Al Plautus va in scena l'Orestea di Eschilo
Giovedì 16 agosto, ore 21.30, all'Arena Plautina di Sarsina va in scena l'Orestea di Eschilo, diretta da Giuseppe Argirò, con Renato Campese, Cinzia Maccagnano, Maurizio Palladino, Silvia Siravo, Alberto Caramel, Silvia Falabella e con la partecipazione di Maria Cristina Fioretti.
Il passato esercita un’attrazione irresistibile, infatti le nostre radici affondano in una cultura immortale: i classici ci parlano da lontano e spiegano il presente. L’eternità della tragedia consiste nella sua contemporaneità.
L’Orestea sancisce non solo la nascita della storia teatrale, ma della messa in scena come specchio della civiltà. L’archetipo dell’eterna lotta tra il maschile e il femminile si concretizza in un conflitto universale tra matriarcato e patriarcato, materializzandosi nelle figure di Clitennestra e Agamennone. Le solitudini dei diversi personaggi trovano conforto nella scrittura sublime di Eschilo.
L’intera trilogia, l’unica a noi pervenuta, è stata condensata in 80 minuti, mantenendo comunque intatta l’azione scenica, più evidente nell’Agamennone e legata alla vendetta nelle Coefore. La parte dibattimentale delle Eumenidi è stata interamente affidata al personaggio di Atena.
La tessitura drammaturgica è scandita dai capitoli che confermano la serialità della tragedia e ne aumentano la dimensione epicizzante. L’ambientazione è volutamente borghese, nella ricostruzione di un interno che racconta le vicende familiari degli Atridi: il ghenos è infatti il nucleo originario della colpa che si tramanda senza pietà di padre in figlio e costituisce l’essenza stessa della tragedia classica rispetto alla modernità.
Il conflitto degli opposti inconciliabili esplode in una sequenza di omicidi parentali che sembrano affollare le cronache contemporanee. Si intrecciano così vendette ed esecuzioni sommarie che anticiperanno, grazie al futuro teatro di Seneca, le più buie atmosfere shakespeariane.
La drammaturgia eschilea è viva e di forte impatto emotivo, in virtù di una scelta stilistica condivisa con un cast di attori straordinari, che prosciugano il testo, privandolo di ogni retorica, stilizzandone alcuni momenti, scegliendo una parola rarefatta e profondamente poetica.