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Cronaca

Nursing-Up: "Nuovo ospedale? Non risolve i problemi: servono più servizi territoriali"

E' la presa di posizione di Gianluca Gridelli, sindacalista del sindacato degli infermieri Nursing Up per l'area Romagna. Più che un nuovo ospedale, si chiede un nuovo modello di sanità

“Non siamo contrari tout court alla costruzione del Nuovo ospedale Bufalini ma riteniamo che ci siano altre priorità”: è la presa di posizione di Gianluca  Gridelli, sindacalista del sindacato degli infermieri Nursing Up per l'area Romagna. Gridelli, più che un nuovo ospedale, chiede un nuovo modello di sanità: “Forse molti, anche gli addetti ai lavori, sottovalutano il dato, allarmante, sulle percentuali sempre più in aumento sul tema dell’invecchiamento  e delle cronicità. Le proiezioni della stessa Ausl Romagna ci dicono che gli ultra 65 nel 2013 erano il 23% della popolazione della Romagna, con una aumento del 7,5% entro il 2020 e del 22,7%  entro il 2030. Insomma  un territorio  Romagnolo pieno di anziani afflitti da patologie croniche che giornalmente, purtroppo,  riempiranno le sale di attesa del vari pronto soccorso e non ci sarà nuovo o vecchio ospedale in grado di dare risposte a queste persone che infatti si ripresentano più volte in ospedale sino a ricovero che si ripete più volte all’anno”.

Per Gridelli “i modelli di cura restano gli stessi da sempre, ovvero basati sul paradigma “dell’attesa” dell’evento acuto.  ecco quindi che l’ospedale diventa sinonimo di cura centrato sulla figura “medicocentrica” (sanità d’attesa)  basata sulle attività specialistiche guidate dai sintomi e  focalizzandosi sulla terapia sintomatologica mentre abbiamo bisogno di un approccio di tipo “proattivo” con una “sanità di iniziativa” basata, intanto sul territorio se non addirittura il domicilio dell’utente, sulla centralità della persona, sulle cure primarie puntando sulla prevenzione e sui bisogni della comunità”.
 
“Edificare un ospedale nuovo con apparecchiature avveniristiche e personale, purtroppo sempre scarso, altamente qualificato non porterà ad una riduzione delle liste d’attesa al pronto soccorso perché non è dal pronto soccorso che bisogna dare risposte al cittadino,   se non nell’ evento acuto,  ma sono i servizi territoriali che avranno una influenza strategica sulla riorganizzazione della rete dei servizi della Ausl Romagna”.

“Le degenze territoriali di prossimità a gestione infermieristica (ospedali di comunità) sono uno degli ambiti in cui si esprime l’infermieristica di famiglia/comunità e rientrano negli obiettivi che il Ministero della salute ha identificato per l'utilizzo appropriato della rete ospedaliera e per il potenziamento delle cure primarie. Sono strutture a vocazione multifunzionale operative nelle 24 ore e destinate a trattare persone affette da patologie cronico-degenerative in fase non acuta, tendenzialmente stabilizzate, e con esigenze diversificate. Sulle Case della Salute inscindibile alla connessione al ridisegno della funzione ospedaliera è quello della medicina del territorio mirato a potenziare la capacità di risposta dell’assistenza primaria con ulteriore sviluppo delle Case della Salute che dovranno inserirsi nel percorso del paziente cronico, fragile, complesso “prima” e “dopo” la fase di degenza ospedaliera ( ospedale per acuti e postacuti) e territoriale (ospedale di comunità): “prima, con la presa in carico di pazienti cronici secondo i principi della sanità di iniziativa e con l’obiettivo di evitare ricoveri per la riacutizzazione delle patologie; “dopo” con la presa in cura sanitaria e sociale dei pazienti che vengono dimessi. Le CdS vanno concepite come sedi che si fanno carico dei bisogni di quella parte di comunità di riferimento.

“L'infermieristica di famiglia/comunità è una modalità di approccio di tipo olistico finalizzata all’assistenza della persona inserita nel suo ambiente di vita. Consiste in forme di assistenza e di supporto erogate nella comunità. Ha come obiettivo la realizzazione di un servizio di assistenza volto a persone, famiglie e comunità durante tutto il continuum assistenziale. L’infermieristica di famiglia/comunità si struttura in un modello teorico-pratico che ripensa il sistema dei servizi a livello delle comunità locali e propone un nuovo modo di progettarli ed attivarli, intendendoli come reti integrate di intervento che si basano sull’incontro creativo e collaborativo fra soggetti primari (famiglie, gruppi, associazioni,) e servizi organizzati (sia pubblici che privati) mediante relazioni di reciprocità sinergica. Sull'assistenza infermieristica domiciliare, perché non estenderla nelle 24 ore e 7 giorni su 7 rimodulando il personale infermieristico?  fa parte da tempo dell'assistenza programmata a domicilio (livello distrettuale individuato dai livelli essenziali di assistenza). Il sistema per gli interventi e i servizi domiciliari si ispira al modello della domiciliarizzazione delle prestazioni e dei processi, intendendo per domicilio il normale ambiente di vita della persona, sia essa la propria abitazione, sia una struttura comunitaria, casa di riposo o casa protetta a residenzialità permanente. La continuità assistenziale che il sistema garantisce, si basa sulla condivisione degli obiettivi, delle responsabilità e sulla complementarietà delle risorse necessarie per il raggiungimento dei risultati dì salute”.

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