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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Cesenatico

Cesenatico, i locali fanno fronte comune: "Pronti al confronto, rivedere l'ordinanza"

"Quest’ordinanza va a ledere la libertà del cittadino e mette in difficoltà gli esercizi pubblici come i nostri, che sono mirati a creare aggregazione"

Tempi duri per Cesenatico ed i suoi abitanti: dopo la rissa consumatasi sabato sera, arriva l’ordinanza che mette in difficoltà diversi locali della città. Il sindaco Gozzoli ha infatti firmato per il divieto di asporto e consumo di tutte le bevande dalle 21 alle 7. Non ci stanno i titolari di pub, bar e birrerie, che con questa nuova regola rischiano di cessare la propria attività. Andrea Gozdek, proprietario di “Beerstop”, precisa a CesenaToday un punto in particolare di questa nuova ordinanza: “Un cittadino non può consumare una bevanda alcolica sul suolo pubblico. Vuol dire che anche se l’ha acquistata prima, non può farlo. Quest’ordinanza va a ledere la libertà del cittadino e mette in difficoltà gli esercizi pubblici come i nostri, che sono mirati a creare aggregazione. Va ad aggiungere un carico al nostro lavoro per un altro motivo: è stata firmata ed è entrata in vigore il giorno stesso, senza comunicazione né informazione, mettendo a noi il dovere di dover spiegare ai cittadini come si devono comportare. Noi stiamo lavorando da esercenti con le mani legate, da poliziotti e sceriffi”. 

Filippo Chiarucci, titolare del pub “Bodeguilla”, sottolinea come a far rispettare le regole non debbano essere quelli come lui: “Io non sono uno sceriffo e non ho la libertà ed il potere di poter decidere sulle persone, a fronte di una mancanza di controllo all’inizio di questa ripartenza, riapertura della attività di somministrazione. Sembra che tutto sia stato fatto passare come tolleranza quando in realtà, più che noi esercenti, erano da istruire i cittadini, i nostri clienti. Ci vedono da anni nel nostro locale, quando tu gli chiedi il metro di distanza questi ti prendono sottobraccio e ti dicono ‘Filo, andiamo a farci un Camparino insieme al banco’. Noi non siamo nessuno, se non è una divisa o un organo del comune ad intervenire, noi non possiamo fare niente, perché non abbiamo il potere di farlo. Da parte mia e dei miei amici e colleghi non è il modo di lavorare, noi siamo abituati ad altro, siamo in Romagna…”. Prende le parti del Takeaway69, situato proprio in Piazza Andrea Costa, Alessandro Cola, che fa emergere un’ulteriore problematica: “Questo è il mio locale (mostra un’immagine dello spazio davanti al suo negozio, ndr), ho 4 mq disponibili davanti, praticamente quattro sedute… vorrei capire come posso lavorare dopo le 21 con quest’ordinanza. Ho un dipendente al momento, devo pagare l’affitto, voglio capire come possa starci dentro coi costi. In riferimento alla Piazza, quei ragazzi accoltellati non c’entrano niente con Cesenatico. Io sono lì da sedici anni, non ho mai visto una roba del genere. Il problema non è il vetro o queste ordinanze, ma la gente che non c’entra niente in Piazza”.

I titolari dei locali hanno poi preparato una lettera per il Comune, per esprimere la preoccupazione del momento, all’inizio di una stagione che già partiva in salita a causa delle restrizioni causate dalla pandemia: “Probabilmente spinti, oltre che dal rischio contagio Covid 19, dalla preoccupazione per i fatti avvenuti in piazza Carducci (risse ed accoltellamenti) sabato u.s., sono state prese decisioni che riteniamo oltremodo eccessive e penalizzanti per le nostre attività commerciali. In un anno in cui la stagione turistica si presenta già fortemente compressa a causa delle nuove norme e della forzata chiusura dei mesi precedenti, nel momento in cui ci troviamo in fase di recessione del virus  (sono stati chiusi i reparti Covid, i casi di contagio pochi e sporadici, le guarigioni in aumento), non si comprende come dalle ore 21 (praticamente ora di cena in località marina) non sia possibile ad un turista o a un residente, fermarsi a bere un cocktail o una birra in compagnia se non al tavolo e non in vetro, poiché è fatti divieto di asporto ed il bere in piedi nell'immediato esterno del locale è considerato asporto, né comprare bevande in altre attività commerciali.  Comprendiamo, naturalmente, l'attenzione alla salute pubblica ma riteniamo altresì, nello specifico, che le misure da voi adottate siano lesive della libertà individuale e deleterie per la miriade di piccoli esercizi e locali che costituiscono lo scheletro dell'attività turistica/commerciale di Cesenatico”.

Nel proseguo della lettera poi, una critica sulla gestione di una “lodevole iniziativa” proposta dal Comune: “Vorremmo qui aprire un altro dolente capitolo su posizioni che giudichiamo gravi da parte di un ente, il Comune, che è tenuto a tutelare da soprusi ogni suo cittadino. Ci riferiamo alla vostra precedente ordinanza con la quale avete dato facoltà, ove possibile, di usufruire di ulteriore suolo pubblico, oltre quello già in uso, per il posizionamento allargato di tavoli e sedute allargate garantendo così al meglio il distanziamento sociale. Lodevole iniziativa, peccato però abbiate delegato tale iniziativa al "buon cuore"  dei proprietari delle attività adiacenti, per cui senza giusto motivo, il vicino che vende costumi, p.es, può impedire al bar la posa di tavoli, benché nel rispetto elementare delle regole sociali di buona convivenza. Ora, è evidente che se il Comune ritiene, previo accertamento delle autorità preposte al controllo, che ci siano le condizioni per cui un'attività possa allargare i propri spazi non è né giusto né legale che un cittadino (che peraltro ha solo da guadagnare da un maggiore ordine) possa permettersi di decidere su un suolo pubblico che non usa, per cui non paga e su cui non ha potere decisionale ledendo la vicina attività. La invitiamo, signor sindaco, o chi per lei nello specifico, ad assumersi le responsabilità che spettano al Comune e non al privato, che può essere mosso dalle più meschine ragioni personali.  Decisioni così importanti, soprattutto in un anno già così difficile, non possono essere lasciate in balia dello schiribizzo di qualunque cittadino ledendo libertà e diritti di altri, giocando allo scaricabarile”.

Infine un’ultima sollecitazione alla revisione dell’ordinanza, che potrebbe davvero compromettere più di un’attività: “È grande la preoccupazione per il proseguo di questa stagione balneare, se i bar non possono somministrare bevande (se non a condizioni impraticabili) e le attività commerciali venderle. Vi invitiamo a rivedere questa ordinanza tanto penalizzante, molti bar e piccole attività sono destinate alla chiusura a tali condizioni. Auspichiamo che le s.v. prendano decisioni ragionevoli tese alla tutela della salute pubblica ma anche a quella economica di una cittadina, come Cesenatico, vocata al turismo che costituisce la principale fonte di attività.  Pronti ad un serio e proficuo confronto”.

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