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Cronaca Longiano

Madre protesta per riabbracciare il figlio; la comunità: "Porte aperte"

La disperazione di una madre che chiede di rivedere più spesso il figlio. Si tratta di un ragazzo di 39 anni che, dopo un guaio con la giustizia risalente al 2008, doveva scontare una pena di due anni nell'ospedale psichiatrico giudiziario (opg)

La disperazione di una madre che chiede di rivedere più spesso il figlio. Si tratta di un ragazzo di 39 anni che, dopo un guaio con la giustizia risalente al 2008, doveva scontare una pena di due anni nell'ospedale psichiatrico giudiziario (opg). Dopo un periodo trascorso nella struttura di Reggio Emilia, la persona in questione è stata spostata presso l'Oasi di Longiano. Si tratta di una comunità e non è difficile ipotizzare che l'ambiente sia più accogliente rispetto l'opg.

Ma la madre del ragazzo è un fiume in piena di critiche. «Mio figlio non può uscire quando vuole, ma solo due ore al giorno e lo posso vedere solo la domenica». L'avvocato Giuseppina Mariani, che segue la causa, ha fatto ricorso al giudice delle esecuzioni per avere un trattamento meno restrittivo all'Oasi o il trasferimento in un luogo più attinente alla sentenza che, a detta del legale «ha tolto la pericolosità sociale al ragazzo permettendogli di uscire dall'ospedale». Ma al momento la donna, dovendo aspettare una nuova sentenza, ha deciso di protestare.

Si è incatenata i polsi e si è messa un cartello attorno al collo in cui chiede giustizia per il proprio figlio e contesta il medico che avrebbe ritenuto opportuna la permanenza del ragazzo in comunità. «Mio figlio non è schizofrenico, a casa ho una perizia di un luminare che attesta che è “solo” depresso. Perché tenerlo dentro allora? Non ha mica ammazzato nessuno». La comunità Oasi non ha mostrato alcun problema nel fornire una risposta alle critiche della donna.

«Si tratta di una persona in stato di libertà vigilata - commentano dalla comunità – le nostre porte sono aperte, non segreghiamo nessuno. Noi teniamo fede a quanto disposto dal magistrato e al rispetto delle regole della nostra comunità. Chi è da noi può andarsene, ma in questo caso viola quanto disposto dal magistrato. Il periodo di permanenza stabilito dall'autorità giudiziaria non è concluso, ma lo sarà a breve. In quell'occasione sarà possibile valutare se è opportuno revocare la pericolosità sociale o meno».

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