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Cronaca

"Plusvalenze fittizie e affari a vantaggio degli amministratori", ecco cosa c'è nei bilanci del Cesena

Plusvalenze fittizie o gonfiate nella compravendita di giocatori, operazioni immobiliari che hanno generato pesanti perdite, diminuzioni fraudolente dell'attivo della società: è quanto trovato dalla Finanza

Plusvalenze fittizie o gonfiate nella compravendita di giocatori, operazioni immobiliari che hanno generato pesanti perdite, diminuzioni fraudolente dell'attivo della società: è quanto la Guardia di Finanza di Cesena avrebbe rinvenuto in un'inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica di Forlì lo scorso febbraio e che ha passato al setaccio i bilanci degli ultimi anni dell'AC Cesena Spa, la società del Cesena Calcio.

Bilanci analizzati da tre enti

Insomma, nonostante la coincidenza temporale tra la richiesta di fallimento avanzata dalla Procura  e il diniego dell'Agenzia dell'Entrate alla proposta di transazione fiscale, i due iter procedevano in modo autonomo, seppure intrecciati. La Procura, col procuratore reggente Filippo Santangelo e la pm Francesca Rago, già da mesi stava lavorando sui bilanci ed è soprattutto all'interno di questo lavoro che il 19 giugno scorso si è risolta a chiedere il fallimento dell'AC Cesena Spa. Sullo stesso dossier, infine, era al lavoro anche la Covisoc, la Commissione di Vigilanza delle società di calcio istituita all'interno della FIGC. Quest'ultima ha effettuato un'ispezione nella sede di corso Sozzi lo scorso 23 marzo, controllando così anche gli ultimi mesi della gestione finanziaria. Procura, Erario e Covisoc, nelle rispettive competenze, sono tutte giunte praticamente allo stesso duro giudizio, e cioè che i conti del Cesena Calcio non sono più sostenibili. E' d'altra parte un concetto comunicato anche dalla proposta di ristrutturazione del debito con l'Agenzia delle Entrate da parte degli amministratori della società, quella bocciata lo scorso martedì. In essa si mette nero su bianco che  “l'alternativa alla transazione fiscale è l'insuccesso dell'intero piano e il conseguente fallimento della società”. Lo stesso ragionamento era stato sostanzialmente espresso in un'esternazione su Facebook del presidente Giorgio Lugaresi, pochi giorni prima del “no” dell'agenzia fiscale.

I debiti

La Procura della Repubblica indica - fermandosi ai conti della società della fine del 2016 - in 71,9 milioni i debiti del Cesena Calcio, con un calcolo del debito con l'Erario di 29,4 milioni alla stessa data. Ma la stima più aggiornata fino a maggio scorso, quindi circa un anno e mezzo dopo, fa lievitare il debito con lo Stato fino a 40,3 milioni. Nell'ultimo bilancio la continuità viene giustificata con la prospettiva di un' imponente campagna di trasferimenti di giocatori per portare risorse finanziarie fresche nella stagione 2016/17. Ed è qui che l'occhio delle Fiamme Gialle si focalizza su strane plusvalenze iscritte al bilancio. Senza di queste il Cesena avrebbe dovuto dichiarare nell'ultimo bilancio perdite per circa 4 milioni, secondo i procuratori. 

Le plusvalenze

Per analizzare le plusvalenze, la Procura nomina anche un consulente che inizia a valutare i valori di un fitto scambio di giocatori tra Cesena e Chievo Verona. Nel 2015 tre giocatori del valore di mercato di 25-75mila euro l'uno vengono trasferiti o acquisiti con valori messi a bilancio di 2 milioni di euro l'uno, con una plusvalenza totale di quasi 4 milioni. Stessa cosa nel 2016: qui ci sono in ballo 7 giocatori, il cui valore di mercato viene addirittura stabilito dal consulente della Procura in zero euro in tre casi e 25-50mila euro negli altri. Eppure in questa girandola di acquisizioni e trasferimenti vengono mobilitati 12 milioni di euro di cui 5 milioni di plusvalenze. In un caso un giocatore straniero non risulta neppure censito nella piattaforma 'Transfer market', ma non solo: non compare neppure in nessuna fonte aperta per riuscire un minimo a ricostruire la sua carriera: per la Procura il suo valore è zero, nel bilancio invece vale 1,8 milioni di euro. I numeri, però, quelli tornano. Conclude l'analisi della Finanza e del consulente: “Le operazioni appaiono regolate in modo da bilanciare, nell'arco di due anni, i flussi finanziari di entrate e di uscite delle due società calcistiche”. Le plusvalenze vengono bacchettate anche dall'Agenzia dell'Entrate, in quanto avrebbero incrementato il debito Iva nei confronti dello Stato.

