Da una maxi-palude i frati ricavarono terra fertile: la storia della bonifica della Bagnarola
Immaginatevi 300 ettari di terreno tagliati da un fiume, ora Pisciatello un tempo conosciuto come il Rubicone, paludosi, pieni di zanzare ma già serviti dall'acqua. La zona di cui parliamo è quella di Bagnarola i cui confini vanno da Cesenatico a Cervia ma che a quel tempo, a metà del '400, faceva tutta parte di Cesena. Immaginatevi che di quell'enorme appezzamento di terra, non propriamente produttivo, i Malatesta fossero convinti di non poter ricavare nulla e che, in cambio di un Legato, ovvero della recita da parte dei frati benedettini di una messa al giorno (per sempre) finalizzata alla salvezza di Carlo e Pandolfo prima e di Novello dopo, i signori di Cesena decisero di regalarla all'Abbazia del Monte. Da quel momento, ovvero dal 1455, i frati iniziarono a occuparsi a tempo pieno di quei terreni e avviarono la loro bonifica dividendo i 300 ettari in 12 poderi e altri piccoli appezzamenti. Operarono con tanto amore e capacità che gli effetti positivi sono visibili anche ai nostri giorni. La zona di Bagnarola, infatti, è una delle zone di Cesena più produttive a livello agricolo.
Ma cosa fecero concretamente i frati? Disboscarono, misero a coltura il terreno costruendo una serie di pozzi, costruirono le strade, le residenze in cui andarono a vivere loro o i contadini mezzadri a cui affittarono i poderi, e, soprattutto, misero in sicurezza il Pisciatello alzando gli argini di molti metri. Questa bella storia che racconta molto della nostra terra, dei suoi abitanti, è diventata sia un libro, scritto da Claudio Riva, ricercatore storico, che una mostra in cui vengono esposti i documenti e i contratti di vendita sia all'Archivio di Stato che l'Abbazia del Monte. Tra questi documenti ce ne sono alcuni molto curiosi, come uno che autorizza i frati a chiamare con nomi le mucche allevate in zona. Ai primi posti c'è una mucca chiamata "Badessa" e un'altra "Addormentata". Ogni atto o contratto che riguarda quell'appezzamento di terra (per il periodo che va dal 1455 al 1797, data in cui Napoleone incamerò i beni della Chiesa) è stato opportunatamente interpretato dagli storici e reso fruibile al pubblico.
La mostra aprirà sabato. Sarà anticipata da una conferenza dal titolo "Le bonifiche benedettine della Bagnarola" tenuta dallo stesso Claudio Riva e Gianluca Braschi, direttore dell'Archivio di Stato. Finita la conferenza - che si terrà alle 17 - i presenti saranno accompagnati dagli storici all'Archivio di Stato (in via Montalti 6, all'interno del Chiostro di San Francesco aperto tutti i giorni dalle 8 alle 13 e il lunedì e il mercoledì dalle 8 alle 17) per vedere i preziosi documenti che raccontano curiosità e particolari di storia quotidiana, la più bella e interessante per capire com'è cambiata la società. L'altra mostra, con documenti della stessa importanza, si terrà all'Abbazia del Monte e, in questo caso, chi vuole visitarla deve effettuare una prenotazione telefonica.