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Commercio, turismo e servizi: timidi segnali di ripresa fra le imprese cesenati

"Le imprese - afferma Gozi - abituate da un decennio a confrontarsi con la crisi economica, considerano ormai irraggiungibili i fatturati e soprattutto gli utili del periodo pre-crisi"

Qualche timido segnale di fiducia verso il futuro è ciò che emerge dall’annuale indagine sull’andamento della economia, condotta dal Centro Studi della Confesercenti Cesenate su un campione di 200 imprese dei settori commercio, turismo e servizi. “Nel settore commercio - dichiara Cesare Soldati, presidente della Confesercenti Cesenate - il valore delle vendite al dettaglio nel 2016 è diminuito dello 0,4% nelle piccole attività e aumentato dello 0,5% nelle grandi superfici. Significa che non siamo in presenza dell’auspicata ripresa dei consumi. Nel comparto turistico, il dato delle presenze è soddisfacente, con un trend di crescita che riguarda sia l’Italia che l’Emilia-Romagna e le nostre località”.

“Rispetto ai dati raccolti nel 2016 e confrontati con la situazione attuale - prosegue Soldati - il fatturato delle imprese commerciali mostra una tendenza stabile o in aumento per il 62% (51% nel 2016) mentre l’utile evidenzia stabilità o aumento per il 54% del campione (47% lo scorso anno). In generale le condizioni delle attività non hanno subito grosse variazioni e gli imprenditori non registrano significativi cambiamenti rispetto al 2016”. “Per quanto riguarda la fiducia verso il futuro a breve e medio termine – afferma Cesare Soldati – il 42% pensa che vi sarà un miglioramento della situazione economica (33% nel 2016) mentre il 46% si mostra pessimista (52% lo scorso anno). Fra gli ottimisti, la parte preponderante del campione ritiene che i miglioramenti vi saranno nel 2018”.

“Sotto l’aspetto occupazionale - interviene il direttore della Confesercenti Cesenate, Graziano Gozi - il 92% (88% nel 2016) dichiara che la manodopera impegnata sarà stabile o in aumento e fra chi assumerà gli sgravi contributivi previsti dal Jobs Act si confermano lo strumento preferito anche se in misura inferiore rispetto agli ultimi anni (50% nel 2017; 55% nel 2016). In sensibile crescita la scelta di assumere giovani o apprendisti (39% nel 2017; 20% nel 2016). Su questo aspetto vale la pena rilevare che diverse imprese vivono il disagio dell’improvvisa eliminazione dei voucher. Uno strumento di cui non era giusto abusare ma che utilizzato correttamente sicuramente rappresentava un modo per affrontare emergenze e lavori occasionali”.

“In relazione al credito - asserisce Gozi - il 44% afferma che vi ha fatto ricorso nell’ultimo anno e fra questi ben il 58% lo ha fatto per esigenze di liquidità mentre il 35% per investimenti. Un segnale importante e beneaugurante in quanto nel 2016 il ricorso al credito per investimenti era fermo al 25% del campione. Fra gli interventi maggiormente auspicati per uscire dalla crisi le imprese collocano al primo posto le azioni per stimolare la ripresa dei consumi (34%), seguita dalla diminuzione del carico fiscale (18%) e diminuzione della burocrazia (18%)”.

"Le imprese - conclude Gozi - abituate da un decennio a confrontarsi con la crisi economica, considerano ormai irraggiungibili i fatturati e soprattutto gli utili del periodo pre-crisi. C’è consapevolezza di doversi misurare con un contesto perennemente incerto e c’è una grande attenzione verso i pur minimi segnali positivi. Mantenere un atteggiamento fiducioso verso il futuro è davvero importante in tempi come questi e ci auguriamo che i timidi segnali di ripresa possano diventare permanenti a partire dall’importante stagione turistica che è ormai alle porte”. 

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