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Cronaca

Supplenze a rischio nelle scuole comunali, il Comune non ci sta

Supplenze a rischio nelle scuole comunali se saranno mantenuti i limiti di spesa per le assunzioni a tempo determinato negli enti locali fissati dalla legge di stabilità approvata nel novembre scorso (legge n.183/2011)

Supplenze a rischio nelle scuole comunali se saranno mantenuti i limiti di spesa per le assunzioni a tempo determinato negli enti locali fissati dalla legge di stabilità approvata nel novembre scorso (legge n.183/2011). Ma il Comune di Cesena non ci sta e avverte che, pur non volendo venire meno alle indicazioni per il contenimento della spesa del personale, farà quanto in suo potere per  mantenere il livello dei servizi nelle scuole comunali e non provocare problemi ai bambini ed alle famiglie, confermando la presenza del personale scolastico, anche a tempo determinato, in modo tale da garantire il regolare funzionamento delle scuole.

Allo stesso tempo, però, chiede al Governo di rivedere la norma prevedendo un regime specifico per i servizi scolastici ed educativi. Questo il senso della lettera che il sindaco Paolo Lucchi e l’assessore alla Pubblica Istruzione Elena Baredi hanno inviato oggi  ai ministri Filippo Patroni Griffi (Pubblica amministrazione  e per la semplificazione), Francesco Profumo (Istruzione, Università e Ricerca) ed Elsa Fornero (Lavoro e delle  Politiche sociali). Il problema verrà affrontato anche nella prossima seduta del Consiglio Comunale, convocata per il 20 dicembre, che vede all’ordine del giorno una mozione della Giunta proprio su questo argomento.

Nella lettera inviata ai tre ministri, il sindaco Lucchi e l’assessore Baredi ricordano come la delicata tematica dell’ordinamento del personale alle dipendenze degli Enti Locali e del sistema di contenimento delle spese di personale abbia visto negli ultimi anni  interventi legislativi  ripetuti e  spesso convulsi che hanno ottenuto il risultato di disegnare un quadro poco chiaro, con sovrapposizioni e incongruenze tali da determinare notevoli conflitti interpretativi. Un copione che si ripete anche questa volta, circa le modalità applicative del comma 102 dell’art.4 della legge n.183/2011, nella parte in cui prevede l’obbligo per gli Enti Locali di adeguarsi alle disposizioni che impongono severe limitazioni di spesa sul ricorso al lavoro a tempo determinato. In particolare, la legge fissa per le assunzioni a tempo determinato negli enti locali un tetto di spesa pari al 50% di quella sostenuta nel 2009.

“Per il nostro Comune – spiegano il sindaco e l’assessore - si tratta, in modo particolare, di personale assegnato alla garanzia di apertura e gestione dei servizi dedicati all’infanzia. Il comune di Cesena si trova già, per l’anno 2012, ad avere una spesa per assunzioni a tempo determinato superiore al 50% di quella sostenuta nel 2009 e quindi, a partire dal 1° gennaio 2012 sono a rischio le supplenze e gli incarichi scolastici, mettendo in discussione il regolare funzionamento di nidi, scuole dell’infanzia e delle cucine adibite alla refezione scolastica. In questo momento di difficoltà per le famiglie, il Comune di Cesena sente il dovere di considerare la necessità di garantire la continuità dei servizi scolastici che trova il suo fondamento nei diritti alla educazione, all’istruzione ed allo studio, così magistralmente scritti negli articoli 33 e 34 della Costituzione della Repubblica. Pur non volendo derogare alle misure di contenimento e riduzione della spesa per il personale, va sottolineato, come una nota dell’Anci suggerisce, che essa va “effettuata compatibilmente con l’esigenza di erogare i servizi fondamentali alla collettività, tra cui anche i servizi scolastici ed educativi,” nell’ambito dei quali, per la particolare struttura dei cicli scolastici, l’utilizzo del personale con rapporto di lavoro flessibile è molto diffuso. Il Comune di Cesena ritiene indispensabile definire, nell’ambito delle misure di contenimento e riduzione della spesa per il lavoro flessibile, un regime specifico in relazione ai servizi scolastici ed educativi, anche in considerazione della particolare natura dell’attività didattica (cfr dipartimento della Funzione Pubblica, Circolare n.3/2008 e relativo parere n.56/08)”.

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