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Cronaca

Cultura ai raggi x: "La nostra biblioteca deve tornare a fare cultura"

Tutti i relatori hanno sottolineato che manca un nesso logico per gli interventi sul tessuto culturale, museale e artistico

La sezione cesenate di Italia Nostra a convegno venerdì sul tema “La qualità della cultura a Cesena, Recupero e conservazione dei monumenti”. All'incontro, come ospite tra il pubblico, ha partecipato l'assessore alla cultura e turismo del comune Christian Castorri. Tutti i relatori hanno sottolineato che manca un nesso logico per gli interventi sul tessuto culturale, museale e artistico, sembra quasi che l'amministrazione su questi aspetti navighi a vista. Spesso si è ripetuto il concetto di "interventi a pioggia, senza costruire qualcosa di concreto, ma tamponando le varie falle che via via emergono in un bacino culturale e storico vasto come quello di Cesena".

Particolarmente critico l'intervento del professor Claudio Riva sulla nuova Biblioteca Malatestiana, Memoria del Mondo, dove ravvisa sempre più un decadimento del suo valore storico e di produttrice di cultura a scapito di una sua progressiva deriva verso un contenitore generico e in particolare “social” dove all'interno si trova di tutto tranne il valore mondiale di un pilastro del sapere.

"La nostra biblioteca deve tornare a fare cultura, altro che quell'aspetto ibrido che è ora. Manca un'organizzazione in grado di tutelarla e di far si che fioriscano attività parallele - ha evidenziato Riva -. Si sente molto la mancanza di un direttore unico che possa dare un proprio indirizzo alla malatestiana che al momento sembra una branca dell'assessorato alla cultura". Non di meno il successivo oratore, l'architetto Giampiero Teodorani, ha rincarato la dose, evidenziando la carenza di una città di centomila abitanti con un passato che si perde nella notte dei tempi, di non avere un proprio museo unico in cui chi viene possa vedere tutte le vestigia del passato.

“Non si fa altro che parlare - ha continuato Teodorani -  di un unico centro museale ed in realtà ne abbiamo tanti che a volte non sappiamo neanche di avere e che difficilmente sono aperti al pubblico oppure, come per il museo Fracassi, una volta prenotati si riceve la chiave per entrare che poi va restituita. Adesso  un po' tutti, e senza cognizione di causa, parlano di un museo per lo scultore Ilario Fioravanti e allora, aggiungo,  perchè no un museo per il pittore Sughi o i tanti altri artisti cesenati scomparsi. Si deve prendere esempio dalle città scozzesi dove ciascuna ha il suo museo e chi entra, turista, abitante, studente ha sotto gli occhi il passato della comunità”.

L'intervento dell'architetto Pino Montalti, invece, ha spostato l'argomento sull'anno 2019 quando cadrà il cinquecentesimo anno della morte di Leonardo Da Vinci. "Cesena è una città Leonardiana - dice Montalti - con tante tracce e contributi del grande costruttore che noi troviamo nella Rocca Malatestiana come i rastelli o i contributi legati alla cinta fortificata. Questa ormai ha subito qualche intervento di restauro circa venti anni fa e oggi si presenta fortemente in degrado. Non si può certo dire che esaltiamo il grande genio di Leonardo, la città e le sue mure richiedono grande attenzione e corposi interventi". Dopo l'intervento di Pier Paolo Magalotti sullo stato ormai in abbandono totale del villaggio minerario di Formignano, i lavori sono stati conclusi dall'avvocato Andrea Sirotti Gaudenzi, che ha sottolineato come la memoria della storia di Cesena è un grande valore culturale che appartiene a tutti e proprio per questo necessità di cura ed attenzione. 

Piero Pasini

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