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Kellert alla Biblioteca Malatestiana per una lectio magistralis sulla biofilia

Sala lignea della Biblioteca Malatestiana piena di studenti di architettura e appassionati di design per la Lectio Magistralis di Stephen J.Kellert tenuta venerdì mattina

Sala lignea della Biblioteca Malatestiana piena di studenti di architettura e appassionati di design per la Lectio Magistralis di Stephen J.Kellert tenuta venerdì mattina. Il professore dell'Università di Yale, uno dei massimi esperti mondiali di “biophilia”, era in visita a Cesena in occasione della Settimana del Buon Vivere organizzata da Legacoop Forlì-Cesena, LILT e IRST.

A introdurre Kellert c'erano il preside della Facoltà di Architettura di Cesena Gino Malacarne e il professore di Estetica dell'Università di Trento, Renato Troncon. Kellert è “tweedy ordway professor emeritus” di Ecologia Sociale all'Università di Yale ed è uno dei massimi esperti mondiali sulla connessione tra uomo e sistemi naturali (la “biophilia”, appunto), da cui discendono tutte le più importanti elaborazioni scientifiche in tema di bioarchitettura e design sostenibile, in particolare in campo sanitario.

«Il design biofilico – ha esordito Kellert, che si fregia del titolo di “tweedy ordway professor emeritus” in una delle più importanti realtà accademiche del mondo - è il deliberato tentativo di tradurre l'intrinseca inclinazione dell'essere umano all'affiliazione con la natura e i suoi processi nella progettazione e nel design dell'ambiente costruito». Definizione non difficile, quanto piuttosto lo è la sua applicazione, per quanto fondamentale.

«Il benessere fisico e mentale delle persone è strettamente legato al contatto con l'ambiente naturale, che è una necessità, piuttosto che un lusso per la realizzazione di una vita ricca di soddisfazioni anche nella moderna società urbana», ha spiegato Kellert. Il contatto con la natura, ad esempio, è fondamentale per accelerare i tempi di guarigione dalle malattie, riduce i problemi sanitari e sociali, migliora concentrazione e memoria. A volte basta una finestra in ufficio, una pianta, o anche solo la riproduzione di elementi naturali per migliorare la capacità di affrontare situazioni di stress e un migliore comportamento adattativo sul lavoro.

Eppure negli ultimi 50-60 anni la progettazione architettonica ha abbandonato questi semplici, quanto basilari principi. «Oggi si parla più che altro di progettazione sostenibile verde, con lo scopo di ridurre i danni all'ambiente naturale, ma è troppo poco perché si tratta di un concetto di breve termine», ha detto Kellert. «È importante acquisire una sostenibilità di lungo termine, rigenerando la relazione tra uomo e ambiente costruito, in modo che sia positiva e biofilica al tempo stesso». Rispondendo alla domanda di uno studente, Kellert ha negato che i costi elevati in un momento di crisi economica possano essere un problema. «Occorre considerare che i benefici di lungo periodo sulle persone, in termini di salute fisica e mentale e quindi anche di ricaduta sulla società, sono senz'altro prevalenti».

Ma quali sono gli elementi che caratterizzano il design biofilico? «Tutte cose che possono essere notate negli edifici storici italiani, come ad esempio questa splendida biblioteca», ha detto Kellert, riferendosi alla Malatestiana. E quindi – quando non è possibile inserire l'equivalente reale - motivi botanici, raffigurazioni di animali e piante, l'uso dell'acqua e delle fontane, materiali naturali l'uso di pattern di colore legati al luogo. «Mentre anche in Italia e nelle vostre città, per quel poco che ho potuto vedere in questi giorni, gli edifici moderni seguono concetti molto lontani da quello che ha reso conosciuta in tutto il mondo la bellezza storica e artistica del vostro Paese».

I primi a soffrire di questo allontanamento dalle linee guida naturali? I bambini. «È ormai provato scientificamente che una infanzia e una maturazione sana si correlano al contatto con caratteristiche e ambientazioni naturali. L'ipotesi che il progresso umano e la civiltà si misurino dalla nostra separazione dalla natura, se non dalla sua trascendenza, è una illusione erronea e pericolosa. Il benessere fisico e mentale delle persone resta altamente relativo al contatto con l'ambiente naturale, che è una necessità, piuttosto che un lusso per la realizzazione di una vita ricca di soddisfazione anche nella nostra società moderna urbana», ha concluso il professore.

Il testo completo della lezione, intitolata “Building for life: designing and understanding the human nature connection”, sarà presto disponibile online sul sito della Settimana del Buon Vivere

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