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Cronaca

Bar come info-point? Confcommercio: "Va bene, ma non solo in centro"

Un progetto di promozione turistica diffusa con il coinvolgimento delle attività economiche che fungano da informatrici turistiche in cambio dell'abolizione della tassa di occupazione su suolo pubblico è condivisibile per Confcommercio cesenate

Un progetto di promozione turistica diffusa con il coinvolgimento delle attività economiche che fungano da informatrici turistiche in cambio dell'abolizione della tassa di occupazione su suolo pubblico è condivisibile per Confcommercio cesenate, ma deve coinvolgere anche i pubblici esercizi fuori dal centro storico e altre attività del commercio che svolgono un ruolo parimenti importante rispetto ai pubblici esercizi, come ambulanti, chioschi di piadine e edicole: lo sostiene in una lettera indirizzata a sindaco di Cesena Paolo Lucchi e all'assessore alle attività produttive Tommaso Dionigi il presidente di Confcommercio Corrado Augusto Patrignani.

“Anche i pubblici esercizi fuori dal centro – rimarca Patrignani - si trovano insediati in aree strategiche per il turista (quelle nei pressi della stazione, delle fermate del trasporto pubblico, all’uscita dei caselli autostradali; nei pressi dell'ente fiera o di grandi aziende). Se lo scopo è quello di realizzare una informazione turistica capillare, vanno coinvolte altre categorie economiche a contatto con i turisti, a partire dagli ambulanti del mercato settimanale, che da sempre esercitano un ruolo di richiamo ai tanti turisti - spesso stranieri - che soprattutto durante i mesi estivi pernottano nel nostro comprensorio. Essendo inoltre molti operatori ambulanti presenti anche su mercati di altri comuni – nei mesi estivi in particolare sulla costa – possono essere molto utili alla causa”.

Prosegue Patrignani: “Altre attività economiche che posso essere incluse nel progetto sono chioschi di piadina e edicole, storicamente punti d’informazione favoriti. Come per i pubblici esercizi, anche per le altre attività economiche che investono in formazione culturale e fungono da info-point va riconosciuta la soppressione del versamento della tassa di occupazione del suolo pubblico”. “Confcommercio – aggiunge il presidente Patrignani - rimarca inoltre che il proprio centro formativo Iscom, struttura di formazione all'avanguardia nel territorio, è a disposizione per la realizzazione dei corsi di formazione per i pubblici esercizi e auspicabilmente le altre attività che intendono diventare info point”.

Nella sua lettera il presidente Patrignani esprime anche considerazioni sulle funzionidell’ufficio Iat. “Abbiamo sempre creduto in questo ufficio - dice Patrignani - . Era stato strutturato per realizzare una forte promo-commercializzazione della città di Cesena, anche su esempio di altre città regionali, attraverso la partecipazione a fiere di settore, la realizzazione ed offerta – anche on line – di pacchetti turistici da proporre in collaborazione con i privati andando oltre al classico ruolo di punto di informazione per le iniziative della città. Rileviamo altresì come purtroppo l’operatività dell’ufficio Iat oggi riguardi stampa e approntamento di depliant sui monumenti della città e il porsi come punto informativo senza spinta propulsiva promozionale. Serve dunque un salto di qualità per una città con il potenziale turistico di Cesena e per queste ragioni sarebbe opportuno affrontare in una seduta della Cabina di Regia l'argomento del rilancio dell'ufficio Iat, anche perché è nelle finalità della cabina valutare le linea guida nella gestione e nello sviluppo dell’ufficio turistico di Cesena”.

A rinforzare la posizione di Confcommercio interviene anche il presidente Fipe Angelo Malossi: “A Cesena i bar sono oltre 330 e tutti dovrebbero poter beneficiare dell'abolizione della tassa di occupazione su suolo pubblico. Questa è sempre stata la richiesta della Fipe Confcommercio di Cesena, per la quale i bar sono tutti di serie A”. "Il loro essere pubblico esercizio, il configurarsi di un'attività che favorisce l'ospitalità urbana servendo i clienti e insieme la città - osserva Malossi -, il fatto inoltre che bar e ristoranti siano ambasciatori della propria città nonché cartina di tornasole del suo livello di ospitalità, sono di per se stesse condizioni tali per procedere all'azzeramento della tassa di occupazione su suolo pubblico”.

"Voglio rimarcare - chiude Malossi - che chi fa il nostro mestiere si pone immediatamente al servizio della città vista la valenza sociale che rivestono i pubblici esercizi come luoghi di aggregazione e di accoglienza. E' per questo che chiediamo di essere sgravati da un peso fiscale che è sempre più avvertito come un macigno: una città senza bar e pubblici esercizi, oppure senza locali che tengono tavolini e sedie all'aperto sprofonderebbe nello squallore e nell'anonimato pertanto le amministrazioni lungimiranti debbono trovare forme di premialità fiscale per tutti i bar, nessuno escluso, a maggior ragione per quelli delle frazioni periferiche che svolgono un ruolo di presidio sociale di straordinario valore".

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