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Giovedì, 18 Aprile 2024
Economia

Piadina al veleno, botta e risposta: "Quella vera è nei chioschi"

Il Tar ha dichiarato illegittimo il disciplinare di produzione che Regione Emilia-Romagna e Ministero delle Politiche Agricole avevano presentato alla Commissione Europea nel 2012

Continua il dibattito sulla piadina romagnola e il marchio Igp. “Ci dispiace molto – commentano Graziano Gozi, direttore della Confesercenti Cesenate e Gianpiero Giordani, coordinatore della Associazione per la Valorizzazione della Piadina Romagnola - che il presidente del Consorzio che ha chiesto l’Igp che tutela la piadina industriale, l’abbia presa così male e si scagli contro di noi con così tanta veemenza e arroganza".

"Certo - aggiungono - avrebbe potuto evitare figuracce, prima di rilasciare dichiarazioni così trionfanti (quelle apparse sui quotidiani il 23 maggio scorso), bastava dare solo un’occhiata su internet il 19 maggio e, con un solo clic, si sarebbe accorto che la loro Igp era stata bocciata dal Tar del Lazio”.

“Non capiamo perché non ci possa consentire – continuano Gozi e Giordani -, il presidente del Consorzio, di essere contenti se un organo pubblico così importante come il Tar del Lazio (lo abbiamo riportato nel comunicato stampa dei giorni scorsi), dopo il ricorso di un’azienda, abbia riconosciuto di fatto le posizioni che Confesercenti e Slow Food sostengono da anni: la Vera Piadina Romagnola è solo quella prodotta tradizionalmente, la produzione industriale non può essere tutelata da un marchio pubblico come l’Igp”.

Il Tar ha dichiarato illegittimo il disciplinare di produzione che Regione Emilia-Romagna e Ministero delle Politiche Agricole avevano presentato alla Commissione Europea nel 2012 ed i relativi decreti ministeriali di riconoscimento della tutela provvisoria. E la motivazione afferma in modo perentorio che se c’è la possibilità di riconoscere una reputazione tutelabile deve essere solo per la piadina prodotta in maniera tradizionale e manuale e non certo per quella industriale.

“Se fosse utile chiarirlo – prosegue Graziano Gozi, direttore della Confesercenti Cesenate -, rammentiamo che le Confesercenti Cesenate, Forlivese e di Ravenna, assieme a Slow Food Emilia-Romagna, hanno da molto tempo presentato opposizione a questa Igp. Pertanto è indiscutibile che il disciplinare che è stato presentato non ci piace. Il Ministero e la Regione Emilia-Romagna ci hanno invitato per cercare una mediazione (cioè conciliare 2 posizioni alternative) e Confesercenti ha partecipato ponendo diverse questioni".

"L'aspetto principale delle richieste Confesercenti era la sottolineatura della differenza fra prodotto artigianale e prodotto industriale - proseguono -. La proposta conclusiva del disciplinare non recepiva il cuore delle nostre proposte e, quindi, ha trovato la nostra avversità. Abbiamo raccolto migliaia di firme a sostegno delle nostre motivazioni in ben più dei 14 chioschi citati a sproposito e siamo disponibili ad andare "a confronto" con tutti i titolari dei chioschi, che secondo il presidente del Consorzio starebbero dalla loro parte, e verificare se vengono raccontate loro tutte le ragioni: ha più valore e dignità per la valorizzazione della piadina la nostra idea o l'Igp che hanno pensato i produttori di piadina industriale? Lo sanno i chioschi che, una volta approvata questa Igp, non potranno continuare a chiamare Piadina Romagnola il prodotto che preparano da decine di anni, se non aderendo (pagando) e rispettando, anche negli ingredienti quel disciplinare e sottostando a tutte le inerenti pratiche burocratiche?”.

“Stia sereno il presidente del Consorzio – concludono Gozi e Giordani - e faccia pure ricorso al Consiglio di Stato per far prevalere le posizioni di una parte di industriali contro altri industriali. Noi continueremo a portare avanti in ogni luogo la nostra idea e le nostre ragioni per preservare l’autenticità di un cibo che è anche l’identità e la storia di intere generazioni della Romagna: la Vera Piadina Romagnola è quella preparata giornalmente nei chioschi e nei ristoranti dalle sapienti mani di azdore; prodotta tutti i giorni, manualmente e nel rispetto della tradizione più autentica, con prodotti selezionati del territorio. La piadina industriale che si trova nei sacchetti dei supermercati, ha le sue ragioni di mercato, ma è tutta un’altra storia”.

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