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Cronaca

Milioni di euro sottratti al Cesena: per Campedelli l'accusa è di associazione a delinquere

Attraverso la predisposizione di falsi contratti per fornitura di servizi, realizzazione di lavori e prestazioni di consulenze gli indagati avrebbero depauperato le casse della società

Riciclaggio, frode fiscale, associazione per delinquere finalizzata all’appropriazione indebita, simulazione di reato e falso in bilancio, queste sono tutte le accuse formulate dagli investigatori della Compagnia della Guardia di Finanza di Cesena che, su diretta delega del Procuratore della Repubblica di Forlì, Sergio Sottani, hanno portato al termine l’inchiesta sulla precedente gestione del Cesena Calcio, che ha visto coinvolti, tra gli altri, Igor Campedelli, presidente pro tempore della “Ac Cesena calcio S.p.A”. e Potito Trovato, imprenditore del settore alberghiero ed edile che opera sul territorio locale.

UNA MOLE ENORME DI DOCUMENTI - L’ingente mole di documentazione sequestrata nell’aprile del 2014 presso la sede del Cesena, le sedi di numerose società riconducibili direttamente ed indirettamente a Campedelli e a Trovato, presso alcuni studi di commercialisti ed una società fiduciaria milanese, è stata attentamente analizzata dalle Fiamme Gialle che hanno scandagliato oltre mille faldoni di documenti relativi agli apparati contabili di 25 società. Sono stati eseguiti accertamenti bancari su oltre cento rapporti bancari, riconducibili alle società e ai loro legali rappresentanti, parte dei quali ottenuti, anche grazie una rogatoria internazionale con la Repubblica di San Marino.

INDAGATO ANCHE LUGARESI - Nel gruppo dei 7 indagati risulta esserci, in posizione molto secondaria, anche l'attuale presidente Giorgio Lugaresi. Per lui, tuttavia, l'unica accusa è quella di dichiarazione fraudolenta per il tramite di fatture false, avendo firmato - e non potendosi sottrarre dal farlo - nel marzo 2014 la dichiarazione fiscale della società relativa all'anno precedente e quindi contenente operazioni concretamente eseguite da Campedelli. Pertanto, specificano fonti interne alla Finanza, a Lugaresi non vengono contestati i reati più gravi, vale a dire l'associazione a delinquere, il riciclaggio e la frode fiscale, e la sua iscrizione tra gli indagati è un mero atto dovuto. 

In un comunicato del Cesena emesso solo nel tardo pomeriggio si replica ufficialmente che "pur non avendo ricevuta alcuna contestazione ufficiale, il Presidente, nella convinzione di fare luce sulla propria posizione e con piena fiducia nell’operato degli inquirenti, si dichiara del tutto estraneo alle attività contestate dalla Procura della Repubblica di Forlì, riconducibili alla precedente gestione societaria, già oggetto di esposto all’autorità giudiziaria da parte dello stesso Giorgio Lugaresi".

IL RAGGIRO - Per gli inquirenti, sostanzialmente, attraverso la predisposizione di falsi contratti per fornitura di servizi, realizzazione di lavori e prestazioni di consulenze - tutti contabilmente giustificati da fatture per operazioni inesistenti per oltre 7 milioni di euro - gli indagati hanno depauperato le casse della società sportiva al fine di appropriarsi delle illecite risorse provenienti dalla frode fiscale, creandosi, altresì, un Importante ed illecito sgravio fiscale a fine anno.

L’attività investigativa ha consentito di individuare un accordo tra il presidente pro tempore della società calcistica, quattro imprenditori e due commercialisti cesenati i quali, a vario titolo, secondo le accuse abusando delle proprie specifiche posizioni “di fiducia” nonché - in alcuni casi - dei più alti incarichi dirigenziali all’interno del club calcistico, hanno posto in essere una serie di raggiri contabili ed amministrativi attraverso la predisposizione e l’utilizzo di documenti falsi finalizzati a procurarsi indebiti risparmi d’imposta ed alla creazione di “fondi neri” a discapito delle casse del Cesena.

