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Cariparma mette gli occhi sulle casse di risparmio di Cesena e Rimini

La Cgil preferisce la regia francese ad altre soluzioni: “Al momento paiono quindi fuori gioco alcune proposte di Fondi Esteri riconducibili a Cassa Risparmio Rimini"

“Sono sempre più frequenti le notizie che appaiono sui giornali in merito ad una operazione che, con la regia di Cariparma/Credit Agricole, vedrebbe coinvolte Cassa Risparmio Cesena e Cassa Risparmio Rimini. Il fatto che un grande e solido gruppo bancario europeo sia interessato a rilevare le due banche romagnole è di importanza fondamentale, in quanto garantisce una prospettiva concreta in termini economici e occupazionali per i territori interessati”: è il sostegno che arriva da  Luca Dapporto, Segretario generale della Fisac Cgil Emilia Romagna        

La Cgil preferisce la regia francese ad altre soluzioni: “Al momento paiono quindi fuori gioco alcune proposte di Fondi Esteri riconducibili a Cassa Risparmio Rimini che, a nostro parere, non davano le necessarie garanzie di progetto, essendo legate essenzialmente ad interessi finanziari. Questi fattori andranno però misurati nel momento in cui Cariparma presenterà un piano industriale, nella costruzione del quale andranno coinvolti tutti i vari portatori di interessi, non ultimi i lavoratori e le lavoratrici delle due banche”.

“A tale proposito riteniamo necessario segnalare che le due aziende coinvolte non si trovano nella medesima situazione, in quanto la Cassa Risparmio Cesena ha già affrontato e perfezionato il processo di ricapitalizzazione con l'intervento del FITD che ha consentito, anche dopo il bilancio 2016 approvato dal CdA, di riportare il CET 1 a doppia cifra, sopra il limite minimo di Bankitalia, e sta già affrontando una profonda riorganizzazione aziendale con un cospicuo contenimento dei costi nel pieno rispetto del Piano Industriale presentato a fine 2016 (taglio del costo del lavoro attraverso l’utilizzo pieno del fondo esuberi fino a sette anni e delle giornate di solidarietà fino a fine 2018). Il tutto, a quanto ci viene anticipato dall'azienda, consentirebbe di avere risultati in linea con le attese già a partire dal primo trimestre 2017. Per quanto riguarda invece la Cassa Risparmio Rimini, chiarito quale sia l’approdo finale su cui la stessa azienda non ha dato certezze con la comunicazione del 7 aprile in merito alla inaspettata chiusura della procedura legata agli esuberi, riteniamo sia necessario, prima dell’eventuale unificazione tra le due banche, restituire alla Carim una propria autonomia strategica attraverso una trasparente riorganizzazione, la necessaria ricapitalizzazione ed un riequilibrio dei costi aziendali in condivisione con le Organizzazioni sindacali così come già fatto nel 2016 a Cesena”.

“L’eventuale approdo in Romagna di Cariparma costituirà un ulteriore tassello per la costruzione di un sistema creditizio emiliano romagnolo, ma solo se saprà garantire il necessario equilibrio tra i diversi interessi ed una crescita economica dei territori coinvolti. A quest'ultimo proposito i territori chiedono anche il rispetto delle attese create dallo strumento dei warrant per mitigare, in prospettiva futura, la svalutazione sopportata dalle azioni”.

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