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Legacoop Romagna alle province: "Accordatevi per gestire l'area vasta"

Il presidente Guglielmo Russo ha ricordato come la presenza cooperativa in Romagna sia fortemente radicata e come "nonostante i casi dolorosi di crisi siamo orgogliosi di poter affermare che abbiamo difeso l’occupazione"

"Le tre province romagnole diano vita a un’intesa per gestire in maniera unitaria le deleghe che ancora restano loro in capo, dando una strumentazione e una governance provvisoria dell’area vasta Romagna". È questa la proposta forte alle istituzioni lanciata dal direttore generale di Legacoop Romagna, Mario Mazzotti, nel corso dell’assemblea dei delegati svolta lunedì mattina a Cesena. Mazzotti ha proposto gli “Stati generali della Romagna”, "un appuntamento che chiami a raccolta tutte le istituzioni romagnole per discutere insieme dei grandi progetti di crescita e dell’assetto istituzionale di questo territorio, soprattutto dopo l’esito del referendum del 4 dicembre".

Il presidente Guglielmo Russo ha ricordato come la presenza cooperativa in Romagna sia fortemente radicata e come "nonostante i casi dolorosi di crisi siamo orgogliosi di poter affermare che abbiamo difeso l’occupazione: quella buona, non quella precaria". Sono 430 le imprese associate, con 27mila occupati e quasi 400mila posizioni associative, mentre poco meno di 7 miliardi è il valore complessivo della produzione incluse le fuori sede. 

"Sul piano interno Legacoop Romagna sta ragionando su tre piani, ha ricordato Russo nel suo intervento: consolidamento dell’organizzazione e ricambio generazionale, iniziative di promozione – tra cui il progetto Coopstartup Romagna per il lancio di nuove cooperative – e servizi alle imprese, con la nascita entro l’anno di un’unica società di servizi, in grado di competere a livello nazionale".

"La cooperazione si è dimostrata resiliente – ha detto Mazzotti – e ha fatto tutto il possibile per sostenere le imprese in difficoltà, perché mutualità e solidarietà fanno parte del nostro dna, ma ora servono politiche nuove, con l’adozione di un grande piano di investimenti pubblici, questa volta effettivi e non annunciati. Legalità, trasparenza e mercato possono essere coniugati insieme", ha concluso il direttore anticipando tre progetti su porto, edilizia e cooperative case del popolo che rappresenteranno il fulcro del piano lavori 2017 insieme all’obiettivo della nascita dell’Alleanza delle Cooperative Romagna.

Di fronte alla «questione sociale che attraversa l’Italia, ma anche tutto il mondo sviluppato» e al riprendere fiato di movimenti razzisti e xenofobi, serve per Mazzotti una grande "battaglia culturale, oltre che politica, per sconfiggere le diseguaglianze e l’iniquità nella distribuzione della ricchezza, perché è dalle diseguaglianze che si nutrono i populismi". Bene per il direttore di Legacoop Romagna la decisione di abolire i voucher e intervenire sulle normative degli appalti, eliminando le ragioni per la consultazione referendaria del 28 maggio prossimo.

"La Regione Emilia-Romagna – ha detto nel suo intervento l’assessore regionale alle Infrastrutture Raffaele Donini – ha posto grande importanza sugli investimenti infrastrutturali: ci siamo concentrati per sbloccare 6 miliardi di investimenti. In Romagna tra le priorità ci sono il porto di Ravenna, che è lo scalo marittimo dell’Emilia-Romagna, il trasporto di costa di Rimini e la valorizzazione di un sistema aeroportuale integrato e specializzato», che comprenda anche Forlì nel momento in cui non sia più «ostaggio di una gestione inadeguata".

All’evento – a cui hanno preso parte numerosi ospiti del mondo istituzionale, economico, politico e sociale di tutta l’area vasta – sono intervenuti anche il sindaco di Cesena, Paolo Lucchi, che ha portato il saluto iniziale, il presidente di Legacoop Emilia-Romagna, Giovanni Monti, e il presidente di Legacoop nazionale, Mauro Lusetti, che ha svolto le conclusioni. "Abbiamo superato una crisi reputazionale gravissima – ha ricordato il presidente nazionale – ne siamo fuori, ma occorre tenere alta l'asticella". Anche perché le cooperative "sono l'unico ascensore sociale di questo Paese: migliorano la vita di chi non ha privilegi", e hanno salvato un pezzo importante della manifattura italiana »attraverso i “workers buyout”, le cooperative gestite dai lavoratori delle aziende in crisi, con cui sono stati mantenuti più di 1500 posti di lavoro". Tra i cooperatori hanno preso la parola Monica Ciavatta (coop sociale Centofiori), Andrea Babini (ICEL), Lisa Tormena (Sunset) Giovanni Piersanti (Cooperativa Agricola Cesenate), Alfredo Fioretti (CMC) e l’esperto del settore costruzioni Michele Dal Prato. I lavori sono stati presieduti da Romina Maresi, presidente della cooperativa sociale San Vitale.

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