Sempre secondo quanto ipotizzato dalla Guardia di Finanza, il ruolo dell’imprenditore edile coinvolto nella vicenda era anche quello di riciclare il denaro proveniente dalla frode - pari a circa 2,5 milioni di euro - attraverso l’interposizione di sue società e propri conti correnti, per impedire la riconducibilità dei proventi del reato.

COME GIRAVA IL DENARO - Attraverso le indagini finanziarie ed a seguito della specifica attività internazionale con la Repubblica di San Marino, sono state, infatti, ricostruite numerose operazioni bancarie, che hanno consentito di “seguire” il denaro che sarebbe uscito dalle casse della società calcistica per finire nei conti correnti personali nazionali e sammarinesi del presidente pro tempore, ovvero nelle casse delle società immobiliari a lui riconducibili, dopo essere transitato all’interno di conti correnti riconducibili a varie società di Trovato.

COINVOLTO ANCHE IL'EX DIRETTORE GENERALE - Ruolo diverso, invece, è stato attribuito al commercialista e direttore generale dell’ A.C. Cesena S.p.A., Luca Mancini, che dopo aver procurato finanziamenti di svariati milioni di euro alla stessa società sportiva - da parte di un investitore - avrebbe raggirato i soci e gli altri dirigenti procurandosi, attraverso la compiacenza del consapevole presidente, onerosi contratti afferenti a prestazioni professionali mai eseguite che venivano regolarmente pagati nonostante la gravosa situazione finanziaria della società che, all’epoca dei fatti, era fortemente esposta con banche e fornitori e doveva all’erario oltre 10 milioni di euro di IVA. Addirittura i pagamenti di tali prestazioni li realizzava direttamente lo stesso consulente fiscale che era l’unico abilitato ad operare sui conti correnti bancari intestati al Cesena e che contenevano i fondi provenienti dal finanziatore. In quest’operazione, il professionista secondo quanto ipotizza la Procura della Repubblica èriuscito ad appropriarsi di oltre un milione di euro.

LA COMPRAVENDITA DI NAGATOMO - Gli investigatori delle Fiamme Gialle hanno, infine, ipotizzato anche il reato di falso in bilancio correlato a plusvalenze generate dalla compravendita di calciatori di serie A, il più famoso dei quali, il giapponese Yuto Nagatomo, comprato dal Cesena Calcio e dopo poco ceduto all’Inter. In particolare, il valore dei giocatori, in alcuni casi, sarebbe stato artificiosamente sopravvalutato al fine di ridurre sensibilmente le perdite di esercizio, circostanza sanzionabile dal  sefreto lefislativo 231/2001.

EVASIONE FISCALE - L’indagine svolta, ed i conseguenti dati bancari e contabili analizzati, aprirà ora la strada alle Fiamme Gialle ad una serie di controlli fiscali finalizzati all’accertamento dei danni provocati all’Erario, sotto forma di omesso pagamento delle imposte dirette e indirette, reso possibile grazie ai numerosi artifici contabili realizzati e dall’incredibile volume di fatture per operazioni inesistenti emesse ed utilizzate dalle varie società coinvolte nella vicenda penale (per un totale di oltre 11 milioni di euro).

LA LEGA B -  "E' opportuno sottolineare che il 'caso Cesena' rappresenta un'inchiesta tutta rivolta al passato, nei confronti di una gestione dissennata, denunciata dalla nuova proprieta'". Sono le parole del presidente della Lega B, Andrea Abodi sulla societa' romagnola. "Una societa', quella attuale - continua Abodi - composta da soci di qualita', perbene e guidata da Giorgio Lugaresi, che in questi due anni ha finanziato il club, abbattuto il debito e costruito un progetto sportivo sano".

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