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La Cisl delle tre province si fonde di già: nasce Cisl Romagna

La Cisl Emilia Romagna si riorganizza riducendo le proprie strutture territoriali (Unioni Sindacali Territoriali) in regione da dieci a sei: nasce così la UST Romagna

La Cisl Emilia Romagna si riorganizza riducendo le proprie strutture territoriali (Unioni Sindacali Territoriali)  in regione da dieci a sei: nascono così la UST Romagna, che va ad accorpare i territori di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini, la UST Parma e Piacenza, nata dall’unione degli ultimi due territori a nord della via Emilia, e la UST Bologna di Area Metropolitana, che fonde gli attuali territori di Bologna e Imola. A queste si affiancheranno le Cisl attuali di Ferrara, Reggio Emilia e Modena, sebbene per queste ultime due, in linea con la proposta della Regione Emilia Romagna per il riordino istituzionale delle Province, si avvierà il percorso di unificazione subito dopo il prossimo Congresso, arrivando a regime a cinque territori complessivi.

E’quanto ha deciso lunedì mattina il Consiglio generale della Cisl Emilia Romagna riunito nella sede regionale di via Milazzo alla presenza di Anna Maria Furlan, segretario nazionale Cisl, di Giorgio Graziani, segretario generale regionale, e di tutto il gruppo dirigente.
“E’ questo - ha sottolineato Giorgio Graziani, segretario generale della Cisl Emilia Romagna –  il risultato di un dibattito interno vivace e determinato che ci ha portato a decidere un radicale cambiamento, continuando nel solco dell’innovazione, peculiarità da sempre insita nello stesso dna della Cisl”.

“Una riorganizzazione, un cambiamento – ha continuato il massimo dirigente regionale cislino - che è stato indirizzato puntando sull’omogeneità di talune linee guida quali le caratteristiche territoriali e istituzionali, il tessuto economico e produttivo, la sostenibilità economica, le strutture organizzative e il tesseramento, la necessità di garantire una migliore copertura delle attività di rappresentanza e contrattuali sul territorio e nelle imprese”

Una riforma ambiziosa e complessa, progettata da tempo e decisa nelle sue linee guida dalla Cisl nazionale già dallo scorso luglio, che non riguarderà solo la struttura orizzontale, vale a dire l’accorpamento di strutture e territori, ma anche quello verticale, che vedrà successivamente l’unione di categorie e settori economici omogenei.

“Da tempo – ha precisato Graziani – ci chiediamo come potenziare l’operatività del sindacato sul territorio, come alimentare una maggiore partecipazione dei delegati RSU e RSA e degli attivisti delle leghe coinvolgendoli nella vita organizzativa e decisionale, come ottimizzare le risorse umane ed economiche a disposizione, come far crescere la qualità dell’attività contrattuale puntando su partecipazione, democrazia economica e welfare pubblico e integrativo efficaci, come aumentare il ruolo del sindacato quale interlocutore contrattuale e sociale nei confronti delle controparti datoriali e sociali. Oggi siamo sicuri che il nostro nuovo impianto organizzativo può essere una risposta efficace a tutti questi interrogativi”.

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