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"Assistenza domiciliare ai portatori di peg : nulla è cambiato"

"Purtroppo si è trattato di AFFERMAZIONI INFONDATE ED INGANNEVOLI , perchè    a distanza di mesi,  la situazione, così come confermato dai diretti interessati,  è rimasta immutata"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di CesenaToday

Mi ricollego alla mia segnalazione del febbraio scorso relativa alla sospensione del servizio,  fino ad allora fornito  a domicilio  dei pazienti portatori di PEG, da parte del gastroenterolgo incaricato , nell'ambito dei percorsi di assistenza domiciliare,  rivolti alle persone in condizioni di grave non autosufficienza.    E' noto infatti che tale dispositivo  medico , indispensabile per la  sopravvivenza di coloro che necessitano di un'alimentazione enterale,  richiede  frequenti controlli  ed  interventi  più o meno complessi da parte del medico specialista.  

All'uscita della segnalazione sulla stampa locale (a cui fece seguito un'interrogazione a livello regionale),  da parte dei vertici dell'Azienda Sanitaria Romagna e del Distretto Cesenate fu tutto un susseguirsi di rassicurazioni circa il ripristino del Servizio sospeso.  Con  promesse  di  ipotetiche  riorganizzazioni future di tutta l'attività di assistenza domiciliare "al fine di renderla più attenta e vicina ai bisogni dei pazienti e dei loro familiari".  Dal canto suo l'Assessore regionale Venturi, nella sua risposta scritta all'interrogazione, si sbilanciò nell'affermare che l'Ausl Romagna aveva  già ripristinato gli accessi specialistici a domicilio dal 2 febbraio. Aggiungendo gli immancabili riferimenti a processi di armonizzazione delle procedure tra i diversi territori, con nuovi e più efficaci modelli di presa in carico dei pazienti   e dei loro familiari.

Purtroppo si è trattato di AFFERMAZIONI INFONDATE ED INGANNEVOLI , perchè    a distanza di mesi,  la situazione, così come confermato dai diretti interessati,  è rimasta immutata:  gli accessi  del medico gastroenterologo, al domicilio dei pazienti,  non sono mai  stati  ripristinati.   Ancor oggi, così come era stato denunciato , sono i pazienti stessi, accompagnati dai familiari, a dover essere trasportati in ospedale e, dato lo stato di gravissima precarietà  è facile immaginare    quale   siano i tempi ed il disagio a carico di ammalati in così gravi condizioni.  Ed è successo proprio  in questi giorni  che, per una prestazione sanitaria della durata di circa 10 minuti, il paziente sia stato costretto a trascorrere, fuori casa, in barella, parecchie ore. Si tratta di persone (circa 70 tra anziani, disabili ed anche bambini) assistiti a casa, con grande attenzione e cura da parte delle famiglie, che si fanno carico di un impegno gravosissimo sul piano dello sfinimento fisico e delle ripercussioni psicologiche, ma che in questo modo garantiscono ai propri congiunti tutti i benefici ed il calore del proprio ambiente familiare. Senza considerare che in termini economici l'opera delle famiglie si traduce in un risparmio, per il Servizio Sanitario e la collettività, incalcolabile.

C'è da chiedersi  cosa ne sappiano di tutto questo i nostri Amministratori locali così affaccendati  nel colossale ed epocale impiego  di fondi  per la costruzione di un nuovo ospedale , proprio in un momento storico di ristrettezze economiche, tale da richiedere  risparmi sulle prestazioni destinate ai più fragili tra i cittadini.  Come  coloro che  non hanno più  alcuna autonomia, bisognosi di tutto,  per non parlare delle  loro famiglie , spesso anziane ed in modeste condizioni economiche, gravate da un carico assistenziale e di responsabilità, spesso al di sopra delle loro forze.   Si può   far fronte a tali bisogni  con  un accesso a domicilio , a volte solo quindicinale,     da parte di  un manipolo di infermieri ,  che si dividono  tra i tanti casi  in continuo aumento, mentre le forze in campo non sono certo  adeguate ? Il loro impegno e disponibilità umana sono fuori discussione, quello che è da capire  è se gli organici sono ricoperti, se c'è l'integrazione con altre figure specialistiche , se sono garantiti il supporto psico-sociale e, cosa non certo scontata,   le  visite domiciliari   del medico di base.

Se i nostri amministratori fossero davvero interessati a dar risposte  ai bisogni di salute della popolazione,  anteporrebbero, allo sforzo profuso per la realizzazione di nuovi edifici ospedalieri,  all'interesse per gli aspetti cementizi  e per le facilitazioni  autostradali,quello di un'attenta verifica sulla qualità dei servizi , partendo proprio da quelli dedicati ai più indifesi  ed impossibilitati ad esprimersi.
Fuori dalle vuote dichiarazioni di circostanza e dagli ormai vetusti strombazzamenti sull'eccellenza del nostro Sistema Socio-Sanitario , toccherebbero  così con mano una dimensione umana che nella sua composta sofferenza chiama in causa  principi di equità e di solidarietà ,  dimostrando nei fatti come siano oggi più che mai  disattesi.

Tiziana Lugaresi

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