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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

La Fipe-Confcommercio: "Che senso ha la chiusura del Cocoricò?"

"Che senso ha la chiusura la chiusura del Cocoricò, la discoteca di Riccione che riaprirà a novembre - tra quattro mesi, a stagione sepolta - fatta chiudere dopo la morte di un sedicenne per un'overdose di ecstasy"

“Che senso ha la chiusura la chiusura del Cocoricò, la discoteca di Riccione che riaprirà a novembre - tra quattro mesi, a stagione sepolta - fatta chiudere dopo la morte di un sedicenne per un'overdose di ecstasy, il 19 luglio scorso? Dopo le polemiche successive a questo provvedimento, con le tesi favorevoli e contrarie che si sono scontrare sui media, ora che la disputa col tempo decanta, giova una riflessione a bocce ferme, prima di tutto da cittadino e in second'ordine da presidente della categoria dei pubblici esercizi cesenati”: è la presa di posizione di Angelo Malossi, presidente Fipe Confcommercio pubblici esercizi cesenati.

Per Malossi “che utilità ha chiudere una singola discoteca, visto che la droga purtroppo circola dovunque, non solo nelle discoteche, ma anche per strada o in spiaggia? Quante cose dovremmo chiudere allora? Qualcuno ha detto: è come se al prossimo incidente stradale chiudessimo l' autostrada del Sole. I pubblici esercizi del divertimento e dello svago, le discoteche non sono in un luogo di perdizione e di morte e per i gestori pillole, sballo, droga, trasgressioni sono un pericolo e una disgrazia: per ragioni morali ed etiche, innanzitutto, perché siamo tutti padri di famiglia o comunque adulti responsabili, ma anche per motivi più utilitaristici: perché l'aberrazione dello sballo provoca guai e pessima reputazione nei luoghi in cui avviene”.

“Ma il problema dello sballo, delle dipendenze, della ricerca di un divertimento malato e suicida dei nostri ragazzi nasce altrove ed ha motivazioni etiche, culturali e sociologiche: interpella le famiglie, le agenzie educative, le scuole stesse, l'universo sfaccettato del nostro mondo giovanile. Ecco allora che chiudendo una discoteca si lancia un segnale sbagliato, si attribuisce una responsabilità, che è generale e di sistema, semplicemente al luogo in cui è avvenuta la tragedia. Troppo facile, fermo restando il dolore e lo strazio infinito per la tragedia. I gestori di pubblici esercizi e di locali del divertimento sono prima di tutto persone, con dei valori, e poi dei professionisti. Non si vuole difendere a spada tratta la categoria, perché tutti possiamo fare meglio e crescere in zelo, ma il problema dello sballo, del mix letale di pillole e alcool va affrontato prima di tutto alla radice, come spia di un disagio esistenziale profondo, e in secondo luogo con provvedimenti anche a danno dei minorenni sorpresi a consumare alcool e droghe, oltre di chi glieli fornisce”.

“Detto questo, i locali notturni non sono e non devono essere angoli bui fuori dall’occhio della legge: devono avere dotazioni di sicurezza e vie di fuga, rispettare norme sugli accessi e la somministrazione di alcolici. Il Comune di riferimento e apposite commissioni verificano il rispetto delle norme, e lo fanno con la collaborazione dei gestori. I provvedimenti recentemente proposti dal Ministro, che ha annunciato una stretta sulle chiusure dei locali inadempienti, andranno integrati sempre di più con norme attive di prevenzione che includono appuntamenti formativi, strumenti e anche modalità diverse di fruizione dei locali”.

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