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Cronaca

La storia di Cristina Golinucci diventa spettacolo teatrale

Messo in scena da Giacomo Garaffoni la vicenda della ragazza scomparsa nel nulla dal convento dei Cappuccini di Cesena 28 anni fa

Il titolo dice tutto: "Voglio solo le ossa" e per chi ha seguito la storia di Cristina Golinucci, scomparsa nel nulla dal convento dei Cappuccini di Cesena 28 anni fa, e che il 25 gennaio, compirebbe 49 anni, sa già di cosa si parla. Si parla di quello che Marisa Degli Angeli, mamma di Cristina, dopo aver perso le speranze di riabbracciare sua figlia, ha sempre chiesto con forza e determinazione per poter avere almeno un posto dove andare a piangerla. Ora quel "Voglio solo le ossa" diventerà uno spettacolo teatrale messo in scena da Giacomo Garaffoni, giovane autore e regista cesenate. Il 23 gennaio Garaffoni è stato invitato dall'assessore alla cultura Carlo Verona in municipio per presentare al forum donne città di Cesena lo spettacolo che, come ha spiegato l'autore, verrà preparato in maniera pubblica e di volta in volta si confronterà con associazioni, mondo della cultura, del diritto, dell’assistenza psicologica o dell’attivismo per il femminile.

"Alla base della decisione di affrontare la scomparsa di Cristina con gli strumenti del teatro e dell’arte  - ha spiegato il regista, sostenuto dall'associazione cesenate We Reading e dall'amministrazione - c’è la necessità di lanciare uno sguardo al completo smarrimento d’identità a cui ogni persona scomparsa viene sottoposta. Cristina svanisce, e la perdiamo tutti, completamente, sostituita da dolore, indagini, teorie e da una dimensione pubblica che spesso tende a sostituire completamente la persona che abbiamo perso, davvero, come comunità. Quel giorno di settembre del 1992 abbiamo perso una di noi. Per questo scelgo di non scrivere un lavoro d’indagine, una narrazione dei fatti, ma di mostrare Cristina, adulta come la sarebbe oggi, non come se fosse ancora in vita, ma smarrita fragile, come se aspettasse anche lei, con noi, di sapere cosa sia stato di lei.

La scelta autorale di un punto di vista così insolito e drammatico mi ha spinto ad andare a fondo nello studio della storia di Cristina, ma inevitabilmente anche a confrontarmi coi temi della violenza di genere e del femminicidio (ricordiamo, soltanto a Cesena, sette casi di femminicidio tra il 2010 e il 2015). Non sappiamo cosa sia successo 27 anni fa, ma l’ombra della violenza emerge continuamente. Per questo 'Voglio soltanto le ossa' si pone l’obiettivo e si prende la responsabilità di affrontare il proprio percorso produttivo all’interno della comunità che lo ha generato. Ho quindi deciso di aprire ogni passo della produzione a momenti di incontro, dialogo e apertura al pubblico. Eventi con ospiti del mondo del teatro, dell’arte, del diritto, dell’assistenza psicologica, dell’attivismo per il femminile; situazioni che portino uno sguardo diverso al modo di trattare il tema, rinunciando a salire in cattedra e cercando di creare vere e proprie esperienze, che possano muovere il sentimento di una comunità, che possano mostrare il ruolo di arte e cultura rispetto all’universo oscuro dei rapporti spezzati e della violenza sulle donne.”

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