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Economia Bagno di Romagna

E45, turismo 'mordi e fuggi' e aziende agricole dimezzate

Organizzare le presenze turistiche in una logica di sistema, che superi l'attuale "mordi e fuggi", e collegare il turismo con le eccellenze ambientali, storico-culturali e agroalimentari che costituiscono la vera identità del territorio

Organizzare le presenze turistiche in una logica di sistema, che superi l’attuale “mordi e fuggi”, e collegare il turismo con le eccellenze ambientali, storico-culturali e agroalimentari che costituiscono la vera identità del territorio dei comuni attraversati dall’E45.E’ questa la proposta emersa al secondo laboratorio per il “Rinascimento E45”, promosso da Coldiretti, con la presentazione a Bagno di Romagna di una ricerca commissionata al dipartimento di Sociologia della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna.

Nei sette comuni del territorio (Bagno di Romagna, Borghi, Mercato Saraceno, Roncofreddo, Sarsina, Sogliano al Rubicone, Verghereto) sono presenti 41 alberghi, su 594 di tutta la regione, e 143 strutture recettive costituite da agriturismi (34), alloggi in affitto, campeggi, bed & breakfast.

La presenza turistica è incentrata soprattutto sulle terme di Bagno di Romagna, che vedono ogni anno 66.484 arrivi (di cui 2.945 stranieri) per un totale di 246.940 presenze (7.636 stranieri). Il problema, secondo la ricerca Coldiretti-Università di Bologna, è una presenza media di 2,77 giorni per i turisti italiani e di 2,59 per gli stranieri. “Troppo bassa – commenta la docente di sociologia del turismo dell’Università di Macerata, Chiara Francesconi – perché questi luoghi possano essere considerati a tutti gli effetti località turistiche. L’unica possibilità è sviluppare una logica sistemica tra i sette Comuni, puntando ad un turismo di permanenza che superi il mordi e fuggi. Questo potrà avvenire se si accresce la riconoscibilità del territorio valorizzando il patrimonio e le eccellenze locali e sviluppando politiche turistiche sostenibili che escano anche dalle logiche di omologazione a modelli di turismo esterno”.

Vasto, secondo la ricerca Coldiretti-Università di Bologna, è il patrimonio storico-culturale che va dalle 20 chiese di Sogliano, la cui principale ospita le tombe dei Malatesta, alla cattedrale di Sarsina, con il collare di San Vincinio. Altrettanto interessante è il patrimonio ambientale, dalle marmitte dei giganti di Sogliano al Parco nazionale delle Foreste Casentinesi. Fondamentale è poi il patrimonio enogastronomico, nato in queste zone da una agricoltura millenaria: qui si producono quattro prodotti a denominazione d’origine (Olio extravergine d’oliva Colline di Romagna, Formaggio di Fossa, Pesca e Nettarina di Romagna, Vitellone Bianco dell’Appennino centrale) e ben 48 prodotti tipici iscritti all’albo nazionale dei prodotti tradizionali.

“L’agroalimentare e l’enogastronomia – afferma Coldiretti – si candidano ad essere tra i settori maggiormente distintivi del territorio, anche se presentano notevoli problemi. Le campagne infatti tendono a spopolarsi, con conseguente abbandono di terreni agricoli e la loro riconversione ad altre funzioni (edilizia, infrastrutture) con la tendenza all’abbandono di colture specializzate (frutteti e vigna) a favore di colture estensivo-industriali, con il rischio di perdita di identità e di dissesto idrogeologico”.

L’Istat ha rilevato in poco meno di trent’anni il dimezzamento delle aziende agricole, passate dalle 2.772 del 1982 alle 1.443 del 2010. Nello stesso periodo la superficie agricola utilizzata (Sau) è passata da 26.406 ettari a 21.551, con una riduzione del 20%. La maggiore diminuzione delle aziende rispetto al calo degli ettari ha portato ad un aumento della superficie media aziendale dai 9,5 ettari del 1982 ai 14,93 ettari del 2010. Ma questo non basta a contenere il fenomeno dell’abbandono delle superficie agricola, soprattutto se si considera la bassa presenza dei giovani. Solo il 4% delle aziende ha un titolare tra il 18 e i 29 anni, il 32% con titolare tra i 30 e i 49 anni, il 42% tra i 50 e i 69 anni e ben il 22% con un titolare al di sopra dei 70 anni, senza un successore.

Tutto ciò si ripercuote sull’assetto del territorio: Bagno di Romagna, secondo i dati dell’Arpa regionale, è il secondo Comune a livello regionale per numero di frane (1.519, più di un terzo attive), mentre Sogliano al Rubicone e Verghereto hanno i maggiori indici di franosità della zona, rispettivamente del 28,5% e del 27,5%.

“L’agricoltura accanto alla funzione produttiva – ha detto il presidente di Coldiretti Forlì-Cesena, Filippo Tramonti – ha anche una funzione ambientale e socio-economica fondamentale nelle aree montane. Lo spopolamento agricolo diventa un rischio sul piano della difesa del suolo e del mantenimento della cultura rurale, fatta di prodotti tipici, di sicurezza alimentare, di conservazione del paesaggio”. Per salvaguardare questi aspetti, la ricerca Coldiretti-Università di Bologna propone contributi per la manutenzione ordinaria del territorio e finanziamenti concordati con l’ente pubblico per interventi più impegnativi.

Secondo il direttore di Coldiretti Emilia Romagna, Gianluca Lelli, “Occorre ricreare un collegamento tra risorse ambientali, risorse culturali e risorse produttive per ricostruire una identità del territorio che sia riconoscibile sia per gli abitanti sia per i turisti. Un obiettivo questo che può esser realizzato anche valorizzando sul piano dell’immagine i prodotti e le tradizioni che derivano dal mondo rurale, che in questa zona si presentano con particolari eccellenze”. “Fondamentale in tutto questo – ha detto il direttore del dipartimento di Sociologia dell’Università di Bologna, Giovanni Pieretti – sarà la capacità di condividere la ricerca di questo secondo Laboratorio con la popolazione residente, facendo anche in modo che la striscia d’asfalto dell’E45, dove passano giornalmente 20 mila veicoli, costituisca l’occasione per fermarsi e chiedersi dove si va e perché”.

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