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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

La pioggia di settembre salva la vendemmia di Forlì-Cesena

Dopo le piogge che hanno dato un po' di respiro alle viti affaticate da un'estate da record, nelle diverse aree della Romagna continuano i lavori nei vigneti e nelle cantine

Dopo le piogge che hanno dato un po’ di respiro alle viti affaticate da un’estate da record, nelle diverse aree della Romagna continuano i lavori nei vigneti e nelle cantine, con situazioni differenziate e prospettive positive soprattutto per le uve rosse, che stanno completando la maturazione con valori molto vicini alla norma, a riprova dell’adattabilità della vite a condizioni estreme e delle sue capacità di recupero quando queste si attenuino. Le temperature miti e le notti fresche di questi giorni sono ideali per completare la maturazione dei grappoli e minimizzare l’effetto dei sette anticicloni che da giugno ai primi di settembre hanno fatto alzare frequentemente la colonnina di mercurio sopra i 35°C con precipitazioni inferiori a 50mm.

Questo stato di cose ha determinato da un lato un anticipo, dall’altro una forte eterogeneità nella maturazione delle uve. “In Romagna, la vendemmia delle varietà precoci come lo Chardonnay e il Pinot Bianco è iniziata il 13 agosto, con 10 giorni di anticipo rispetto alla media e con variazioni nelle epoche di maturazione legate al vitigno, ai suoli e all’esposizione dell’appezzamento.” Spiega Giordano Zinzani, Presidente del Consorzio Vini di Romagna. “L’annata 2012 è caratterizzata da gradazioni zuccherine abbastanza elevate e da rese uva/vino inferiori alla media, con zone di criticità nel territorio collinare dovute alla carenza idrica a seconda della tipologia del suolo e della possibilità di intervenire con adeguate irrigazioni di soccorso. Le precipitazioni sono state un toccasana e le uve mostrano una buona concentrazione e colori intensi, mentre nell’insieme non si prevedono riduzioni significative della produzione romagnola.”

Da ovest ad est, nel territorio romagnolo agli elementi comuni si affiancano le specificità locali, che i produttori raccontano con maggior serenità ora che le viti sono state irrigate dalla pioggia.

Il faentino e la bassa ravennate
A Santa Lucia, Luciano Monti dell’azienda agricola Spinetta fa il punto sulla vendemmia nel faentino e nella bassa ravennate: “Le prospettive per le colline intorno a Faenza e per la pianura a nord della via Emilia sono buone,” spiega “l’uva è molto sana e le quantità sono generalmente simili a quelle dello scorso anno, anche se alcune aziende riportano cali intorno al 10%. Dopo le piogge dei primi di settembre abbiamo cominciato a raccogliere Centesimino e Sangiovese; le ultime uve ad essere vendemmiate saranno l’Albana e l’uva Longanesi, che è particolarmente tardiva. Bisogna però evidenziare che i momenti di raccolta variano da azienda ad azienda a seconda del terreno e dell’esposizione, ma anche del carattere che si vuole dare al prodotto in termini di zuccheri, acidità e contenuto alcolico.”

Il forlivese e il cesenate
A Bertinoro dopo le piogge i produttori hanno tirato un respiro di sollievo. “L’acqua è stata una vera manna dal cielo,” dichiara Mauro Sirri, titolare dell’aziende vitivinicola Celli e Presidente del Consorzio Vini di Bertinoro “Quando è iniziato il periodo di vendemmia  sulle colline forlivesi e cesenati non si era vista una goccia d’acqua dal mese di aprile. A Bertinoro eravamo preoccupati per i cali di produzione e le difficoltà di maturazione. Le piogge hanno dato l’apporto idrico necessario alla maturazione dei frutti  e al riequilibrio degli zuccheri. Le ultime analisi sulle uve hanno mostrato una maturazione fenolica in qualche caso superiore allo scorso anno, un riequilibrio della concentrazione zuccherina e un ph relativamente basso, che lasciano ben sperare per la qualità dei vini. L’annata potrà quindi presentarsi interessante, anche se più scarsa rispetto allo scorso anno, almeno nell’area collinare.”

