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Cronaca

Costanza Miriano ospite della diocesi, l'Udi: "Vuole la donna sottomessa"

Lamenta Alice Libera Melandri del Gruppo UDI di Forlì: “Sono consapevole che l'invito da parte della Diocesi cesenate le sia stato rivolto anche perché allineata con il raggruppamento delle 'Sentinelle in piedi'"

L'ultimo appuntamento per i “Dialoghi con la città” promossi dalla Diocesi si accompagna alla polemica, sollevata dal movimento femminile UDI (l'Unione donne italiane). Giovedì, con inizio alle 21, sarà a Cesena, nell’aula Magna della Facoltà di Psicologia, la giornalista e scrittrice Costanza Miriano. “Famiglia capovolta” è l’argomento della serata. La giornalista di Rai Vaticano, blogger, collaboratrice de “La Croce” è più conosciuta come autrice del libro “Sposati e sii sottomessa”.


 

Un titolo che già altrove ha attirato gli strali dei movimenti femminili. Lamenta Alice Libera Melandri del Gruppo UDI di Forlì: “Sono consapevole che l'invito da parte della Diocesi cesenate le sia stato rivolto anche e soprattutto in quanto fervente cattolica, attualmente allineata con il raggruppamento delle 'Sentinelle in piedi', ma non posso far finta di non sapere che buona parte del suo successo Le derivi proprio dal libro”.


 

Quindi la critica al testo dato alle stampe: “In Spagna, il libro ha suscitato grandi polemiche ed è stato, anzi, grazie soprattutto al clamore ivi scatenatosi che in Italia il libro è salito alla ribalta ed agli onori della cronaca, godendo di un inaspettato successo e di una seconda edizione. In Italia però, come di consueto, non siamo abbastanza attenti o critici per cogliere quanto in Spagna è invece apparso lampante, al punto da spingere alcuni a richiedere il ritiro del volume dalle librerie, ma soprattutto da portare alcune esponenti del Partito Popolare (decisamente cattolico e conservatore) a manifestare apertamente il proprio dissenso nei confronti del libro stesso. Infatti -come giustamente scriveva Andrea De Benedetti nel dicembre 2013 su Donnaeuropa: “in un paese [la Spagna, nda] che ha maturato, ben prima dell’Italia, la dolorosa consapevolezza del dramma della violenza di genere, il pamphlet è suonato fin dal titolo quasi come un’istigazione a delinquere, come un richiamo colpevolizzante a quell’antica e 'virtuosa' omertà femminile al riparo della quale, nei secoli, gli uomini hanno potuto disporre del corpo e della vita delle donne come fossero di loro esclusiva pertinenza”. A mio parere, la scelta di un tale titolo (che non è stata fatta a caso) è particolarmente offensiva e preoccupante, prima ancora dei contenuti esposti o delle idee di cui la Miriano si è fatta portavoce”.


 

Ed ancora: “L'autrice (che sottomessa di certo non è) sostiene infatti in diverse interviste di non farne una questione di parità tra uomo e donna (o “di chi lava i piatti in casa” come si esprime lei) quanto piuttosto di voler dare voce a quelle donne che vogliono tornare a “fare spazio” (agli uomini?) e che “preferirebbero essere a casa a preparare la merenda ai loro bambini (piuttosto che in ufficio alle 5 del pomeriggio)”. La motivazione profonda che, a quanto emerge scorrendo il libro, giustificherebbe queste scelte (che se fatte a livello personale ed individuale non possono essere sindacate) è che uomo e donna sono “irreparabilmente diversi”: l'uomo infatti deve “incarnare la guida, la regola, l’autorevolezza” mentre “la donna deve uscire dalla logica dell’emancipazione e riabbracciare con gioia il ruolo dell’accoglienza e del servizio”, perché “troppe donne (...) non hanno capito il segreto dell’accoglienza e poi della sottomissione, dell’obbedienza come atto di generosità”.


 

Conclude Milandri: “Il problema quindi, dal mio punto di vista, non è tanto che l'autrice ci propini un ritorno - cattolico e per nulla nuovo - della donna a fare la mamma e ad accudire la famiglia, quanto il fatto che - fra le righe o esplicitamente - ella delinei una definizione di ruoli in cui uomo e donna dovrebbero necessariamente riconoscersi. Qui sta il tasto dolente ma anche – evidentemente il legame che si è stretto con le 'Sentinelle in piedi' e con tutta la campagna comunicativa in atto contro un'ipotetica 'ideologia gender' che si starebbe insinuando nelle nostre vite. Tralasciando però questo ultimo punto, mi limiterò a guardare la cosa da un punto di vista emancipazionista e femminista. La pari dignità, che pure la Miriano dice di non intaccare minimamente, non può essere garantita nel momento in cui si viene incasellati in ruoli predefiniti e quanto mai stereotipi. Così buttiamo nel secchio anni di riflessione teorica (non solo femminista), in cui si è cercato di rivendicare pari valore e pari diritti, a prescindere dalle differenze, e in cui si è cercato di portare avanti un discorso di pari opportunità, proprio perché non ci fosse più un 'secondo sesso' che doveva 'farsi uomo' per poter godere degli stessi diritti”.


 

“Di colpo veniamo riportati ad una dimensione nella quale il fatto che uomo e donna siano diversi non significa più semplicemente che non sono uguali ma stabilisce un primato: uomo e donna sono irreparabilmente diversi, quindi sposati e sottomettiti! Questo è quello che il titolo suggerisce e che, comunque, al di là delle intenzioni dichiarate dall'autrice, può derivare ad un lettore/lettrice, che non è nella testa di lei e che non ha la sua esperienza di vita di donna libera e realizzata. Ciò detto, il dialogo che la città di Cesena dovrebbe avere con la donna e giornalista Costanza Miriano dovrebbe essere una richiesta di confronto critico con quanto da lei scritto”.

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