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Confartigianato contro Possibile: "Alternanza, non mangiamo gli studenti a pranzo"

"Altro che stupirsi, siamo rimasti trasecolati da un intervento di Possibile Cesena  il quale giudica l'esperienza dell'alternanza scuola lavoro"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di CesenaToday

Altro che stupirsi, siamo rimasti trasecolati da un intervento di Possibile Cesena  il quale giudica l'esperienza dell'alternanza scuola lavoro, che si svolge anche nel nostro territorio cesenate in sinergia tra scuola superiore e mondo delle imprese, partendo  dall'episodio di “violenza, fisica e probabilmente sessuale, subìta da un ragazzo diciottenne in provincia di Rimini durante uno stage di alternanza scuola-lavoro”. Salvo poi aggiungere senza soluzione di continuità : “E' risaputo che l’alternanza ha regalato alle imprese bassa manovalanza a costo zero e senza diritti”. E' risaputo da chi, chiediamo? Manca solo che Possibile alluda a qualche imprenditore che si cucina e mangia a pranzo gli studenti. La sua richiesta è che si  istituisca “un osservatorio che vigili sull’operato delle imprese che attivano progetti di alternanza scuola-lavoro”.

Evidentemente è molto possibile che Possibile conosca poco la realtà dell'alternanza scuola lavoro. A scanso di equivoci: sono da condannare gli episodi di sfruttamento, qualora esistano, e naturalmente gli abusi sessuali, ovviamente eccezionali poiché gli imprenditori di norma non  accettano i ragazzi nei loro laboratori per approfittare di loro. 

Parliamo adesso di cose più serie. Anche nel territorio cesenate, dove è assai diffusa, l'alternanza scuola lavoro è un'esperienza che nasce nell'alveo del percorso formativo  scolastico di cultura del lavoro in cui per un paio di settimane gli studenti vengono ospitati nelle imprese per avere un primo approccio in un ambito lavorativo e professionale con quel mondo, in primo luogo a livello relazionale  e di primo apprendimento della modalità in cui si svolge l'attività lavorativa. L'alternanza scuola e lavoro non ha l'obiettivo di insegnare agli studenti lavorare! Si potrà mai in dieci giorni?

Il problema vero dell'alternanza scuola e lavoro è formare l'imprenditore ad accogliere lo studente fungendo da tutor e favorendo da parte sua lo svolgersi di un'esperienza positiva per l'allievo che può comprendere la spiegazione dei primi erudimenti del mestiere e magari anche iniziali prove pratiche. Ma non è questo il quid. Il fine resta quello di un'esperienza di cultura del lavoro. Non si insegna a lavorare, ma la passione per i lavoro, il sacrificio che esso comporta in cambio, però, di grandi soddisfazioni. Confartigianato Federimpresa Cesena accoglie essa stessa studenti in alternanza scuola lavoro e aiuta le imprese ad assumere il corretto approccio.

Ma sia chiaro: le imprese  non sfruttano gli studenti, al contrario si mettono a disposizione per permettere loro di fare un'esperienza significativa e seminano per far nascere l'interesse verso l'attività imprenditoriale. Il loro ritorno non è nell'immediato, ma sul lungo termine. Fanno quella che si chiama cultura d'impresa. Le scuole stesse debbono avere questo corretto approccio e far capire agli studenti l'essenza vera dell'alternanza scuola lavoro: non apprendistato, non manovalanza, ma un'esperienza prima di tutto di approccio culturale al lavoro. Pertanto non c'è proprio bisogno di un Osservatorio per “controllare gli abusi”. Ogni scuola fa il feed back insieme alle imprese e gli studenti stessi sono invitati a  stilare un bilancio della loro esperienza. E di  norma la scuola ringrazia l'impresa per la collaborazione e il tempo che mette a disposizione. Ecco, perché la posizione  espressa in quel comunicato ci sembra fuori registro, oltre che molto ma molto “vetero”. Manca solo la parola padrone, ma il concetto è che l'imprenditore faccia il bello e cattivo tempo. Ma questa è ideologia, disancorata dalla realtà. Per questo il commento finale sorge spontaneo: ma è mai POSSIBILE che non si capisca?

Giampiero Placuzzi, vicesegretario Confartigianato Federimpresa Cesena

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