Il riminese
Le colline alle spalle di Rimini, che ogni anno inaugurano la vendemmia con una settimana di anticipo rispetto al resto della Romagna, sono state baciate durante i mesi estivi da un paio di provvidenziali temporali. “Le precipitazioni sono arrivate a fine luglio, in un momento cruciale per la maturazione delle uve.” Spiega Davide Bigucci, titolare di Podere Vecciano “Benché non abbondanti, hanno comunque portato un vantaggio non indifferente ai nostri vigneti, cosicché l’annata si può considerare molto interessante.” La previsione qualitativa è insomma positiva, grazie anche al perfetto stato sanitario delle uve. “I vini dell’annata 2012 avranno note più fresche rispetto allo scorso anno;” continua Bigucci “le gradazioni zuccherine sono alte ma senza i picchi del 2011. Se in qualche caso la scelta di raccogliere precocemente le uve può essere andata a scapito della maturazione fenolica (quella che determina i profumi e i sapori del vino) nel complesso si può prevedere una qualità da media ad alta: il segreto ” conclude “sta nel seguire con attenzione le ultime fasi della maturazione e iniziare la raccolta il più possibile vicino al momento di maturazione ideale, preservando però il livello di acidità necessario per dare freschezza al vino.” Rispetto al 2011 nel riminese si prevede una diminuzione di produzione vicina al 5%.

L’imolese
Nell’imolese la siccità ha causato un po’ ovunque forti perdite di prodotto, come testimonia Augusto Zuffa, dell’azienda omonima: “Nonostante il ricorso all’irrigazione di soccorso i vigneti hanno sofferto molto l’estate torrida che si avvia alla conclusione. Già a metà agosto le uve bianche presentavano colori intensi e alti livelli zuccherini, che hanno indotto ad anticipare la vendemmia per preservare l’acidità. Il calo produttivo è stato consistente, mediamente intorno al 35%. Per le varietà a bacca rossa la situazione è migliore grazie alle precipitazioni di settembre cosicché la previsione qualitativa compensa in parte la riduzione quantitativa che si avvicina al 30%. I rossi dell’annata 2012 saranno dotati di notevole struttura e concentrazione ma anche ricchi di polifenoli; saranno vini morbidi, rotondi e tutti da gustare.”

Il mercato: i produttori romagnoli guardano a est. E un po’ anche a casa loro.
Il vino non basta farlo, lo si deve anche vendere. I produttori romagnoli hanno le idee chiare su questo punto: con il consumo pro-capite nazionale in picchiata[1] e il mercato horeca piuttosto fermo, gli sbocchi sono da ricercare fuori dai confini nazionali, dove nel 2011 si è riversato il 60% del vino italiano per un valore complessivo di 4,4 Miliardi di Euro[2].
Così, se da un lato il Sangiovese di qualità continua a presidiare la sua posizione nel mercato nordamericano (dove oggi si vende il 27% del vino italiano esportato) i produttori rivolgono la loro attività di promozione alla Cina e al Sud America, che oggi assorbono rispettivamente il 6% e il 2% delle esportazioni italiane ma che presentano tassi di crescita superiori a qualsiasi altra regione del pianeta.
Mentre il valore del vino regionale  esportato raggiunge i 307 Milioni di Euro con una crescita del 15,8% sul 2010, però, c’è chi ha scoperto i vantaggi di far arrivare gli stranieri a casa propria con la leva dell’enoturismo; un esempio è Davide Bigucci: “Ogni anno accogliamo nella nostra cantina diversi turisti, soprattutto tedeschi e belgi, che poi periodicamente vediamo tornare. Ma ciò che colpisce è il reddito generato da questa attività. La Romagna, con la sua proverbiale ospitalità, ha una miniera d’oro che aspetta solo di essere sfruttata, a partire da due elementi chiave: la conoscenza delle lingue e la possibilità di visitare la cantina e degustare senza necessità di prenotare.”

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