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Il bracciatello del panificio cesenate in vetrina alla prestigiosa Fiera di Spoleto

“I nostri prodotti dolciari – informa Roberto Reggiani – verranno esposti in teche di vetro alla fiera di Spoleto. Siamo orgogliosi di rappresentare la Romagna e la Regione

Il bracciatello del Panificio Bolognese dei fratelli Reggiani, rappresenterà la tradizione dolciaria cesenate alla prestigiosa fiera Dolci d’Italia, festival nazionale dei dolci tipici italiani che si terrà a Spoleto a dall'1 al 3 novembre. Il panificio Bolognese è un pezzo identitario della storia di Cesena. Fu aperto nel 1959 in piazza Amendola dal fondatore Gaetano Reggiani, per poi spostarsi nella sede attuale di via Verzaglia. Venne chiamato “Bolognese” perché Gaetano Reggiani, detto il bulgneìs, maestro fornaio, veniva appunto da Bologna.

I suoi titolari figli, Roberto, Manuela e Ombretta, coadiuvati dalla sorella Maria Cristina, hanno appreso l’arte, proseguito la tradizione, e sono subentrati e hanno proseguito la tradizione e sono entrati nel forno anche i nipoti della terza generazione. Il forno è convenzionato col corso di laurea in Scienza e Tecnologie Alimentari dell’Università ed ospita utili tirocini di laureandi italiani e stranieri. Roberto Reggiani è anche il coordinatore dell’Associazione dei Fornai Malatestiani nata con la finalità di promuovere la cultura alimentare e valorizzare pane e dolci del panificio artigianale.

“I nostri prodotti dolciari – informa Roberto Reggiani – verranno esposti in teche di vetro alla fiera di Spoleto. Siamo orgogliosi di rappresentare la Romagna e la Regione. Per noi l’arte dolciaria è gusto, ma anche cultura, storia e identità. In passato, come Forni malatestiani, abbiamo realizzato una ricerca sulle origini del dolce del bracciatello, tipico prodotto da forno artigianale, ieri come oggi. Gustosa è anche la derivazione del nome. “Bracciatello” da “bracidellus”, o “brazidellus”, è un termine del tardo latino che risdale intorno all’anno Mille. Il termine deriva dalle modalità di vendita di questo dolce, i rivenditori infatti, durante le feste, erano soliti mettere questi dolci intorno al braccio per proporre al pubblico questa golosità".

"Da qui, in dialetto romagnolo “brazadèl”. La ricetta - prosegue Reggiani - è semplice: impasto di uova, farina e zucchero, quando c’era. Nelle antiche cronache, compreso il periodo Malatestiano a Cesena e in Romagna, i bracciatelli compaiono spesso e volentieri. In tempi più recenti hanno iniziato a scandire il calendario delle ricorrenze liturgiche e delle feste comandate. Nell’Ottocento, ad esempio, era consuetudine nelle campagne romagnole che il pranzo del battesimo dedicato ai bimbi appena nati fosse celebrato dalla mamma della puerpera con un cesto di bracciatelli, dedicati agli invitati: un bracciatello più grande era invece in onore del parroco. Allo stesso modo, sino ai giorni nostri, i bracciatelli sono ancora dolci beneauguranti, che accompagnano cresime e comunioni. Feste a parte, sono buoni da gustare soli o inzuppati nell’Albana, nel caffellatte o nella cioccolata in tazza”.

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