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"Fateci aprire", Confcommercio spinge: "Più persone possono stare in un bus e non in un locale?"

Il presidente Patrignani: "Non è pensabile che le attività del turismo e dell'hospitality debbano aspettare il 1 giugno"

"Toc toc, c'è nessuno? Fateci riaprire", questo è il messaggio lanciato da Confcommercio cesenate per sensibilizzare il governo centrale a rivedere la data della riapertura di bar, ristoranti, bagni al mare, alberghi e tutti gli esercizi pubblici che non sono rientrati nella fase due. Il timore di Augusto Patrignani, presidente di Confcommercio, e che, non ripartendo subito, le imprese facciano fatica a restare in piedi.

Patrignani dobbiamo tornare alla vita normale o è meglio attendere ancora un po'?

"Io penso che con le dovute accortezze potremmo riprendere la vita normale. Se possiamo andare in bus con le mascherine dove magari ci ritroviamo in sei o sette, perché non possiamo andare in un locale? Non è pensabile che le attività del turismo e dell'hospitality debbano aspettare il 1 giugno.

Col senno di poi, lei l'avrebbe gestita diversamente questa emergenza?

"Col senno di poi, secondo me, anche il Governo l'avrebbe gestita diversamente. Io l'avrei fatto da subito, sopratutto per quello che riguarda le aziende. Secondo me è stato uno sbaglio chiudere per codice Ateco. Anzi più che sbaglio è stata un'ingiusta discriminazione. Doveva restare aperto chi poteva garantire la giusta sicurezza ai suoi dipendenti. Tra l'altro, in questo modo, lo Stato, mettendo meno lavoratori in cassa integrazione, avrebbe speso molti meno soldi e le aziende avrebbero avuto più possibilità di restare in pista. Secondo me queste sono scelte che si pagheranno molto in futuro, sarà un danno che ce lo porteremo avanti chissà fino a quando. Questa è la dimostrazione che siamo ancora un Paese arretrato".

Su costi e tasse che idea ha?

"Di sicuro penso che chi è rimasto chiuso non debba pagare le tasse relative al periodo in cui è rimasto chiuso. E parlo di Tari, Imu e suolo pubblico. E anche per chi è rimasto aperto bisognerebbe rimodulare sia tasse e che tariffe.

Quante sono, secondo lei, le aziende che non riapriranno?

Io stimo un 10%. Tutte nel settore pubblici esercizi, nel terziario. Ci sono aziende che erano già in difficoltà e con questa legnata non riescono più a rialzarsi. Per questo andrebbero aiutate con liquidità, per cercare almeno di provarci.

Il turismo è il settore forse più a rischio?

Oltre al danno economico ci sarà anche un danno di immagine. Magari alcune di quelle imprese che non riescono a riaprire questa estate cercheranno di riaprire il prossimo anno, ma pensate che tristezza andare in una località turistica e vedere qua e là strutture chiuse, serrande abbassate, bar fermi.

Quindi cosa chiedete?

Vorremo regole meno stringenti, vorremo aiuti che siano in grado di farci tornare alla quotidianità in sicurezza. Non ci potrà più essere la ressa di prima, va bene, ma ci vogliono delle misure coerenti, non incomprensibili. Come dicevo prima non si capisce perché in un bus di 40 metri quadrati ci possono stare più persone mentre in un negozio no. Come al solito gli esercizi pubblici sono sempre più penalizzati.

Come si sta comportando il Comune di Cesena?

Ha eliminato la tassa del suolo pubblico per quest'anno e la Tari alle aziende che hanno dovuto chiudere. Bisogna dire la verità che si sta comportando bene e che le misure adottate sono misure intelligenti. Noi avevamo chiesto qualcosa in più a costo zero, ma ancora non ci ha risposto. Si tratta di Icarus. Visto che abbiamo fatto senza Icarus per anni, abbiamo chiesto che anche quest'anno, particolarmente difficile per il commercio, si potesse far senza e che le auto potessero accedere al centro senza limiti. Ci sembra una misura di buon senso, un bel segnale verso chi lavora nel centro storico e fa fatica a ripartire. Per il momento non ci hanno ancora risposto, mi auguro che ci stiano pensando. 

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