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Cronaca

L'Arcobaleno lascia il Bonci, "era un modo per far lavorare tanti ragazzi nella cultura"

"Era un modo per tenere uniti e far lavorare giovani, studenti, ragazzi e ragazze legate al mondo della cultura con una continuità che non era il posto fisso, ma una fonte di reddito"

Che fine faranno i lavoratori e i tanti ragazzi che lavoravano per la Cooperativa Arcobaleno? E' la domanda che pone Ermes Zattoni, segretario di  Sinistra Italiana. Ricorda Zattoni: “La scelta di chiudere l’esperienza, già da molto tempo sussurrata tra i palchi del teatro Bonci , è giunta alfine a maturazione, con la comunicazione del Comune che verrà bandita una gara per la futura gestione di questi servizi in una struttura più ampia, perché a detta del responsabile, dimensioni piccole non garantiscono la redditività dell’associazione. Tutti quindi ad osannare che “grande è bello”, indipendentemente da chi sia questo grande”.

L'addio della cooperativa non è privo di polemiche, dal momento che l'Arcobaleno ha spiegato che sarebbe rimasta volentieri, con una modifica delle condizioni, a suo dire sempre  peggiorative negli ultimi anni. Il bando verrà tecnicamente fatto da ERT (che è il soggetto gestore del Bonci e che appaltava diversi servizi alla coop Arcobaleno, presente al Bonci da decenni). Zattoni tesse le lodi della coop che finora ha gestito il servizio: “E' una società che garantiva il contorno a ciò che era necessario per permettere ai cittadini di fruire cultura. Era un modo per tenere uniti e far lavorare giovani, studenti, ragazzi e ragazze legate al mondo della cultura con una continuità che non era il posto fisso, ma una fonte di reddito utile e garantita con un servizio svolto in modo eccellente”.
 
Chiede Zattoni: “Ora vorremmo chiedere al comune che dovrebbe gestire la partita: che fine faranno i giovani che da anni stanno svolgendo questo servizio? Verrà garantito il loro passaggio nella nuova struttura? O si farà come avvenne per la gara della piscina comunale, dove erroneamente furono escluse dal bando le garanzie per chi già lavorava permettendo all’azienda subentrante, invitata all’ultimo momento di proporre contratti e salari più bassi a chi, avendo bisogno di questo lavoro, ha dovuto subire la perdita di salario”.

Ed ancora: “Non ha forse senso invece promuovere la costituzione di una struttura più a stretto contatto con le realtà culturali e teatrali locali, soprattutto tenendo conto che ERT, come da facili previsioni, sta diventando sempre di più un contenitore gestito e determinato dall’asse Bologna – Modena, cui Cesena fornisce solo il suo milione di euro annuo di contributi? E se questa struttura divenisse uno spazio di partecipazione, chiamando le scuole di teatro, i gruppi esistenti e famosi del territorio, a discutere sull’opportunità di creare una struttura autonoma e autogestita per poter gestire le attività romagnole? Magari con l’obiettivo di collaborare con gli altri comuni di Romagna alla creazione di una rete culturale che, dai servizi possa allargarsi alla produzione e alla gestione degli spazi, per determinare così una nuova stagione di partecipazione e sviluppo culturale? Sappiamo purtroppo che questa giunta sembra del tutto impermeabile alle parole ascolto, partecipazione, costruzione condivisa del futuro, sviluppo organico e armonico delle risorse territoriali. Tutti gli atti di questi ultimi tempi lo dimostrano, dal centro cinema alla rassegna della fotografia di scena, dalla gestione di ERT allo sport. Sembra che solo l’idea del profitto e della gestione dei servizi presso strutture che non potranno non essere amiche, stia nelle corde di chi è in palazzo Albornoz, sempre più lontano però dai cittadini”, conclude la nota di Sinistra Italiana.

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