi da questo versante si dovrebbe dare più ampia autonomia alle varie strutture, con maggiore coinvolgimento e responsabilità nella gestione delle strutture stesse a chi la sanità la produce davvero, ovvero medici ed infermieri innanzi tutto, per studiare insieme a loro gli assetti ottimali dei servizi".

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