Danza e musica a teatro tra nuovi balli e performance
Con Fisica dell’aspra comunione – diretto per la Scuola Mòra da Claudia Castellucci sulla musica di Messiaen – e Deriva Traversa – realizzato da Dewey Dell con A Dead Forest Index – proseguono giovedì e venerdì gli spettacoli al Teatro Comandini. In seconda serata, un concerto di chitarra classica di StriAgo e la ricerca della musicista giapponese Tomoko Sauvage sulle sonorità dell’acqua (in collaborazione con MU). L’immagine della concordanza, che dà nerbo all’Osservatorio, si snoda inoltre attraverso gli studi del geografo Farinelli sulle mappature della Terra, e nella relazione del filologo Bologna sull’Armonia del mondo.
Andrà in scena al Teatro Comandini di Cesena giovedì alle 21.00 il nuovo ballo della Scuola di movimento ritmico diretta da Claudia Castellucci, che prende il nome dalla più piccola pausa necessaria per distinguere due suoni: Mòra. Intitolato Fisica dell’aspra comunione, e ispirato a Catalogue d’oiseaux di Olivier Messiaen, questo nuovo lavoro della Scuola Mòra percorre uno schema di movimenti dedotti dalla composizione per pianoforte del compositore e ornitologo francese, seguendo le emissioni vocali degli uccelli come sigle ritmiche. Scrive Claudia Castellucci: “Ciò che intendiamo imparare dagli uccelli è il senso di permanenza nell’‘ora’: una ricca consistenza di accadimenti sempre attuali, da cui deriva un senso di continuità assoluta, che nessun intervallo, né pausa, possono interrompere. I danzatori di Fisica dell’aspra comunione prendono ora a modello questa continuità. Devono consumare il ballo come un unico respiro. L’intenzione è poi quella di rimanere molto più a lungo di un istante in ogni istante”. Insegnante Alessandro Bedosti, con Sissj Bassani, Alessandro Bedosti, Silvia Ciancimino, Tommaso Granelli, René Ramos, Federica Scaringello e la partecipazione alla preparazione di Micaela Ponti Guttieres.
Deriva traversa è invece la nuova performance di Dewey Dell, dove alla musica – realizzata con il gruppo musicale A Dead Forest Index – viene affidato il tentativo di decifrare una geografia di ciò che non è visibile e al gesto di intuirne la traccia come la scrittura di un linguaggio. La performance – un assolo di Teodora Castellucci, che firma anche la coreografia, con la collaborazione di Agata Castellucci e la drammaturgia di Vito Matera – prende ispirazione dalla solitudine della figura del pastore per interrogarsi sull’origine della poesia pastorale, una forma di letteratura musicata e cantata, legata alla coralità delle voci e all’eco dei suoni. Ed ecco che questa figura solitaria entra in risonanza col silenzio e il riverbero delle valli, in quello che più che uno spettacolo si pone come un’esperienza anche per chi è chiamato ad assistervi. “La solitudine è un aspetto costituente del mestiere del pastore – scrive la compagnia –. Gli permette un’immersione interiore totale, un lieve allontanamento dal visibile. I suoni udibili si assorbono in un nuovo silenzio, i pensieri si formano in modo assoluto. Gli animali da custodire diventano l’unica possibilità di astrazione dal sé, di cura o di affetto. Quando i pastori cantano, per intonarsi imitano il vento o il belato della pecora o della mucca. E attraverso la poesia cantata trasmettono una storia passata, tramandando la cultura in modo orale generazione dopo generazione. La risalita lungo il tempo però non abbandona la realtà attuale, si distacca solo dal mondo visibile. La storia che i pastori poeti cantano si potrebbe intendere come un tentativo di decifrazione dell’invisibile, che avviene attraverso una discesa nel sé, una geografia del soprannaturale”. Lo spettacolo, prodotto da Societas, si avvale della collaborazione di Guoda Jaruševiciute ai costumi, e delle musiche dei fratelli Adam and Sam Sherry (A Dead Forest Index) che realizzano i cori e le voci. In doppia replica alle 21.00 e alle 22.30 di venerdì (al Teatro Comandini, all’interno del progetto del Teatro Bonci “Disgelo dei nomi”).