"Io non ho nulla da dire...": grado zero, afasie, silenzi della poesia del Novecento
Si apre a Casa moretti, domenica 29 giugno, alle ore 18.00 la mostra «Io non ho nulla da dire» dedicata al tema letterario dell’afasia e del silenzio nella poesia del Novecento. All’esposizione dei materiali letterari si accompagnerà la mostra di Leonardo Blanco, uno degli artisti più interessanti e raffinati del nostro territorio, dal titolo Without. L’inaugurazione prevede uno spettacolo di letture poetiche presentate dall’attore Silvio Castiglioni, nel giardino di Casa Moretti.
Ancora una volta l’Istituto di Cesenatico si misura con un tema tra i più affascinanti e poco frequentati della nostra letteratura contemporanea: quello dei silenzi e dell’impotenza della poesia nel secolo appena trascorso. Un tema che va a toccare le corde esistenziali dei poeti, ma che equivale anche ad analizzare soluzioni formali e linguistiche di straordinaria innovazione a cominciare dalle avanguardie storiche fino alle post-avanguardie.Affrontare il tema, parlarne, illustrarne gli esiti spesso assai diversi e distanti, equivale ipso facto a collocarsi nel cuore di un paradosso, di un’antinomia, e pur anche di un’ossimorica dimensione che è essa stessa poesia.
Il progetto nasce, com’è d’abitudine nella vita e nell’attività di Casa Moretti, dal suggerimento del lavoro del padrone di casa che affermò - già in inizio secolo – “Io non ho nulla da dire”, preconizzando ciò che sarebbe stata l’esperienza dell’afasia poetica del “secolo breve”. La riflessione, implicita o esplicita, sull’impotenza della letteratura e della poesia, e sulla parola còlta nel suo sprofondare e dileguare verso il silenzio e il nulla, tentata nelle sillabe talora casualmente scelte o inanellate in onomatopeici suoni, non è disgiunta dalla dolorosa coscienza esistenziale, che in quelle sillabe, in quelle parole si risolve e si deposita a volte affidata al silenzio. In un secolo nel pieno di una crisi esistenziale ed intellettuale profonda e diffusa (Montale: “Non chiederci la parola”), quella riflessione ha portato alla gran parte della produzione poetica che oggi contraddistingue autori e movimenti letterari che lo hanno rappresentato. La poesia del Novecento si è dunque presentata in molti casi come un “canto strozzato”, sintagma con valore antifrastico che rinvia a quell’insanabile contrasto, che segna profondamente tutta la poesia contemporanea, tra un’insopprimibile esigenza di effusione lirica e l’impossibilità di soddisfarla, almeno distesamente, a voce piena. Una poetica della marginalità, della differenza, della diversità diventa un silenzio esistenziale. Si ha spesso perciò una «parola franta, ferita, bucata, biffata, azzoppata, deforme, brandellata, cardiaca, asmatica, vocata a una valenza fonosimbolica». Spesso un gioco di parole per inventare una lingua libera, liberatoria e liberante. Il suono si perde, e il segno, alle volte, diviene puro logo.
Si partirà dunque dal gruppo dei Crepuscolari che segna la fine dei modelli di fine Ottocento e procedendo tra espressionismo e lirica pura (Rebora, Sbarbaro, Cardarelli, Saba, Ungaretti, Montale, Quasimodo) si arriverà alle esperienze poetiche del secondo Novecento del romanzo in versi, lo sperimentalismo e la neoavanguardia (con i nomi di Caproni, Gatto, Sereni, Luzi, Sanguineti, Fortini, Zanzotto, Giudici, Porta. Sino a dare voce alle esperienze più recenti che hanno chiuso il secolo (ma di fatto continuano anche nel presente) di Magrelli e Pusterla. Su tutti, per via della sua qualità di genius loci, viene spiegata l’esperienza del padrone di casa, Marino Moretti. Partendo dagli archivi letterari conservati a Casa Moretti, insieme a quello originale dello scrittore cesenaticense, sono stati selezionati volumi con prime edizioni e documenti (autografi, foto, ecc.) in un percorso che delinea la ricerca poetica svolta sul tema nell’arco dell’intero secolo scorso. Sono esposti i nomi più conosciuti e i testi più rappresentativi, anche se non mancherebbero testimonianze preziose ed emblematiche anche tra i minori. Tuttavia l’esperienza morettiana, nell’intera sua parabola esistenziale e letteraria, è tale per cui riesce a riconnettere l’argomento all’interno sotto quel verso a tutti ben noto di “Io non ho niente da dire”. Ideata da Manuela Ricci, che ha messo a punto il progetto con il prof. Cremante, la mostra è stata curata da Niva Lorenzini e Francesco Carbognin che hanno firmato anche il catalogo.
L’allestimento di Casa Moretti si carica poi di meravigliose suggestioni iconografiche, grazie alla mostra dell’artista sanmarinese: LEONARDO BLANCO, che ne rappresenta non già il commento visivo ma il controcanto attuale, raffinatissimo ed efficace dell’espressione artistica contemporanea. Un lavoro che per le campiture silenziose di colore, per la presenza di non-scritture e l’utilizzo di materiali modernissimi, riteniamo di straordinaria intonazione con l’argomento. Il titolo scelto dall’artista che rispetta quel paradosso del silenzio, attorno a cui si muovono i materiali poetici, è WITHOUT. Il percorso messo insieme con opere inedite realizzate per l’occasione dall’artista, è presentato dal prof. Alessandro Masi, storico e critico d’arte, Segretario Generale della Società Dante Alighieri. Leonardo Blanco (1968), sammarinese, nato a Santarcangelo di Romagna, è autore di quadri, sculture e installazioni presentate anche in ambito internazionale. A partire dai primi anni Novanta ha tenuto diverse esposizioni personali a San Marino, in Italia e in Belgio, e partecipato a esposizioni collettive a Londra, Los Angeles, Istanbul, Emirati Arabi Uniti, Pechino (2° Biennale d’Arte, nel 2005), e Venezia (nel 2007 Open10 – Esposizione Internazionale di Sculture e Installazioni, e nel 2009 la 53° Biennale d’Arte). È vincitore di numerosi premi e concorsi. Le sue opere sono conservate presso collezioni pubbliche e private; alcune si trovano in mostra permanente nella Repubblica di San Marino e all’estero.