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Piadina, che caos: quella "industriale" salvata dal tribunale. Resta il rebus dei chioschi

La "piadina romagnola" la si può produrre industrialmente solo il Romagna, almeno se la si vuole chiamare in quel modo. E' quanto afferma una sentenza del Consiglio di Stato pubblicata mercoledì

La “piadina romagnola” la si può produrre industrialmente solo il Romagna, almeno se la si vuole chiamare in quel modo. E' quanto afferma una sentenza del Consiglio di Stato pubblicata mercoledì. Ad esultare è il Consorzio di Promozione e Tutela della Piadina Romagnola, per intenderci il club che mette assieme i sostenitori dell'IGP, che sono principalmente i produttori industriali romagnoli.

In questa vicenda le carte bollate stanno rendendo molto intricata la vicenda, ma il risultato è essenzialmente uno: il riconoscimento del marchio di “Indicazione geografica protetta” alla piadina in Romagna sta causando più scontri e dissapori mentre dovrebbe unificare un territorio che in tale marchio dovrebbe ritrovarsi essendo la piadina un tratto identitario molto forte.

CHIOSCHI 'FUORILEGGE': SI RISCHIANO MULTE SALATISSIME – Conviene riepilogare la vicenda. Domenica sera, la puntata di Report di Raitre ha mandato in onda un servizio molto critico facendo riferimento alla multa da 4mila euro arrivata ad un ambulante di Ravenna che ha fatto ciò che ha sempre fatto da anni: vale a dire scrivere in un modesto cartello 'piadina romagnola' per vendere la piadina, per altro realizzata con la farina da lui prodotta, a km zero. Una vera piadina romagnola tradizionale, ma che ha il “difetto” di non essere stata prodotta da un membro del Consorzio della Piadina Romagnola, e quindi fuori dal “disciplinare” dell'IGP.

CONFESERCENTI E SLOW FOOD CONTRO L'IGP - “L'avevamo detto che sarebbe capitato”: è la sintesi della Confesercenti, che sia a Cesena, che a Forlì e Ravenna si è fortemente battuta contro il marchio Igp, in quanto è un marchio tarato per le produzioni industriali, che non prevede l'utilizzo di ingredienti locali (e di conseguenza non dà ricadute sull'agricoltura romagnola) e che è molto costoso tra controlli e rinnovi. Per altro il disciplinare non consente molte variazioni artigianali alla ricetta, ma in compenso permette l'aggiunta di alcol per allungare la conservazione del prodotto. Il risultato però è che i chioschi non potranno più pubblicizzare i loro prodotti come 'Piadina romagnola' o 'piada romagnola'.

IL RICORSO TRA INDUSTRIALI – Contro il marchio IGP ha mosso un ricorso al Tar del Lazio un'azienda modenese produttrice di piadina, vincendo e bloccando l'applicazione del marchio IGP, nonostante la registrazione presso l'Unione Europea. In questa diatriba la Confesercenti sperava quindi di bloccare, almeno per il momento, le potenziali sanzioni ai produttori artigianali dei chioschi. Ma così non sarà. La sentenza, annuncia il Consorzio di Promozione e Tutela della Piadina Romagnola, è stata ribaltata dal Consiglio di Stato.

“LA PIADINA E' SALVA”: “La Piadina Romagnola è salva: potrà essere fatta solo laddove è storicamente nata, appunto in Romagna. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato che ha accolto l’appello presentato dal Consorzio di Promozione e Tutela della Piadina Romagnola insieme al Ministero della Politiche Agricole Alimentari e Forestali ed alla Regione Emilia Romagna. La sentenza (02405/2015) pubblicata ieri, respinge infatti in toto il ricorso di primo grado presso il TAR Lazio presentato da un’azienda emiliana produttrice di piadina. Finalmente si è fatta giustizia”, commenta Elio Simoni Presidente del Consorzio.

Tuttavia si tratta di una controversia legale tutta interna al mondo industriale, che non salva chi storicamente ha sempre prodotto e venduto piadina in Romagna, vale a dire centinaia di chioschi e negozi. Continua Simoni: “La sentenza del Consiglio di Stato sostiene che l provvedimento del TAR è “discriminatorio ed in contrasto con la disciplina comunitaria, poiché limitava l’utilizzo dell’I.G.P. alla sola produzione cosiddetta artigianale nei chioschi, con esclusione di quella industriale, senza precisare in che modo, e per quale ragione la produzione nei chioschi assuma caratteristiche qualitative differenziate e peculiari rispetto a quella industriale” (così la sentenza)”.

“La sentenza sopraccitata stabilisce inoltre che “nel settore produttivo agro-alimentare per numerosi prodotti beneficiari di I.G.P. o D.O.P. si registra, invero, il passaggio da un’originaria produzione in ambito limitato e a livello artigianale a quello su scala industriale, in relazione all’incremento della domanda dei consumatori, senza che ciò influisca sul regime di tutela che si incentra sulla ricetta, sulla zona di origine, sulla reputazione del prodotto e sul metodo di ottenimento”.

“PIADINA ROMAGNOLA”: TERMINE OFF-LIMITS. Per Simoni “pra la denominazione protetta Piadina Romagnola / Piada Romagnola è a disposizione solo ed esclusivamente di tutti i preparatori romagnoli e nessuno, al di fuori della Romagna, potrà imitarla. “Siamo sempre stati convinti della bontà e della correttezza del lavoro svolto in questi lunghi anni - prosegue Simoni - e finalmente il Consiglio di Stato ce ne dà atto, chiudendo definitivamente la questione. Ora ci impegneremo con maggior forza e rinnovato vigore, nel promuovere il prodotto simbolo della Romagna ed a tutelarlo dalle imitazioni”.

LA PIADINA IGP ANDRA' ALL'EXPO. “Nell’anno dell’Esposizione universale di Milano saremo impegnati in numerose iniziative volte a far conoscere al mondo intero, questo importante prodotto, la sua storia e le sue tradizioni - afferma il direttore del Consorzio Paolo Migani - Il prossimo 11 giugno parteciperemo all’incontro con la stampa internazionale (più di 600 giornalisti già accreditati provenienti da tutto il mondo), poi nei mesi di settembre ed ottobre saremo presenti nello spazio espositivo ‘Piazzetta’ dell’Emilia Romagna, all’interno del quale non solo coinvolgeremo i visitatori in laboratori di preparazione della Piadina Romagnola, ma realizzeremo una serie di eventi volti alla sua valorizzazione e a quella del territorio”.

RESTA IL NODO DEI CHIOSCHI. Tutto questo dà un impulso all'industria alimentare romagnola, perché la sua piadina confezionata potrà estendersi su tutti i mercati europei con la tutela del marchio IGP. Il problema resta però “in casa”, per i piccoli produttori dei chioschi che sono rimasti “usurpati” del nome del loro prodotto. Per Simoni, tuttavia, “contrariamente a quanto emerso in questi ultimi mesi, e soprattutto negli ultimi giorni, da parte di alcuni detrattori dell’Igp, ribadiamo che siamo, come sempre lo siamo stati, a disposizione di tutti i preparatori siano essi chioschi, ristoranti, imprese artigianali, ecc., a fornire tutte le corrette e precise informazioni in merito all’utilizzo della denominazione Piadina Romagnola / Piada Romagnola IGP, per poter dare a tutti l’occasione si sfruttare nel modo migliore l’importante opportunità offerta dalla registrazione della Indicazione Geografica Protetta “Piadina Romagnola / Piada Romagnola”.

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