Operazioni immobiliari 

Ma non solo: la Procura parla anche di “diminuzione fraudolenta dell'attivo da parte dell'imprenditore”. Secondo la ricostruzione degli investigatori, in altre parole milioni di euro sarebbero usciti dalle casse del Cesena, già in difficoltà, per acquisire una società immobiliare di proprietà di Lugaresi e di altri soci. Si tratta della  “Eurocostruzioni 2001 Spa”, acquisita dall' AC Cesena Spa il 16 luglio 2014 con un investimento di 2.750.000 euro da parte del Cesena e ceduta da diversi titolari della cooperativa che controlla il Cesena Calcio, vale a dire la Cesena & Co. Società Cooperativa. Nell'operazione i precedenti proprietari della società immobiliare avrebbero guadagnato nelle stime della Guardia di Finanza, 2,3 milioni di euro. Il Cesena, per altro, per effettuare quest'operazione si sarebbe accollata anche interessi passivi per 927mila euro. Pochi mesi dopo l'acquisto, però, il valore del'Eurocostruzioni 2001 viene svalutato di circa un milione di euro. “L'acquisizione della partecipazione ha drenato una significativa liquidità, di circa 3,4 milioni di euro, in un periodo (2014) di già conclamata difficoltà finanziaria del Cesena Calcio. La liquidità è stata convogliata in buona parte a favore di soggetti già amministratori del Cesena Calcio, i quali dagli elementi disponibili appaiono essere gli unici ad aver tratto vantaggio dall'operazione, a detrimento delle società amministrata”, indica la relazione.

L'Agenzia delle Entrate non si fida

L'Agenzia delle Entrate, nella sua analisi parallela, bolla quest'operazione immobiliare “di dubbia utilità e opportunità”. Anche questo va a sostanziare un parere negativo, dove pesa pure la “carenza di attestazione della veridicità dei dati aziendali”. All'Erario l'AC Cesena propone un taglio netto del 50% del suo debito fiscale di 40 milioni, pagando il resto in 20 anni con una polizza fideiussoria da rilasciare solo dopo il quinto anno. Il “no” arriva perché nel piano di ristrutturazione del debito proprio il maggiore creditore, vale a dire l'Agenzia stessa, è risultato essere il meno garantito, con le maggiori dilazioni e senza maxi-rata iniziale, e scarse fideiussioni. In sostanza, conclude l'Agenzia delle Entrate “negli ultimi 5 anni la società si è autofinanziata mediante l'omesso versamento dell'Iva”.

La sede di corso Sozzi

Critiche da parte dell'Agenzia delle Entrate anche nell'operazione immobiliare del 2012, in epoca pre-Lugaresi, in cui venne acquistata l'attuale sede di corso Sozzi. L'immobile venne comprato dalla società Opera Srl per 2,1 milioni di euro. Oggi, sei anni dopo, è stato valutato dai periti dell'Agenzia delle Entrate di un valore di 745mila euro. 

La Covisoc: "Tardiva la ristrutturazione del debito"

Come è noto, i bilanci sono stati analizzati dalla Covisoc che parla di “stato di gravissima tensione finanziaria”. Nella sua richiesta di attivare la procedura di segnalazione della situazione alla giustizia ordinaria, la commissione di vigilanza della Figc rileva che “si ha motivo di ritenere che quella caratterizzante la società sia una situazione di natura emergenziale e di intrinseca pericolosità”. Ed ancora: “Indipendentemente dalla crisi finanziaria occorre apprezzare come sia stato appurato che la società ha realizzato operazioni di compravendita reciproca di atleti. Non è irragionevole presumere che tali operazioni possono aver influito in maniera irrituale sulla consistenza patrimoniale della società”. Sempre la Covisoc pone dubbi sulla capacità del Cesena Calcio di generare futuri redditi e ricorda che pure i revisori dei conti hanno ritenuto di astenersi dal giudizio sull'andamento dei conti. E sulla procedura di ristrutturazione del debito su cui il Cesena Calcio fino all'ultimo ha confidato? “Avrebbe dovuto essere intrapresa in epoca precedente, sia per evitare l'aggravamento della difficoltà finanziaria, che è sfociato in uno stato di crisi, sia per evitare il rischio di azioni dei creditori”, è il giudizio conclusivo della Covisoc.

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