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Cronaca

Un maggio 'invernale', tornano le temperature a picco e fa capolino la neve

Nevica abbondantemente oltre i mille metri, ma anche a quote più basse come a Bagno di Romagna

La tregua, come previsto, è durata una sola giornata. Una nuova ondata di maltempo sta interessando in queste ore la Romagna. La causa è un nocciolo freddo, sceso dalla Scandinavia, davvero notevole per il periodo di maggio. Basti pensare che la temperatura sul piano isobarico di circa 5500 metri, 500 hPa, è di ben -30°C. Ed ecco spiegato il ritorno della neve a quote molto basse.

Nevica abbondantemente oltre i mille metri, ma anche a quote più basse con la "dama bianca" che ha fatto capolino anche a Bagno di Romagna. Con il ritorno della pioggia si torna ovviamente a guardare con attenzione il livello dei fiumi, il Savio in primis. Non è quindi ancora arrivato il momento di sistemare negli armadi giubbotti e maglioni. Il lungo colpo di coda invernale ha ancora una cartuccia da giocarsi. Nel weekend incombe infatti un altro passaggio perturbato con temperature in flessione ed altre precipitazioni. "Le intense piogge di questi giorni hanno alzato i livelli delle acque di diversi canali del nostro territorio. Stiamo tenendo monitorati tutti i livelli in collaborazione con il Consorzio di Bonifica. Dalle 14 le Porte Vinciane sono aperte e con il miglioramento del meteo le condizioni dovrebbero andare in graduale miglioramento", informa il sindaco di Cesenatico Matteo Gozzoli.

Pierluigi Randi, tecnico meteorologo di Emilia Romagna Meteo e vicepresidente dell'associazione di meteorologici professionisti Ampro, ha spiegato i motivi di questa prolungata fase perturbata: "Il modello di circolazione che si è instaurato da inizio mese è classico di periodi alquanto instabili, e che spesso non si risolvono molto rapidamente. Si è avuta la migrazione verso latitudini polari, o comunque del nord-ovest Europa, delle alte pressioni, e quando alte pressioni migrano verso latitudini elevate il bacino del Mediterraneo rimane “scoperto”, ovvero senza protezione. Infatti due discese di aria fredda provenienti direttamente dalla Scandinavia si sono gettate sul Mediterraneo dopo aver aggirato le Alpi; quando ciò accade il Mediterraneo “risponde” ed innesca centri di bassa pressione a lenta evoluzione, i quali hanno anche un elevato contributo orografico, vale a dire si formano sottovento ai rilievi principali. Naturalmente ciò comporta fasi instabili o perturbate anche durature, poiché queste depressioni vengono alimentate per diverso tempo da aria fredda in discesa da nord ed aria più calda in rimonta dalle zone sub-tropicali, specie quando ad ovest e ad est sono “bloccate” da anticicloni".

"Un ruolo può averlo avuto il “final warming” a carico del vortice stratosferico polare che ne decreta la morte; tuttavia quest’anno è avvenuto in ritardo rispetto alla tabella di marcia, e siccome questo processo tende a formare o richiamare verso nord vaste alte pressioni, si produce un tipo di tempo dal punto di vista dinamico più affine all’inverno che alla primavera - conclude -. In sostanza è come se stessimo vivendo una fase meteorologica di marzo-aprile e non di maggio. Ma non è la prima volta che accade, sia chiaro. Basta tornare ai mesi di maggio 2010, 2004, 1995, 1991 (freddissimo, ben oltre quello attuale), 1987, 1980; per finire a quelli piovosissimi e freddi del 1939 /record di piovosità regionale in maggio, con fino a 500 millimetri mensili su Appennino oltre i 500 metri di altezza con drammatiche alluvioni) e del 1953"

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