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Cronaca

La storia del fotoreporter cesenate, un libro sui suoi trent'anni al seguito del Tour

“Mio padre mi ha tramandato la passione – afferma Stefano Sirotti, fotoreporter associato a Confartigianato – e porto avanti l'azienda paterna"

“Trent'anni in tour” è il libro che il fotoreporter cesenate Stefano Sirotti ha pressoché completato sulla storia dei suoi Giri di Francia che ha seguito in tre decadi, fin da quando adolescente affiancava il padre Emanuele, scomparso nel 2015 a 77 anni.

“Mio padre mi ha tramandato la passione – afferma Stefano Sirotti, fotoreporter associato a Confartigianato – e porto avanti l'azienda paterna. Approfittando del periodo del lockdown che mi ha costretto all’immobilità, ho scritto il libro che unisce agli scatti effettuati in trent'anni, anche interviste e ritratti campioni del ciclismo o di personaggi che hanno caratterizzato il Tour de France. Dopo essermi diplomato ragioniere, ho affiancato stabilmente mio padre e da anni mi dedico a tempo pieno a fare il reporter delle corse ciclistiche internazionali, disseminate lungo tutto l'anno e nelle più ampe location dalla Australia con il Tour Down Under alla Cina.  L'ultima gara l'ho seguita il 3 marzo in Belgio e l’attività riprenderà il primo sabato d'agosto con la corsa delle strade bianche a Siena. Seguiranno poi il Giro d’Italia che quest’anno è stato fissato da 2 al 25 ottobre in concomitanza con le classiche del Nord e con la Vuelta spagnola, in svolgimento dal 20 ottobre all’8 novembre. Lo precederà il Tour de France, che si correrà dal 29 agosto al 20 settembre, giorno di inizio dei Mondiali che si concluderanno il 27 settembre; un calendario fittissimo e ricco di sovrapposizioni per completare entro la fine dell’anno il ricco palinsesto”.

Il libro verrà stampato da Kriss Editore di Alessandro Freschi ed avrà la prestigiosa prefazione del direttore generale del Tour de France, Christian Prudhomme. “Si tratta di un grande onore, per me, poter inserire nel libro le sue parole. Il Tour è parte integrante della mia vita, ho seguito i tour ininterrottamente per tanti anni in auto e moto e le foto più care a livello sentimentale - prosegue Sirotti - sono quelle dei primi anni Novanta, da Hindurain a Chiappucci e al grande Pantani, che ho cercato di immortalare nel pieno dello sforzo agonistico in particolare nelle mitiche vette delle Alpi francesi. Ogni foto, tuttavia, ha la sua genesi e la sua storia. L’atmosfera del Tour è unica, epica e le foto non immortalano solo i campioni protagonisti, ma intendono cogliere anche l’irripetibilità di quei momenti. Gli anni scorsi ho anche ricevuto la medaglia di riconoscimento del Tour de France riservata a chi accumula più di venti frequentazioni continuate al Giro di Francia, anche nel ricordo del babbo Emanuele. Ora siamo a quota trenta ed è in mio possesso un bagaglio molto guarnito di personaggi, storie, situazioni: insomma, c'era materia per unire foto e testi in un libro. Quando hai la fortuna di ergerti al Cassé Desert del Col d’Isoard con le due targhe sono fissate sulla roccia alla gloria di Louison Bobet e di Fausto Coppi, ti senti parte integrante della storia e dell'epopea del Tour”.

“In queste esperienze - conclude Sirotti - è stato molto importante il rapporto con i miei piloti, gli altri fotografi, che sono i miei compagni di strada. Quest’anno col covid-19 ho interrotto il circus tradizionale del ciclismo di prima fascia che mi porta fino a ottobre, sempre in giro, in moto e in auto, parlando poco e scattandole le foto e inviandole sempre con tempi strettissimi. Alle Olimpiadi di Rio de Janeiro sono stato fotografo ufficialmente accreditato, dopo una prima esperienza nelle gare dei cinque cerchi, ma non con l’accredito ufficiale, a  Londra 2012. L’anno prossimo, che speriamo sia quello della ritrovata normalità con la piena ripartenza,  non mancherò alle Olimpiadi di Tokyo, rinviate al 2021”.

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