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Cronaca

"Puntare sulle Vespe Samurai", lotta alla cimice asiatica: gli agricoltori incontrano il prefetto

Le associazioni chiedono l’adozione di un Piano Nazionale, "capace di promuovere e sostenere gli interventi necessari a difendere le produzioni da questa inedita avversità"

L'emergenza della cimice asiatica arriva in Piazza Ordelaffi. Martedì mattina una delegazione di associazioni di categoria del settore agricolo hanno incontrato il prefetto Antonio Corona per fare il punto sulla situazione drammatica del settore. Per la Confagricoltura di Forlì-Cesena e di Rimini sono intervenuti il vicepresidente Alberto Mazzoni e il direttore Marco Baldacci; per Cia Romagna Guglielmo Mazzoni; per Copagri Mattia Tampieri; per Confcooperative Mirko Coriaci; e per Legacoop Matteo Marchi. E' stato firmato un documento, sottoscritto anche da Renato Lelli (Agci ER). Erano presenti il sindaco di Forlì, Gian Luca Zattini e Francesca Lucchi, assessore alla sostenibilità ambientale del Comune di Cesena.

Le associazioni chiedono l’adozione di un Piano Nazionale, "capace di promuovere e sostenere gli interventi necessari a difendere le produzioni da questa inedita avversità, sviluppare tutte le azioni possibili affinchè si ristabiliscano il prima possibile le condizioni di equilibrio dell’agro-ecosistema, garantire supporto economico pluriennale delle aziende agricole che hanno visto le loro produzioni danneggiate e/o completamente distrutte dall’insetto". "Tali danni - rimarcano - si sono sommati alla crisi dei prezzi dei prodotti ortofrutticoli, al peggioramento delle condizioni dei nostri mercati esposti alla concorrenza internazionale, alle calamità naturali. Nella nostra provincia sono a rischio migliaia di posti di lavoro e un indotto molto importante".

Le associazioni indicano alcune possibile soluzioni. La prima quella di "introdurre immediatamente la diffusione dell’antagonista naturale, ovvero la vespa samurai, per il cui utilizzo è recentemente arrivato il via libera in Gazzetta Ufficiale, DPR del 05/09/2019 senza ulteriori lungaggini o duplicazione di organismi tecnico/politici. In tale situazione non si possono aspettare 6 mesi per avere le linee guida del Ministero dell’Ambiente, anche 6 settimane sono troppe e non abbiamo nemmeno bisogno di una nuova commissione in quanto c’è già quella sui fitofarmaci".

Quindi "assegnare maggiori risorse al Crea-Dc, per il potenziamento delle sue strutture coinvolte nella ricerca di soluzione dell’emergenza della cimice; revisionare i disciplinari produttivi in funzione dell’emergenza, derogando sulle norme delle misure agroambientali in funzione del contrasto della cimice asiatica, mantenendo attive le molecole in scadenza al 31 dicembre e autorizzando l’utilizzo di tutti i presidi fitosanitari possibili (anche nei periodi pre e post fioritura) per contrastare la diffusione con richiesta da parte della Regione e autorizzazione dai Ministeri".

Vengono chiesti anche "ammortizzatori sociali per i lavoratori dipendenti coinvolti nelle imprese di trasformazione e commercializzazione della filiera"; un "rafforzamento del Fondo per il potenziamento dei Servizi fitosanitari coinvolti, con la previsione di risorse supplementari dedicate per la gestione dell’emergenza cimice asiatica"; la "modifica dela legge 102 sulle calamità per consentire l’accesso ai finanziamenti, ai risarcimenti e agli sgravi contributivi e fiscali delle imprese frutticole delle stesse con risorse dedicate per il sostegno economico delle imprese, anche attraverso l’utilizzo di fondi europei disimpegnati".

Viene chiesta l'attivazione e potenziamento di "ulteriori strumenti di gestione del rischio degli agricoltori e altre misure utili per il contrasto della cimice asiatica" e lo "stanziamento di risorse per risarcire i numerosissimi agricoltori danneggiati, andando a intervenire sulla normativa europea che vieta gli aiuti di stato per le calamità ‘non da quarantena” e per consentire la sopravvivenza del comparto, fino al ripristino dell’agro-ecosistema (moratoria dei mutui, prestiti di conduzione agevolato e rateizzazione dei contributi previdenziali)".

"Non va dimenticato o sottovalutato che i danni prodotti da questo insetto hanno già superato i 200 milioni di euro con il concreto rischio di un allargamento del fenomeno nelle regioni limitrofe in tempi rapidissimi - concludono le associazioni -. Questa problematica riteniamo sia paragonabile per danni e per diffusione solo all’epidemia di Xyella fastidiosa in Puglia creando una crisi ambientale estesa ai vari settori produttivi della Regione Emilia-Romagna (dall’Agricoltura al Turismo passando per i problemi alla salute della popolazione). Solo con la consapevolezza della gravità della situazione e la fattiva collaborazione tra le istituzioni preposte, MEF compreso, possiamo continuare a produrre e quindi a creare lavoro attraverso l’indotto".

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