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Assolto il '68 nel Processo a San Mauro Pascoli: oltre 500 persone a Villa Torlonia

Non ammette dubbi il verdetto del tribunale popolare di San Mauro Pascoli allestito da Sammauroindustria, che si è espresso per l’assoluzione con 244 voti, 74 per l’accusa

Il ’68 assolto con formula piena. Non ammette dubbi il verdetto del tribunale popolare di San Mauro Pascoli allestito da Sammauroindustria, che si è espresso per l’assoluzione con 244 voti, 74 per l’accusa. Al Presidente del Tribunale Miro Gori non è restato che leggere il verdetto assolutorio, al termine di due ore di grande dibattito, con tifo da stadio che mai si era registrato nei processi del 10 agosto. Tanto da portare lo stesso presidente a minacciare in più occasioni lo sgombero dell’aula visto il clima sessantottesco che si era creato. Il tutto davanti a oltre 500 persone ammassate nelle sale interne di Villa Torlionia-La Torre, che non hanno voluto mancare a questo appuntamento, malgrado le avverse condizioni meteo.

Ad aprire il fuoco contro il ’68 è stato il giornalista Giancarlo Mazzuca, che ha parlato di “ribellione dei figli di papà contro i padri che, sull'onda del benessere economico del secondo dopoguerra, avevano creato ricchezze e opportunità. Giorgio Amendola aveva definito ‘rigurgito di infantilismo’ il movimento, cosa di cui mi trovo d’accordo”. Lapidario il suo finale: “di formidabile quegli anni hanno lasciato solo le macerie, la più grande è stato il terrorismo”.

Gli ha subito ribattuto lo storico Marcello Flores: “Il ’68 è stato un evento mondiale. Ricordo quattro immagini simbolo: una ragazza sulle spalle di un giovane – la «Marianna del ‘68» come venne chiamata – che sventola una bandiera vietnamita durante il maggio a Parigi; i giovani di Praga che circondano i carri armati sovietici; un generale sudvietnamita giustizia un prigioniero a Saigon sparandogli a bruciapelo un colpo alla tempia;  gli atleti americani Tommie Smith e John Carlos salutano col pugno chiuso in un guanto nero alle Olimpiadi di Città del Messico”.

L’altro accusatore, Giampiero Mughini: “Il 68 è stato un grande movimento di energie che si sono avariate e durate troppo, 18 anni per la precisione: dal luglio del 1960 con l’uccisione dell’operaio edile Salvatore Novembre, sino all’uccisione di Aldo Moro. In quegli anni c’era l’illusione che la politica rivestisse un valore assoluto e modellasse la società, salvo poi scoprire le cose erano più complesse”. Questione terrorismo: “Quando si inneggia a Che Guevara, Stalin, Lenin, Mao, ai Gap, perché stupirsi se poi qualcuno imbraccia le armi?”. Durissimo sull’omicidio Calabresi: “che fine hanno fatto quegli 800 intellettuali che firmarono un appello contro il commissario di Milano?”. In chiusura: “Il 68 ha prodotto un groviglio di sottoculture che a tutt'oggi ingabbiano la nostra storia civile e impediscono una modernizzazione del Paese”.

A chiudere l’ultimo difensore, Marco Boato. “Il movimento (prevalentemente studentesco, ma non solo) del ’68 si è saldato con il movimento (prevalentemente operaio, ma non solo) del ’69, all’epoca dei rinnovi contrattuali del cosiddetto ‘autunno caldo’, dando vita così ad una sorta di ‘nuovo biennio rosso ’68-69’. Questo ebbe la sua conclusione tragica e traumatica nella strage di piazza Fontana a Milano che segnò per un’intera generazione giovanile la ‘perdita dell’innocenza’, il passaggio dal sogno di una rivoluzione antiautoritaria al fare i conti con la destabilizzazione istituzionale e con la reazione fascista”. Assolutorio il finale: “se gli anni ’70 restano ancor oggi nella memoria per le tragedie della strategia della tensione, dei rigurgiti fascisti e poi degli “anni di piombo”, in realtà essi hanno anche determinato la più straordinaria stagione di riforme e di conquista di nuovi diritti civili di tutto il secondo dopoguerra”.

Al termine la conta dei voti con il verdetto di ampia assoluzione letto dal presidente del Tribunale Miro Gori.

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