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Accoglienza dei migranti, il Comune: "Pronti a fare la nostra parte da subito"

Evidenzia l'amministrazione: "Sappiamo bene che aprirsi all’accoglienza non è facile, ma è umanamente necessario per affrontare i mutamenti profondi che questa epoca storica ci impone senza esserne travolti"

Il Consiglio comunale aperto di giovedì pomeriggio dedicato alle ragioni e alle modalità dell’accoglienza dei migranti, e in particolare dei richiedenti protezione, "è stato un momento prezioso di approfondimento e confronto su un tema con il quale siamo inevitabilmente chiamati a fare i conti, non solo come comunità locale, ma come nazione". E' quanto evidenzia l'amministrazione comunale, che ha raccolto "indicazione molto chiare" durante i lavori.

Specifica l'amministrazione: "Gli interventi da parte di chi, a vario titolo, è coinvolto nell’attività di accoglienza ci hanno fornito un quadro dettagliato di quello che finora è stato fatto a Cesena a partire dal 2011, quando arrivò il primo gruppo di profughi, costituito da una decina di ragazzi africani, che furono sistemati nell’ex scuola di Oriola. Attualmente nel territorio dell’Unione Valle Savio sono in funzione 18 Centri di accoglienza straordinaria (Cas), di cui 14 nel Comune di Cesena, e sono complessivamente 230 le persone che qui hanno trovato accoglienza".

L'assessore ai Servizi ai Servizi per le Persone Simona Benedetti, ha ricordato come "il Comune di Cesena e gli enti no profit del territorio hanno messo a punto da soli, partendo praticamente da zero, un modello di accoglienza ben preciso e ponderato, che ha dato buoni risultati: strutture diffuse di dimensioni contenute (al massimo 25 posti, ma in realtà solo 3 centri hanno questa dimensione); un sistema di individuazione dei gestori che, oltre alla nostra Asp, riguarda solo 3 associazioni locali non profit – Papa Giovanni XXIII, Arci Solidarietà e Misericordia Valle Savio -, coinvolte attraverso un percorso ad evidenza pubblica; una commissione di controllo che vigila sul buon funzionamento delle strutture di accoglienza;  attività di insegnamento della lingua italiana, di mediazione culturale e di tutela della salute. E poi l’accompagnamento alle piccole attività volontaristiche di utilità sociale come il  progetto “Attiviamoci per Cesena”, attivo dal febbraio 2015".

"Allo stato attuale sappiamo bene che il fenomeno dei rifugiati è ancora lontano da una soluzione complessiva - ammette l'amministrazione -. Anzi, se le previsioni del Ministero degli Interni sono esatte, nel corso del 2017 il numero degli arrivi potrebbe aumentare del 50%, passando dai 180mila registrati nel 2016 ai 250mila stimati per quest’anno, vale a dire 70mila persone in più. Ed è più che probabile che anche il sistema di accoglienza cesenate sia chiamato a dare nuove risposte. La mozione del gruppo Pd e del gruppo Articolo 1 M.D.P. approvata dal Consiglio comunale ha consegnato all’Amministrazione comunale chiare indicazioni su come procedere per il futuro, e alla luce di questo mandato siamo pronti a fare la nostra parte, a partire dalle strutture già accreditate attraverso un percorso ad evidenza pubblica, nell'ambito della Convenzione che nei prossimi giorni sarà sottoscritta da Comune e Prefettura".

Il documento votato dal Consiglio impegna sindaco e giunta a mantenere il modello di assistenza diffusa finora attivato nella nostra realtà e a stringere con la Prefettura una collaborazione che permetta di superare l’attuale frammentazione gestionale, portando in capo all’Unione dei Comuni il coordinamento di tutte le attività di accoglienza, anche attraverso un ampliamento della cooperazione con gli enti no profit. "Al tempo stesso ci incoraggia a proseguire le esperienze di coinvolgimento dei profughi in attività socialmente utili, come quelle del progetto Attiviamoci per Cesena, individuato come esempio positivo di accoglienza e scambio solidale - prosegue l'amministrazione -. Ineludibile in questo contesto, come sottolinea il testo della mozione, l’impegno a vigilare affinchè siano rispettati in ambito provinciale i necessari equilibri istituzionali (come per altro più volte abbiamo invocato nei mesi scorsi) per consentire una distribuzione equa su tutti i territori. Ma al tempo stesso ci invita ad attivare, parallelamente, percorsi di diffusione culturale delle ragioni e dei valori dell’accoglienza, rivolti in particolare alle giovani generazioni. Conoscere, capire, condividere, con pazienza e perseveranza: sono queste le parole chiave per affrontare questo compito complesso, ma a cui non possiamo sfuggire. Sappiamo bene che aprirsi all’accoglienza non è facile, ma è umanamente necessario per affrontare i mutamenti profondi che questa epoca storica ci impone senza esserne travolti". 

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