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I piccoli negozi di alimentari resistono ma chiedono più sostegni

Marino Pieri, presidente Fida Federazione dettaglianti alimentari Confcommercio: "il nostro è un settore considerato erroneamente ormai superato da molti"

I piccoli negozi alimentari al dettaglio restano anche nel cesenate dei punti fermi della rete distributiva nonostante le difficoltà del settore che sente la forte concorrenza della grande distribuzione. I quartieri cesenati restano presidiati, ma qualche parte di città sguarnita si riscontra nei comuni minori del comprensorio: negli anni vari dettaglianti alimentari cesenati hanno chiuso, ma si riscontra dalla clientela un rinnovato interesse per i servizi di qualità offerti dai piccoli negozi, pilastri della coesione sociale. 

"La Federazione italiana dettaglianti dell’alimentazione - osserva Marino Pieri, presidente Fida Federazione dettaglianti alimentari Confcommercio - ha recentemente presentato il tradizionale “Osservatorio sulle imprese del dettaglio alimentare congiunturale sull’andamento del commercio al dettaglio negli alimentari, frutta-verdura e pescherie. Il nostro è un settore considerato erroneamente ormai superato da molti, ma che nonostante il momento che stiamo vivendo, sta resistendo alle burrasche del mercato meglio di altri settori, nonostante i tanti ostacoli che si frappongono e i provvedimenti non lungimiranti adottati, come la liberalizzazione degli orari di apertura per gli esercizi commercio, con la possibilità di lavorare h24, domeniche e festività comprese. Si tratta di aperture considerate “selvagge” anche dai lavoratori della grande distribuzione organizzata che hanno penalizzato fortemente il settore del commercio al dettaglio, senza produrre nuova occupazione o maggiori introiti. La liberalizzazione ha favorito solo la grande distribuzione, perché noi siamo in gran parte piccole aziende a conduzione familiare.Il dettaglio alimentare in questi anni, anche nel territorio cesenate, ha confermato la propria capacità di resistere alle burrasche del mercato meglio di altri settori ma la ripresa non è ancora una strada in discesa. Manca ancora un miglioramento della redditività e persiste la stagnazione dei prezzi. I margini sono ancora bassi perché il peso del fisco è insopportabile. Per questo chiediamo una politica fiscale equa e seria: istituzione dell’imposta sul reddito d’impresa, tassazione del reddito per cassa, deducibilità totale dell’Imu dagli immobili strumentali, riduzione dell’Irap e revisione degli studi di settore". 

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