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Centro storico, Confcommercio: "In 10 anni persi cento negozi, serve la rigenerazione urbana"

“Per contrastare il crescente fenomeno dei negozi sfitti e della desertificazione commerciale è necessario attuare politiche di rigenerazione urbana innovative"

Confcommercio cesenate fa un'analisi del commercio nel centro storico negli ultimi anni, Nel 2008 le attività del commercio al dettaglio centro storico a Cesena erano 678, scese nel 2019 a 577. Il calo risulta generalizzato. I punti vendita non specializzati sono diminuiti da 41 a 28, prodotti alimentari e bevande da 48 a 38, i prodotti in esercizi specializzati da 264 a 118.

La tipologia in crescita, in controtendenza, è quella dei pubblici esercizi (da 241 a 247). In calo anche le imprese commerciali fuori del centro storico, scese in dieci anni da 400 a 348. Il dato si desume Dall'analisi “Demografia d’impresa nelle città italiane" dell'Ufficio Studi Confcommercio in cui emerge un calo complessivo di negozi nel Paese del 12,1% (-14,3% nei centri storici) tra il 2008 e il 2019. Cala anche il numero degli ambulanti, mentre aumentano alberghi, bar e ristoranti.

Nel territorio cesenate le imprese di ambulante dal 2008 al 2019 sono scese da 109 a 74. “Dal 2015, comunque, con il leggero miglioramento dell’economia dopo la lunga crisi si registra una piccola ripresa, che rispecchia d’altra parte il cambiamento delle scelte di consumo – rimarca il direttore Confcommercio cesneate Giorgio Piastra -: aumentano certe tiplogie di negozi, fra cui quelli di pc e telefonia, crescono i pubblici esercizi e diminuiscono i negozi tradizionali. Da notare come la desertificazione commerciale generi disagio sociale crescente, di cui soffrono le periferie, ma anche parti di centro urbano e storico non terziarizzate”.

“Per contrastare il crescente fenomeno dei negozi sfitti e della desertificazione commerciale – afferma il presidente Confcommercio Augusto Patrignani – è necessario attuare politiche di rigenerazione urbana innovative e favorire l'integrazione tra i vari livelli di governo e tra imprese, società, associazioni e anche singoli individui. Serve un terziario innovativo in grado di rafforzare i settori del commercio e dei servizi in un contesto urbano sempre più caratterizzato dall'economia dei servizi. A partire dalla rinnovata intesa con Anci per la rigenerazione urbana Confcommercio propone, anche a livello locale, la promozione di accordi con le amministrazioni comunali, anche con il coinvolgimento di ampi partneriati locali, per realizzare progetti che valorizzino il commercio come parte integrante dello sviluppo e dell'indentità urbana, secondo logiche di co-progettazione della città. Si tratta di inventariare su quali edifici e aree poter ragionare di progetti di rigenerazione”.

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