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In sciopero i lavoratori di Intesa San Paolo: "Non vogliamo perdere i diritti"

Le lavoratrici e i lavoratori del Gruppo Intesa Sanpaolo scioperano per l'intera giornata di lunedì opponendosi "in modo deciso alla volontà di annullare tutele e diritti per i lavoratori del Gruppo"

Le lavoratrici e i lavoratori del Gruppo Intesa Sanpaolo scioperano per l'intera giornata di lunedì opponendosi “in modo deciso alla volontà di annullare tutele e diritti per i lavoratori del Gruppo. Nel territorio delle Province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini sono coinvolti i circa 1000 lavoratori delle filiali ed uffici di Cariromagna, Intesa Sanpaolo Private Banking, Banca CR Firenze, Neos Finance, Banca Fideuram, Intesa Sanpaolo Group Service ed Intesa Sanpaolo.

La comunicazione arriva dai sindacati Dircredito - Fabi - Fiba/Cisl - Fisac/Cgil - Sinfub - Ugl – Uilca. “Sono ben altri i costi da tagliare: le milionarie spese per consulenze, centinaia di poltrone nei consigli di amministrazione e i compensi stellari dei managers, Consigliere Delegato compreso. Lo sciopero è contro le decisioni aziendali che sacrificano i diritti dei lavoratori e rappresenta l'avvio di una fase vertenziale che si auspica riconduca al più presto il Gruppo Intesa Sanpaolo sulle posizioni costruttive e di dialogo, in linea ai dichiarati principi sulla Responsabilità Sociale d'Impresa.Senza una chiara e sostanziale inversione di rotta della Banca, siamo pronti, con il coinvolgimento dei lavoratori, a proseguire la vertenza con ulteriori iniziative di mobilitazione”.

Il no è corale, i lavoratori non vogliono perdere i propri privilegi e chiedono di non “ caricare di nuovo la riduzione dei costi su tutti i lavoratori e lavoratrici, con l’azzeramento di garanzie e tutele dei contratti aziendali.  Di non procedere alla revisione - mai ufficializzata - del Piano d’Impresa 2011/2013, con McKinsey che pialla banca, lavoratori e gli stessi clienti” Docono no alla “decisione di chiudere 1.000 filiali, per ottenere redditività a breve, all'annullamento degli effetti dell’Accordo del 29 luglio 2011 sulle uscite e all'azzeramento delle tutele contrattate sulle ricadute del Piano d'Impresa 2011-2013 per chi rimane.  Chiedono di non rinunciare al Fondo di Solidarietà di settore come ammortizzatore sociale, aprendo il varco all’applicazione della Legge 223 sui licenziamenti collettivi, fatto gravissimo in una banca che non è in stato di crisi con un risultato netto di circa 2 mld nel 2011 e la conferma dei dividendi nel 2012. Inoltre si oppongono alla cancellazione delle tutele normative ed economiche aziendali e all'applicazione ai lavoratori interventi pesanti su riduzione di orari non pagata, mobilità, ferie e straordinari”.

“In una perdurante crisi del Paese e in presenza del fondamentale impegno dei lavoratori del Gruppo Intesa Sanpaolo verso famiglie e imprese, - concludono i sindacati - la posizione Aziendale di chiusura alle tutele si pone in netto contrasto con le lavoratrici e lavoratori, peggiorando gravemente il clima aziendale. La decisione della Banca di tenere in servizio, per effetto del Decreto sugli Esodati, i lavoratori in uscita al Fondo di esuberi del Settore Bancario, non può essere usata come nuovo ricatto per scaricare sui soliti noti, i lavoratori, inaccettabili sacrifici”.
 

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