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Crisi economica, anche a Cesena cresce il welfare 'fai da te'

Per reagire al disagio sociale provocato dalla crisi gli italiani puntano sull’associazionismo e sul welfare ‘fai da te’: è quanto emerge da un rapporto dell’Ufficio studi di Confartigianato che fotografa gli effetti della recessione

Per reagire al disagio sociale provocato dalla crisi gli italiani puntano sull’associazionismo e sul welfare ‘fai da te’: è quanto emerge da un rapporto dell’Ufficio studi di Confartigianato che fotografa gli effetti della recessione e le risposte dei nostri connazionali, da cui emerge che anche nel territorio provinciale sono aumentati i sodalizi di questa tipologia. ”Le esigenze di assistenza agli over 65 e, in generale, di cura della famiglia – mette in luce il Gruppo di Presidenza Confartigianato Cesena formato da Alessandro Naldi, Lorena Fantozzi e Ivano Scarpellini- hanno provocato un boom del numero di badanti e di collaboratori domestici che devono surrogare le mancanza del sistema di welfare nazionale, oggetto di tagli e politiche di austerity. Secondo i nostri dati badanti e collaboratori domestici  negli ultimi cinque anni sono aumentati di oltre il 50%”.

In questa situazione di difficoltà c’è anche un’Italia solidale che si organizza per supplire alle carenze dei servizi pubblici e rispondere alle esigenze dei cittadini, testimoniando la capacità dei nostri connazionali di impegnarsi in prima persona al servizio della comunità. Il rapporto di Confartigianato rivela infatti che in dieci anni il numero delle associazioni no profit è cresciuto del 28%. In Emilia Romagna le associazioni no profit sono 25.116, gli addetti 64.395, i volontari 428.550, pari al 9,8% della popolazione. E tra gli italiani impegnati a resistere alla crisi, gli imprenditori si distinguono per il numero più alto tra i Paesi europei e per la capacità di creare occupazione: in Emilia Romagna sono l'11,1%, 486.958 su una popolazione di 4.377.487.

“Sono dati – rimarcai l Gruppo di presidenza Confartigianato  - che ci indicano la strada per uscire dalla crisi: dare sostegno alla naturale vocazione imprenditoriale degli italiani, l’unica strada per ricostruire benessere e coesione sociale. Le politiche economiche devono valorizzare la creatività e il ‘saper fare’ tipici dell’artigianato e delle piccole imprese, la cultura, la tradizione produttiva, l’innovazione profondamente radicate nei territori del nostro Paese: tutti elementi che hanno fatto la fortuna del “Made in Italy” nel mondo. Impresa, lavoro, famiglia, territorio, associazionismo: sono i valori fondanti del ‘modello italiano’ da cui bisogna ripartire per lasciarci finalmente alle spalle una crisi che ha prodotto profondi danni economici e disagio sociale. Nel contempo va costruito un sistema di welfare ‘a misura’ della realtà sociale, economica ed occupazionale e dei nuovi bisogni dei cittadini-imprenditori e delle loro famiglie”.

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