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Amadori ai tempi del Coronavirus: "Consapevoli che la nostra attività è diventata quasi sociale"

In questo periodo di divieto di uscire da casa, se non per motivi strettamente necessari, la spesa alimentare è quanto mai un elemento di "normalità" grazie a chi la rende possibile

In questo periodo di divieto di uscire da casa, se non per motivi strettamente necessari, la spesa alimentare è quanto mai un elemento di "normalità" grazie a chi la rende possibile, i supermercati come i loro fornitori. E pertanto anche un elemento di serenità, perchè mai come in questo periodo c'è tempo per stare ai fornelli e per coccolarsi a tavola. Tra questi alimenti il pollo, in tutte le sue varianti, sembra essere uno dei prodotti che va per la maggiore. Basta recarsi in un qualsiasi supermercato e si noterà che gli scomparti dedicati a cotolette, fettine o altri preparati di carne bianca sono praticamente vuoti. Ne sa qualcosa Amadori, l'azienda avicola cesenate, leader a livello nazionale, che mostra come in un momento in cui "tutto è cambiato", è cambiata anche la poduzione. 

"In questo momento la richiesta della grande distribuzione è tale che potremmo anche vendere molto di più di quello che possiamo produrre”, conferma Francesca Amadori, Responsabile Corporate Communication del gruppo Amadori e nipote di Francesco. D'altra parte essendo chiusi ristoranti, mense e altri canali di vendita, gli acquisti maggiori vengono dal mondo della grande distribuzione dedicata al consumo domestico, dove si è ‘spostata’ la quasi totalità del mercato, per cui c'è stato un trasferimento da un canale all'altro

Ma come sta andando in azienda?

"Tutto sommato andiamo bene. Incrocio le dita nonostante io sia un'ottimista per natura. Abbiamo messo in atto controlli serrati da oltre tre settimane, anche prima delle diverse disposizioni emanate dal Governo. I nostri responsabili degli stabilimenti sono operativi ormai 24 ore su 24 e sin da quando l'allarme non era ancora così forte, oltre ad aver introdotto misure igienico-sanitarie ferree in ufficio e in stabilimento, abbiamo iniziato a lavorare anche sul senso di responsabilità di ogni lavoratore. Abbiamo fatto capire a tutti i nostri collaboratori che il loro comportamento era ed è tuttora decisivo. Dobbiamo dire che sono veramente bravissimi, dobbiamo ringraziarli per come si stanno comportando tutti, in particolare gli addetti in stabilimento. È grazie a loro che tutta la nostra filiera integrata, dalla produzione alla consegna, è attiva e operativa in tutte le nostre sedi".

Come vi siete organizzati? 

"A inizio di ogni turno, ad esempio, misuriamo la temperatura col termoscanner a tutti, impiegati e operai, prima del loro ingresso in sede, per verificare il loro stato di salute. Il 50% degli impiegati, tra l'altro, sta ormai lavorando in smartworking. Ogni addetto in stabilimento è dotato di apposita mascherina. Inoltre abbiamo organizzato turnazioni molto rigorose, mappando la composizione dei gruppi di lavoro e operando per evitare gli assembramenti. Teniamo la mappatura di chi lavora e in quali ambienti". 

Una produzione che è diventata fondamentale per il Paese?

"In una situazione di emergenza come questa oserei dire che la nostra attività ha assunto un aspetto quasi sociale. Del resto è consentito uscire solo per andare nelle farmacie e al supermercato. Non è possibile interrompere la catena produttiva, altrimenti sono guai seri. Per questo motivo il Governo ha autorizzato, ad esempio, i viaggi dei mezzi pesanti per il trasporto merci anche la domenica".

Cosa ne pensa di questa emergenza Francesco Amadori?

"È una situazione anomala e surreale anche per lui che durante la sua vita ne ha viste tante. Ma, nel parlare, sento che il suo pensiero è sempre rivolto agli operai e ai suoi dipendenti. È sempre molto vicino in particolare alle persone che operano in stabilimento. E, comunque, essendo d'indole ottimista alla fine pensa che con lo sforzo di tutti ce la possiamo fare. Ci rialzeremo anche questa volta, più forti di prima".

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