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Cronaca

Giornata della salute femminile, nuove tecniche per "salvare il seno e la vita"

Colpire il bersaglio con la massima precisione possibile, salvaguardando i tessuti e gli organi sani intorno al fulcro costituito dalla malattia: ecco l’obiettivo delle più avanzate tecniche di intervento contro il tumore

Colpire il bersaglio con la massima precisione possibile, salvaguardando i tessuti e gli organi sani intorno al fulcro costituito dalla malattia: ecco l’obiettivo delle più avanzate tecniche di intervento contro il tumore. È il caso della tecnica Arthe, su cui l’associazione Perledonne, in occasione della Giornata nazionale dedicata alla salute delle donne che si celebra sabato, ha chiamato a relazionare il professor Giovanni Paganelli, direttore del Dipartimento Alte Tecnologie dell’IRST-IRCCS di Meldola. L'evento è in programma alle 11 nella sala convegni della Cassa di Risparmio, in corso Garibaldi.

Il professor Paganelli, uno dei più brillanti ricercatori della comunità medico scientifica attuale, studioso ed esperto della medicina nucleare, braccio destro di Umberto Veronesi all’Istituto europeo dei tumori di Milano, è colui che ha messo a punto le tecniche di identificazione del linfonodo sentinella per i tumori del seno, scoperta che gli ha fruttato prestigiosi riconoscimenti medico-scientifici oltreché la gratitudine di tante donne che, pur colpite dal male, hanno potuto accelerare degenza e recupero.

È una tecnica sperimentale per il trattamento del tumore del seno anche la tecnica Arthe, che verrà illustrata nella conferenze di sabato. Si tratta di un sistema d’intervento nei confronti dei tumori mammari che non si riescono ad individuare col contatto. “Ad oggi - spiega il professor Paganelli - l'approccio terapeutico a questo tipo di neoplasia, che rappresenta il 30% delle lesioni mammarie tumorali complessive, è quello classico dell'intervento chirurgico e radioterapico complementare. Questo rappresenta sicuramente un iter efficace, che tuttavia possiede effetti collaterali, sia da un punto di vista fisico che emotivo. Per questo abbiamo deciso di studiare l'efficacia di una tecnica sperimentale volta ad evitare l'intervento chirurgico”. Come? “In caso di tumore non palpabile - continua Paganelli - si estrae un piccolo pezzo di neoplasia e lo si studia per capire la natura. Nel piccolo buco che si produce, proprio nelle cellule malate, si introduce una sostanza chiamata avidina. Dopo pochi minuti si inietta in vena la biotina, una semplice vitamina che trasformiamo in laboratorio in una sostanza debolmente radioattiva. È la natura che unisce queste sostanze in maniera così tenace tanto che ogni molecola di avidina può legare in sede in quattro molecole di biotina. Le radiazioni iniziano così in modo mirato la loro azione di distruzione delle cellule malate".

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